Sono proprio curioso di vedere se in Champions', contro il Trabzonspor, cambierà modulo, come si sente dire. Magari potrebbe succedere: in fondo Gian Piero Gasperini (Grugliasco, 26 gennaio 1958) ha in mano l'occasione della sua vita: per 53 anni (o forse meglio dire per 18, tanti quanti ne sono passati dalla sua ultima partita da giocatore, con la maglia della Vis Pesaro) aveva sognato di guidare una squadra da scudetto, e l'Inter, almeno a livello teorico, lo è. Senza dimenticare che la sua ultima esperienza da allenatore, sulla panchina del Genoa, si è conclusa con un esonero, per cui sarebbe bene non rischiarne un secondo.
Gasperini è unanimemente considerato un tecnico molto preparato, ma la sua avventura alla guida dell'Inter non è cominciata bene: a Palermo è stato surclassato tatticamente da un debuttante della panchina, Devis Mangia (che peraltro, lo dico con cognizione di causa visto che ha lavorato anche in provincia, è molto molto bravo). In tanti lo aspettavano col fucile spianato, e il suo 3-4-3 è finito immediatamente sul banco degli imputati: "modulo inadatto a una grande squadra", "sistema di gioco superato", "la difesa a tre impone meccanismi difficili da mandare a memoria e basta un piccolo errore per esporla alla mercè degli attaccanti", tanto per citare i commenti di tre colleghi più famosi e certo più capaci di me.
Dopo aver guardato e riguardato Palermo-Inter (ognuno ha le sue perversioni. Non sono nemmeno interista), però, mi viene il dubbio che tutto questo accanimento sul modulo sia un falso problema.
Tanto per cominciare, la prima considerazione che mi viene di fare è che la storia dei meccanismi della difesa a tre sia una simpatica semplificazione pensata per riempire qualche riga più che per dare una spiegazione. Non si capisce, altrimenti, perchè la difesa a tre del Napoli, invece, lo scorso anno abbia funzionato per un campionato intero. Semmai, forse, sarebbe più intelligente parlare di 'fase difensiva' nel suo complesso, una fase che, evidentemente, non è prioritaria nel credo tattico di Gasperini, visto che nel 2009-10 (l'ultima sua stagione intera da allenatore) il suo Genoa in 38 partite aveva subito 61 gol.
Ma era il Genoa, e qui parliamo di Inter. Si presume, trattandosi di una delle società più importanti d'Europa, che chi ha deciso di affidare la panchina a Gasperini sapesse che tecnico stava scegliendo e quali fossero sia le sue caratteristiche tattiche che quelle caratteriali (per inciso, passa per essere un soggetto poco incline ai compromessi). Sulla base di questa premessa, non pare proprio che la società abbia lavorato in maniera funzionale sul mercato.
Tanto per cominciare, la rosa a disposizione di Gasperini non sembra tecnicamente all'altezza di quella che aveva il suo predecessore: rispetto a Leonardo, ci sono un Eto'o e un Pandev in meno, compensati (?) da un Forlan e uno Zarate in più. Milito, Stankovic, Lucio, Zanetti, Cordoba, tutti ultratrentenni, hanno un anno in più; Chivu, Maicon e Cambiasso hanno valicato la trentina; Julio Cesar (i cui 32 anni sarebbero un dato anagrafico relativo, visto che si parla di un portiere) pare abbia qualche problemino con la bilancia.
Gasperini probabilmente a Palermo ha fatto qualche errore, e forse anche più di qualche: tenere Schneijder, Pazzini e Ranocchia in panchina, proporre Zanetti come terzo centrale e Zarate in fascia non sono stati proprio dei colpi di genio.
Ma Zanetti da centrale è stato forse il meno peggio di tutto il reparto, e Zarate, autore di una prestazione irritante, è uscito con la squadra in vantaggio 1-0. E allora?
Se il problema fosse il modulo, non ci sarebbe da stracciarsi le vesti: si allarga Zanetti in fascia, si arretra di venti metri Nagatomo, si sposta Zarate in panchina con Sneijder riportato alle spalle di Forlan e Milito coppia d'attacco e con gli stessi uomini di Palermo come per magia compare una squadra vincente. Se però queste affermazioni fossero vere, e a Gasperini bastasse spostare i cerchietti sulla lavagnetta per quadrare le cose, poichè questo non è stato fatto dovremmo parlare di lui non come di un fine tattico ma come di un esemplare beota. Forse i problemi sono altri.
Azzardo una rudimentale analisi: non c'è filtro davanti alla difesa. Chiave della partita è stata la partenza fortissima (quasi suicida) del Palermo, che ha giocato 20 minuti su ritmi altissimi, senza trovare la via del gol, ma stroncando sul fiato i due interni messi a protezione della difesa: Stankovic (33 anni) e Cambiasso (31); soprattutto il secondo, è andato così fuori giri che a un certo punto è stato necessario sostituirlo. Il ritmo forsennato ha fatto leva sul punto debole dell'Inter, il fattore anagrafico. Mi sembra di ricordare che, in sede di mercato, Gasperini avesse chiesto un mediano. L'Inter ha preso Kucka, ma per la prossima stagione. In questa, Gasperini deve arrangiarsi, e la sensazione è che per far quadrare i conti non basterà l'abiura del suo modulo preferito: magari con un altro modulo potrà anche battere il Trabzonspor (mica il Real Madrid), ma prima o poi gli scompensi torneranno a farsi sentire.
Ma nel frattempo bruciamo sul rogo l'eretico 3-4-3: vediamo se basta per scacciare le streghe.
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