martedì 21 ottobre 2014

Alla lavagna: Altra classe, altro passo, altro pianeta

Roma e Bayern come Italia e Germania. Non solo calcisticamente. Più che due realtà diverse, due mondi paralleli. Se è vero, come ha detto ai giornali Karl-Heinz Rummenigge che "la Roma è la squadra più forte d'Italia in questo momento", siamo messi male. E anche se il vecchio Kalle probabilmente intendeva più che altro dire una cattiveria sulla Juve, che notoriamente detesta, l'affermazione potrebbe pure essere vera.
All'Olimpico il Bayern di Guardiola ha inflitto una durissima lezione di calcio a una Roma impudente e imprudente. I crucchi erano già (di molto) più forti, e bisogna dire che Garcia (che a fine gara ha ammesso le sue colpe) ha facilitato non poco il loro compito andando a giocare a viso aperto una gara dove sarebbe stato meglio chiudersi, aspettare e poi tentare la ventura in contropiede, anche perchè, con due frecce come Iturbe e Gervinho e il piede di Totti a lanciare, anche il contropiede poteva diventare forma d'arte.
Invece, stiamo qui a celebrare una bella rivisitazione del calcio totale: eclettismo olandese, ritmo tedesco (perchè, levatura tecnica a parte, bisogna anche dire che il Bayern ha avuto un'intensità di gioco doppia rispetto alla Roma) e un po' di ricamo alla spagnola, ma onestamente senza troppo esagerare: il Bayern dell'Olimpico è stata una squadra molto verticale: poche pugnette e tanta sostanza, e fraseggi quel tanto che basta a liberare l'uomo, possibilmente partito dalla trequarti per inserirsi in area.

La partita.
Nel calcio ci sono due fasi, e Guardiola interpreta meglio entrambe. In campo va un Bayern molto fluido, dove la disposizione di base (3-1-3-3, con Xabi Alonso play basso) è resa impalpabile dai movimenti degli esterni e dei trequartisti: a sinistra, Bernat scivola a fare il quarto difensore in fase di copertura; a destra, Robben gioca molto largo e prende d'infilata sistematicamente Ashley Cole con tagli verso il centro, dove Yanga Mbiwa e Manolas non possono chiudere perchè, anche se teoricamente in superiorità numerica rispetto al solo Lewandovski, si trovano in realtà sempre presi in mezzo dagli inserimenti, a turno, di Muller e Goetze. I tre trequartisti si aggiungono sulla linea d'attacco arrivando in velocità, e solo dopo una buona mezzora, già sullo 0-4, mister Garcia passa finalmente alle contromisure chiedendo a De Rossi di arretrare di dieci metri. Senza peraltro fermare il tourbillon.
Questo, quando il Bayern ha la palla. Ma quando non ce l'hanno (quasi mai) i tedeschi sono più bravi: sapendo che la Roma si basa principalmente su due fonti di gioco, Pjanic e Totti, Guardiola le inaridisce tutte e due: nella zona di Pjanic, piazza Bernat, che ha molta più gamba, mentre per togliere spazi al capitano chiede a Boateng di alzarsi sistematicamente più avanti rispetto agli altri due centrali, così da accorciare prima ancora che il Pupone sia in possesso palla.
Bastano venti minuti, per archiviare la partita, perchè la Roma non la vede mai. Lo 0-5 del primo tempo è un risultato per molti versi umiliante, e il miglioramento nella ripresa deve anche tener conto di un punteggio ormai nettamente a favore dei tedeschi, che si sono limitati a gestire. Per i giallorossi, che avevano caricato la partita di attese, con l'atteggiamento di chi guardandosi allo specchio come Narciso si vede più bello di quanto non sia e con la spocchia di chi da solo si è convinto di avere le qualità di poter sedere al tavolo dei grandi, è un brutto passo indietro. Risultati come questi possono minare certezze acquisite oppure fare crescere: solo il tempo dirà se si tratta di una brutta sbandata, un'ubriacatura o qualcosa di peggio. E così, mentre De Sanctis (fra i peggiori) potrà finalmente distogliere i suoi pensieri dalla partita con la Juventus per concentrarsi su elementi di maggiore attualità come il suo piazzamento sul gol del 2-0 o la deviazione difettosa sulla rete del 4-0, il pensiero di chi scrive corre al doppio confronto di Champions' fra Juve e Bayern di due stagioni fa. Non era ancora il Bayern di Guardiola, ma era il Bayern che avrebbe vinto tutto. Non ci fu un'imbarcata, ma la netta sensazione che il nostro calcio, con quelli lì, non potesse proprio competere. Purtroppo è la stessa sensazione di impotenza vista questa sera. 

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