domenica 25 settembre 2011

Lo schiaffo del "sergente"

Ruvido, dai modi spicci, ma con un grande cuore. Ma anche - ricorda il suo ex giocatore Giancarlo Tacchi - "Due mani che sembravano incudini". 
E conoscenze tecnico-tattiche di tutto rispetto. Era fatto così Domenico "Tom" Rosati (San Benedetto del Tronto, 31 marzo 1929 – Francavilla al Mare, agosto 1985), indimenticato allenatore marchigiano che sulla riviera adriatica ha scritto pagine importanti a cavallo fra gli anni Settanta e gli Ottanta. Classico rappresentante della categoria "Sergenti di ferro", Rosati da calciatore è un buon centromediano. Comincia nella Cuprense, poi passa dall'Inter e dal Casale e così via attraverso Sangiorgese, Fabriano, Sambenedettese (con cui conquista la prima storica promozione in B della storia rossoblù) e Chieti.
Diventa allenatore ed è tuttora il tecnico che vanta il maggior numero di promozioni dalla C alla B (sei in tutto: due col Pescara, una con Salernitana, Palermo, Casertana e Taranto) e un discreto numero di risultati storici a livello locale (Chieti 2° in C negli anni Sessanta, Taranto alla fase finale di Coppa Italia nel 1978, Pescara dalla D alla B in due anni quando la C era una serie sola a tre gironi). Solo la serie A gli riesce indigesta (4 partite in tutto a Cesena nel 1976-77) ma forse la sua personalità diretta e i suoi modi "ruspanti" erano più adatti all'agonismo della serie B e della C.
Dopo la parentesi col Cesena (a novembre 1976 viene chiamato dal presidente Dino Manuzzi a sostituire Marcello Neri, ma dopo sole 4 partite, e 4 sconfitte con Samp, Juve, Napoli e Verona, viene riavvicendato dal suo predecessore. Il Cesena finirà ultimo), Rosati riparte dalla B con il Taranto, che guida alla migliore annata della sua storia. Oltre alla fase finale di Coppa Italia, i pugliesi per un ampio scorcio di stagione rincorrono la promozione in A. Il sogno si spezza tragicamente per la morte in un incidente stradale del centravanti Erasmo Jacovone, cui sarà intitolato lo stadio.
Dopo un anno in C1 con la Salernitana, Rosati torna in B nel 1979-80 sostituendo Cesare Maldini sulla panchina del Parma. La squadra retrocede ma lui resta in panchina anche nella stagione successiva. Nell'estate 1982 torna al Pescara: è subito promozione in B, e nel 1983-84 arriva la salvezza insieme a uno degli episodi più noti della sua carriera. Rosati vara quell'anno un modulo 4-3-3. Maurizio Rossi è il portiere, davanti a lui Secondini e Cotroneo sono i terzini, Cerone lo stopper, Polenta il libero. In mezzo Roselli, D'Alessandro e Caputi, davanti Tovalieri o Rebonato al centro e Tacchi e Cozzella sulle ali. Proprio Vittorio Cozzella, 23enne esterno offensivo di grande estro, è una delle speranze biancazzurre. Il giocatore però fatica a tenere a freno i nervi e il 2 ottobre, durante Pescara-Como 2-0 innesca una rissa stendendo con un cazzotto un avversario in area.
Scoppia un parapiglia e Cozzella viene espulso. I compagni e il massaggiatore lo accompagnano fuori cercando di calmarlo, ma quando gli passa davanti Rosati lo affronta e gli rifila uno schiaffo che, ricordano i presenti, "si sentì rimbombare in tutto lo stadio". Potete vedere la scenetta qui.
A fine stagione, il Pescara chiuderà 12°. Cozzella con 32 presenze e 9 reti firmerà la sua miglior annata in assoluto in cadetteria. A distanza di anni, ricorderà pubblicamente l'episodio nel corso di un'intervista, ammettendo che "prendere certi schiaffi quando si è giovani aiuta a crescere sani". Una bella frase, anche perchè Tom Rosati nel frattempo era morto. Lasciato il Pescara al termine della stagione, approda al Palermo, in serie C1. Mentre guida i rosanero si manifestano i primi sintomi di una neoplasia che lo porterà alla morte nel mese di agosto. Fa a tempo a lasciare con una promozione, restando in panchina fino all'ultimo e conducendo i rosanero al ritorno in B.

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