domenica 26 ottobre 2014

I 60 anni del Maradona Greco. Un mito misconosciuto

Giusto approfittare del suo compleanno per dare a Cesare quel che è di Cesare. Anche se in questo caso Cesare si chiama Vasilis "Vasia" Hatzipanagis (Tashkent, URSS, 26 ottobre 1954). 
Poichè è probabile che chi legge non ne abbia mai sentito parlare, per prima cosa invito tutti a guardare questo filmato.
Dopo averlo visto, è più facile capire (senza scandalizzarsi) perchè tuttora viene considerato "Il Maradona Greco", pur essendo nato quasi sei anni prima di El Diego. 
Autentica leggenda nel calcio ellenico (che lo ha eletto nel 2003 miglior giocatore degli ultimi 50 anni), Hatzipanagis è sconosciuto o quasi nel resto del globo calcistico, per colpa soprattutto delle sue peripezie di figlio di esuli e per un contratto capestro che gli impedì di fatto di emigrare nei suoi anni migliori.
Figlio di greci, nasce a Tashkent, in Uzbekistan (ma allora Unione Sovietica) nel 1954. La famiglia si era rifugiata da quelle parti per motivi politici a seguito delle vicende della Guerra Civile Greca (1946-49). Talento cristallino, sin dall'infanzia si segnala per il suo incredibile controllo di palla e la velocità di gambe. Come seconda punta mancina viene notato e tesserato dal Pakhtakor, una squadra di Tashkent, che lo sgrezza e gli fa prendere la cittadinanza sovietica all'età di 17 anni. Un passo indispensabile per farlo debuttare in campionato, ma anche l'atto che di fatto gli rovinerà la carriera. 
Lo chiamano quasi subito nella squadra U19, e da qui viene immediatamente passato alla Nazionale A, con cui disputa nel 1974 disputa alcune gare del torneo di qualificazione alle Olimpiadi (l'Urss poteva schierare la Nazionale in quanto all'epoca il suo campionato era considerato interamente dilettantistico ndr). Il suo debutto con la casacca CCCP è in un 3-0 alla Yugoslavia, in cui segna anche un gol, il terzo. Ne gioca altre tre: due con l'Islanda e una con la Norvegia. Poi però confida a Costantin Beskov, il ct, di avere intenzione di tornare in Grecia, approfittando del doppio passaporto (i sovietici senza doppio passaporto non avevano nessuna possibilità di emigrare). Beskov cerca di dissuaderlo, facendogli notare che in Unione Sovietica, nel suo ruolo, soltanto il mitico Oleg Blokhin, peraltro più vecchio di lui, gli è superiore, e che mentre in URSS potrebbe ambire alle squadre più importanti, "In patria saresti nettamente superiore al livello greco, ma non potresti mai toglierti soddisfazioni a livello europeo". Tutto vero, ma al cuor non si comanda: Hatzipanagis ha fatto la sua scelta di vita e ora cerca squadra. Alla fine sceglie di firmare per l'Iraklis Salonicco, club di medio cabotaggio, che però gli propone un contratto capestro, con clausole che gli impediranno di fatto di cambiare squadra. Hatzipanagis firma, convinto che valgano per due anni. Invece valgono per dieci.
A suo debutto, lo stadio fa segnare il primo di una serie di "tutto esaurito" e grazie alle sue doti l'Iraklis vince subito la Coppa di Grecia, battendo ai rigori l'Olimpiakos in finale (2-2 alla fine dei supplementari. Devo dirvi chi ha segnato le reti dell'Iraklis?). Nel Maggio del 1976 finalmente debutta con la Nazionale Greca in un'amichevole contro la Polonia, dove desta grande ammirazione. Ma l'URSS presenta un esposto alla FIFA: poichè l'Olimpica sovietica è anche la Nazionale A, Hatzipanagis non è eleggibile a giocare per un'altra Nazionale. Calcisticamente non vestirà mai più i colori della Grecia.
L'Iraklis è una piccola squadra: con Hatzipanagis vive gli anni migliori ma comunque non va mai oltre al secondo posto in campionato. Le sue apparizioni in Coppa UEFA nei primi anni Ottanta gli valgono se non altro le attenzioni ammirate di alcuni club europei di altissimo profilo. Fra il 1981 e il 1984 cercano di acquistarlo nell'ordine Arsenal, Porto, Stoccarda e Lazio, ma i tifosi tessalonicesi minacciano di mettere a ferro e fuoco Salonicco se il loro idolo dovesse essere ceduto, e allora l'Iraklis resiste, forte delle clausole capestro, e all'epoca, con il vincolo, il giocatore non può fare nulla per rompere il contratto. 
Resta lì, a dipingere magie nel giardino di casa. Come nel 1982, quando in un campionato segna 7 reti direttamente da calcio d'angolo. O come nel 1985 quando guida l'Iraklis a vincere la Coppa dei Balcani, con un gol da metà campo nella semifinale in Romania.
Si ritira nel 1990, a 36 anni. Ma l'anno dopo, il 26 ottobre, giorno del suo compleanno, l'Iraklis deve giocare in Coppa UEFA contro il Valencia ed è decimato da una epidemia influenzale. I tifosi gli chiedono di rimettere gli scarpini. Li accontenta, e quella diventa di fatto la sua gara d'addio, con uno stadio gremito oltre i limiti della capienza.
"Mi dispiace non aver vestito più volte la maglia della Grecia - dichiara a fine partita - e mi rammarico di non essermi messo alla prova all'estero, in un campionato più impegnativo. Se potessi riportare indietro l'orologio, credo che farei scelte diverse".
Nel 1999, all'età di 45 anni, la Federazione Greca lo accontenta, chiamandolo a vestire la maglia della Nazionale per 20 minuti in una amichevole ufficiale contro il Ghana, col permesso della FIFA. Nonostante l'età, non sfigura, e anzi delizia il pubblico con i soliti numeri. Peccato non averli portati sui palcoscenici principali: ci sarebbero stati sicuramente tutti: il 22 giugno 1984, quando fu invitato a far parte del "Resto del Mondo" per una partita contro i New York Cosmos, giocò al fianco di Keegan, Rocheteau, Kempes, Shilton e Hugo Sanchez, che lo indicarono a fine gara come miglior giocatore della partita.

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