mercoledì 8 ottobre 2014

Ken Baily, 'World's greatest fan'

Il Brasile aveva Cotonete, l'Italia Serafino, l'Inghilterra aveva lui, Kenneth Henry Highett Baily Burnham-on-Sea, 8 agosto 1911; Bournemouth, 10 dicembre 1993). Per tutti Ken, è stato per oltre trent'anni il volto simpatico del tifo britannico.
Personaggio eccentrico, impiegato statale ed ex atleta (in gioventù, da velista, percependo il precipitare degli eventi che avrebbero condotto alla Seconda Guerra Mondiale, aveva veleggiato in solitaria attraverso l'oceano (l'impresa sportiva fu chiamata "Running across the Atlantic") e colto l'occasione per consegnare al presidente degli Stati Uniti d'America una petizione per avvertire del grave pericolo che gravava sull'Europa. 
Praticante assiduo di calcio, squash, golf e hockey, anche da pensionato aveva sempre sempre a tenersi in forma con il pattinaggio su ghiaccio (quattro ore a settimana). Un atleta, ma anche un tipo strano, si diceva, che quando era giovane era famoso per avere più volte attraversato le strade di Bournemouth, la sua città, in bicicletta, mascherato o da Winston Churchill o da Hailè Selassiè. Immagino che ora vi stiate chiedendo cosa potesse spingere un uomo inglese sulla cinquantina a andare in bici vestito da Negus dell'Etiopia. Temo non lo sapremo mai. 
D'altra parte gli aneddoti su di lui si sprecano: nel 1958, mentre faceva jogging in tarda sera con una tenuta fosforescente, fu attaccato da una civetta e finì all'ospedale, inoltre per diversi anni aveva collaborato col Bournemouth Times con il curioso pseudonimo di "Genevieve". Cosa spingesse un uomo inglese sulla cinquantina a firmarsi "Genevieve", temo non lo sapremo mai.
Vita privata? Era sempre rimasto scapolo. Per 56 anni aveva vissuto (fino alla morte di lei) insieme alla madre in un appartamento al centro di Bournemouth; non beveva e non fumava. Le donne? "Mi piacciono. Sono molto belle. Però il mio vero amore è per la mia bandiera e per l'Inghilterra. E i miei unici vizi sono caffè, crema al cioccolato e le paste dolci". 
Negli anni Cinquanta aveva preso a svolgere servizio come mascotte del Bournemouth FC: agghindato con i colori del suo local club intratteneva i bambini ed i più grandi all’interno del Dean Court prima e durante il match, poi intorno alla metà dei Sessanta aveva deciso di fare il grande passo, iniziando a presentarsi a tutte le partite casalinghe della nazionale, le prime volte accede alle gradinate di Wembley come un "normalissimo" tifoso, ma col tempo inizia a divenire un personaggio, la TV gli dedica qualche servizio, i giornali ne parlano, i tifosi si fanno fotografare con lui.
Succede che la FA comincia a pensare a lui come una sorta di portafortuna e a regalargli i biglietti. Non gli negherà mai un ingresso per Wembley, mentre per le trasferte lui non chiederà mai nulla. La sua massima soddisfazione, d'altra parte, era diventata quella di essere invitato negli spogliatoi, o al party post partita, o a "Match of the day", o in altre trasmissioni sportive. Una volta gli fanno anche conoscere il Principe Carlo, che candidamente gli si rivolge così, con umorismo molto inglese: "L'ho già vista alcune volte in televisione, e mi chiedevo in effetti da quale luogo lei fosse scappato...".
Baily in versione Subbuteo (1969)
Diventa talmente un personaggio, che persino il Subbuteo ne riproduce l'immagine, allegandola alle scatole 'deluxe'. Per questo non chiederà mai un solo penny: gli basta l'onore di essere riprodotto come "Il" tifoso per eccellenza in Inghilterra: un ragionamento che stride con i diritti di immagine di oggi.
Nel 1985 l'unica ombra sulla sua onorata "carriera": viene sospettato di reati legati alla pedofilia, ma venne assolto con formula piena. Al processo si difende così: "Qualcuno può aver pensato male di me perchè sono spesso attorniato da ragazzini, ma in realtà io voglio solo dare loro un momento di allegria. E comunque, vostro onore, spero che si arrivi a una sentenza prima di maggio dell'anno prossimo, perchè vorrei seguire la Nazionale in Messico".Fa presenza fissa sugli spalti fino a poco prima dei Mondiali 1990, quando le sue condizioni fisiche iniziano a farsi precarie. L'ultima apparizione pubblica con il suo vestito da John Bull è alle Olimpiadi di Barcellona 1992. 
Morirà nel 1993 di cancro ai polmoni. Nella sua ultima intervista, quando gli chiedono quale sia stato il match più divertente a cui ha assistito, risponde: "Per il calcio non saprei scegliere. Per il rugby però non ho dubbi. Quello del febbraio 1982 con l'Australia". Vale la pena raccontare che nel corso di quella gara, disputata a Twikenham, fu proprio Baily a entrare in campo e "salvare la situazione", convincendo la streaker Erica Roe a lasciarsi coprire dalla sua bandiera inglese. "L'unica volta che l'ho ceduta a qualcun'altro, ma è stato per una buona causa". Gli hanno dedicato un film nel 1991. Se lo trovate su internet, fatemi sapere.

Baily accompagna fuori la streaker Erica Roe - Twikenham, 1982

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