Il Cda del Milan prima di Berlusconi. Da sinistra: Rivera, Farina, Lo Verde, Nardi |
Incredulità in sala, e anche sgomento. Nessuno capisce perchè il Presidente (che dopo la partita col Waregem aveva manifestato l'intenzione di restare sulla tolda di comando ancora per molto tempo) lo abbia fatto.
Farina, in un'intervista rilasciata all'organo ufficiale della società, "Forza Milan", aggiunge qualcosa in più, ma senza chiarire eccessivamente, anche se ci sono due frasi che colpiscono: "Ho solo detto che mi dimetto, ma poichè sono stato eletto dall'Assemblea, ufficialmente presenterò le mie dimissioni nel corso dell'assemblea dei soci dell'8 gennaio". E poi, alla domanda: "quale potrà essere la nuova soluzione per la presidenza?", risponde secco: "Il Presidente ideale per il Milan è il Padreterno".
L'incertezza è estrema, e le cose peggiorano ulteriormente il giorno dopo: dalla Federcalcio viene inviata a Farina, e per copia al Presidente del Consiglio Sindacale, Arces, una lettera nella quale vengono rilevati scoperti bancari non autorizzati e notizie poco rassicuranti sulle società satelliti e collegate al Milan (ISMIL, Milan Promotion, Vice Sport, Milan Service).
Emergono intanto alcuni retroscena: sul "Corriere della Sera" si scrive che a convincere Farina a dimettersi sarebbe stata una telefonata di Gianni Rivera (suo vice) in cui il golden boy anticipava l'intenzione di non approvare il bilancio.
Giovedì 19 e venerdì 20 appare sulla scena Silvio Berlusconi. Con la consueta grazia.
Il 19 Fininvest emette un comunicato ufficiale: "Il gruppo Fininvest, di cui è presidente Silvio Berlusconi, dichiara la sua disponibilità ad esaminare la possibilità di un intervento a livello di capitale nella società A.C.Milan. Questa possibilità si manifesta oggi a seguito delle intenzioni di disimpegno pubblicamente manifestate dall'attuale presidente Farina".
Farina, subito dopo le dimissioni, invita i giornalisti al ristorante per spiegare la sua versione dei fatti |
Ma quanto vale il Milan? Farina fa le cose per bene: convoca in sede Rivera e i consiglieri Cardillo e Ramaccioni e chiede loro una stima personale. Ramaccioni spara alto: 75 miliardi; Rivera e Cardillo concordano su 50.
Ma nel pomeriggio, avviene qualcosa di clamoroso.
L'altro vicepresidente, Gianni Nardi, si presenta nel pomeriggio in Tribunale e chiede e ottiene il sequestro delle azioni di Farina.
Poi fa inviare all'Ansa un comunicato: "Il vicepresidente del Milan Gianni Nardi ha reso noto di aver ottenuto (...) un sequestro conservativo e giudiziario nei confronti di Giuseppe Farina (...) sulle azioni rappresentanti il 51% del capitale sociale del Milan e sul 52% del capitale della Ismil spa. Tale sequestro ha esclusivo scopo di garantire gli impegni assunti dal dottor Farina e dalle sue società nei confronti del signor Nardi (...)".
Per essere più chiari: Nardi, in un corposo dossier consegnato al Tribunale (23 pagine e 22 allegati) aveva lamentato un credito di 7 miliardi verso Farina, parlando anche di "gestione irregolare" e di "bilanci oscuri". Farina replicherà che lo scopo di Nardi è di impossessarsi della maggioranza azionaria, che lui, sì, aveva debiti con Nardi, ma li avrebbe onorati alla scadenza, il 30 giugno 1986, e che finora aveva tenuto fede agli impegni presi. Nardi controreplica adducendo un mancato pagamento da 300 milioni non corrisposti da Farina al 30 settembre, data di scadenza.
Nel frattempo, Berlusconi e Farina continuano a parlare. Si vocifera addirittura l'ipotesi di Liedholm presidente, che lo stesso svedese liquida con humor ("non è ancora Carnevale"). Il problema è che Berlusconi non ha nessuna intenzione di pagare il Milan 50 miliardi. Titola la "Gazzetta dello Sport" il 7 gennaio: "Farina ha chiesto quasi 50 milioni. Berlusconi scappa".
(2 - continua)
(la prima puntata è stata pubblicata qui)
Nessun commento:
Posta un commento