mercoledì 13 maggio 2015

Alla lavagna - La Juve vola a Berlino

Il 7 novembre 2014, la Juventus, alla prima esperienza col nuovo modulo 4-3-1-2, batteva l'Olympiacos 3-2 rischiando molto, e rimontando da un 1-2 che ne avrebbe sancito l'eliminazione dalla Champions' League già nei gironi preliminari. Sei mesi dopo, il 13 maggio, la squadra di Allegri esce indenne dal Santiago Bernabeu e approda alla finale di Berlino, contro il Barcellona. Chi l'avrebbe mai detto?
Basterebbe questo per dare l'idea della crescita avuta dalla squadra bianconera nel corso degli ultimi mesi. Una crescita fatta di personalità e di autostima, ma anche di un notevole miglioramento complessivo sul piano tecnico.
Ciò detto, pochi avrebbero scommesso, alla vigilia, su un risultato che in effetti tanto scontato non era: il Real Madrid, in casa sua, è sempre una brutta gatta da pelare. Se alla fine i bianconeri ce l'hanno fatta, lo devono anzitutto a una condizione fisica complessivamente superiore agli avversari (che ha permesso di supplire anche alle carenze dinamiche di un Pirlo apparso francamente in disarmo), e poi a una gestione giudiziosa della strategia di gara, senza dimenticare un pizzico di fortuna.

Tridente Real
Analizziamo anzitutto le tattiche di partenza. Ancelotti ha a disposizione Benzema e anche se il francese è al 70% lo manda in campo: troppo importante avere un centravanti di ruolo per ottimizzare il lavoro di Cristiano Ronaldo e Bale, schierati però con compiti differenti. Il portoghese, che non sembra nel miglior momento della sua stagione, gioca sulla sinistra, e ha mansioni di supporto e rifornimento alle punte, più che di inserimento e conclusione. Il gallese invece parte da destra ma taglia in maniera evidente verso il centro per fare di fatto la seconda punta.
Alle spalle del tridente, il trio di centrocampo Isco-Kroos-James Rodriguez ha qualità tecniche indiscutibili, ma il difetto di fare poco filtro. A dare equilibrio ci pensa Kroos, che svolge compiti da regista, ma su di lui Allegri ha studiato una 'gabbia', con Marchisio ad attaccarlo stringendo dalla destra, e Vidal a raddoppiare arretrando in pressing rispetto alla posizione di trequartista.
Il Real Madrid ha costruito le sue occasioni soprattutto sulla destra
sfruttando i cambi di gioco a beneficio di Carvajal
A fare la differenza, nel bene e nel male, per i madrileni, sono i due terzini, Marcelo e Carvajal, schierati entrambi con compiti di spinta, ma distinti fra loro: Marcelo infatti assume una posizione di partenza quasi in linea coi centrocampisti, porta spesso palla e cerca di inserirsi sulla trequarti piegando verso il centro, mentre Carvajal, che parte in linea coi centrali difensivi, segue il binario della fascia e arrivando nella metà campo avversaria in ritardo rispetto al resto dei centrocampisti, è il soggetto ideale da cercare con i cambi di gioco che a lungo sono la vera spina nel fianco della Vecchia Signora.

Juve 'stretta'
Ma perchè la Juve va così in difficoltà sui cambi di fronte del Real? Deriva dalla sua disposizione, molto stretta, così congegnata per non lasciare profondità alla velocità di Cristiano Ronaldo e Bale. Ma stare stretti significa concedere spazio sulle due fasce, spazio che diventa voragine quando, per chiudere Marcelo nelle sue sgroppate, la squadra bianconera 'scivola' sulla sinistra, lasciando grande libertà sul lato opposto all'arrivo "a rimorchio" di Carvajal.
L'altro problema che la Juve si trascinerà per tutto l'incontro è quello di un Tevez generoso, ma incapace di incidere come gli avevamo visto fare altre volte. La ragione può essere cercata nel fatto che, mentre all'andata la sua posizione, dieci metri dietro la prima punta, gli aveva consentito di trovare spazi per partire palla al piede, questa volta finisce col limitarlo, perchè i difensori madrileni gli hanno preso le misure, e soprattutto, il baricentro molto alto del centrocampo del Real fa sì che l'argentino si ritrovi spesso circondato da molti avversari e con pochissimo spazio per portare palla.

Gli episodi
Morata sta per scoccare il tiro dell'1-1
La partita comincia con la Juventus in controllo della situazione, ma il Real muove palla meglio sfruttando l'ampiezza del campo, e quando, intorno al 20°, comincia anche ad alzare il ritmo, la Juve va in difficoltà. Il rigore di Chiellini su James Rodriguez è un classico esempio di eccesso di irruenza, un intervento molto 'alla Chiellini', che però fa cambiare completamente il corso della partita. Dopo il gol di Ronaldo su rigore, la Juventus nei venti minuti finali di primo tempo accusa in maniera evidente il colpo e rischia in diverse occasioni di subire il 2-0. All'intervallo 14 conclusioni del Real, 4 della Juve: è una statistica che rende l'idea.
Giunta al riposo sotto di un solo gol, la Signora si ricompatta nel secondo tempo, con un diverso meccanismo di scalata nelle marcature di centrocampo. I primi dieci minuti sono di sofferenza, poi però un'azione abbastanza estemporanea manda Morata al tiro in piena area di rigore. La conclusione dello spagnolo (in prestito dal Real...) è insieme micidiale e fortunata, con la palla schiacciata a terra che inganna Casillas, non impeccabile.
Solo uno dei 7 tiri di Gareth Bale è finito nello specchio della porta
Il Real si getta di nuovo in avanti col coltello fra i denti,e per dieci minuti scatena l'inferno, ma la Juve regge e nelle fila delle merengues comincia a serpeggiare il nervosismo. Bale si mangia due gol in stile Marco Pacione, e non aiuta certo il morale della truppa. Il Real progressivamente si sfilaccia, perde peso in avanti (Hernandez non è Benzema, e non può fare il perno a centroarea) e la Juventus, che quando ha gli spazi diventa micidiale, ha almeno tre occasioni d'oro per il 2-1, con Marchisio, Morata e Pogba. Dall'altra parte, ci potrebbe stare un secondo rigore per fallo (forse più evidente di quello del primo tempo) di Evra su Chicharito Hernandez. Ma pesando l'andamento del secondo tempo, ad andare più vicini al gol sono stati certamente i bianconeri.

Il problema Pirlo
Juve in finale dopo 12 anni, dunque. E ora non resta che preparare la partita con l'inarrivabile Barcellona. Con due accortezze: la prima, di portare al massimo dell'efficienza Pogba, giocatore potenzialmente decisivo, specie in una partita secca; la seconda, di valutare attentamente le condizioni di Pirlo. Pur poco pressato, il regista ha gettato via una grande quantità di palloni e soprattutto è apparso in chiara difficoltà fisica, nonostante gli fosse stato ritagliato un ruolo poco dispendioso sul piano prettamente atletico. Senza voler discuterne la cifra tecnica, nell'ultima stagione Pirlo ha sempre mostrato in campo più ombre che luci e certi errori, nella finale, si pagano a caro prezzo: una gestione troppo disinvolta del primo passaggio offensivo potrebbe anche mettere in movimento il temutissimo trio Neymar-Messi-Suarez, con conseguenze esiziali.
Non c'è dubbio che il pronostico, già così, sia tutto per il Barcellona. Buffon comunque è certo: "Non andremo a Madrid a fare i turisti", e un po' di credito bisogna darglielo. Anche perché, a lui, a Berlino già una volta era andata piuttosto bene.

Buffon: "Non andremo a Berlino a fare i turisti"

Nessun commento:

Posta un commento