martedì 15 luglio 2014

Orfani senza un perchè

Mezza Italia si sente orfana, l'altra metà sperimenta un variegato insieme di sentimenti positivi: c'è chi ridacchia divertito, chi festeggia come se avesse vinto lo scudetto prima ancora di aver iniziato il campionato, chi ostenta indifferenza ma (nemmeno tanto) sotto sotto gode come un riccio. Di sicuro, nella storia spicciola e negli equilibri del nostro campionato, l'inatteso addio di Antonio Conte (Lecce, 31 luglio 1969) alla Juventus apre una fase nuova.
Tutti a chiedersi 'perchè?', ma è una domanda che probabilmente resterà senza risposta abbastanza a lungo. Le ipotesi circolate sono tutte valide, anche se personalmente ritengo che a spingere Conte a rompere gli indugi a ritiro già cominciato sia la convinzione che, nell'attuale situazione di mercato, la Juventus non sarebbe competitiva in Europa e nel contempo non potrebbe migliorare quanto fatto in Italia. Dopo tre primi posti consecutivi lo scudetto è diventato qualcosa da dare quasi per scontato (grave errore, fra parentesi), e fare più punti dell'ultima stagione è impresa francamente impossibile. Come se non bastasse, c'è la questione Vidal sul tappeto. Sul piano matematico-finanziario, l'idea di cederlo davanti a un'offerta di 45-50 milioni da Manchester non è un'eresia, anzi. Ma parliamo dell'elemento a cui Conte teneva di più nel suo scacchiere, al punto da ribadirne diverse volte, esplicitamente, l'importanza per il suo modulo. E in fondo, non sarebbero queste, nella storia di Conte, le prime dimissioni date a stagione praticamente iniziata. Si era già dimesso a Bari, e anche allora c'erano differenti vedute di mercato alla base della rescissione.
Ma i motivi, contano poco. Di incredibile restano la tempistica (non ricordo a memoria una 'grande' che perde il suo allenatore dopo due giorni di ritiro) e direi anche i toni dell'addio, che formalmente sono di estrema cortesia. Sembra che le parti si siano lasciate benissimo. Talmente bene che è difficile crederci. Ma ve lo immaginate voi, come dovrebbe essere stato il colloquio, in base a quello che raccontano le due parti? 
Io ci ho provato, e mi viene una cosa così.
Conte: "Guardi, presidente, ci ho pensato e ho maturato delle valutazioni che mi spingono, dopo due giorni di ritiro, quando quasi tutti i tecnici importanti sono già sistemati in panchina, a rimettere il mio mandato. Le dispiace se mi dimetto?".
Agnelli: "Ma le pare, mister. Ci mancherebbe. I contratti, in fondo, sono pezzi di carta. E poi, se ci impegnamo molto, qualcuno in giro a cui affidare la squadra, lo troviamo. Faccia pure, ci mancherebbe, anzi le auguriamo tutti buona fortuna. Ora però mi raccomando: non perdiamoci di vista... si faccia sentire, ognitanto".
Domanda: dobbiamo crederci?
Dopo che ci saremo dati la risposta, c'è l'ultima domanda, che è poi quella che si stanno ponendo i dirigenti juventini in queste ore. Chi prendere al posto di Conte? Secondo radiomercato, Allegri è in pole, seguito da Mancini. Spalletti, che molti (compreso chi scrive) avrebbero visto bene, è ancora legato allo Zenit da un contratto milionario con annessa penale. Magari farà comodo a entrambi salutarsi tranquillamente, ma non ci giurerei: da quelle parti l'addio è stato burrascoso. Altri nomi circolati sono Guidolin (grande allenatore, ma già sotto stress al pensiero di allenare l'Udinese) e Mihajlovic (che dovrebbe nell'ordine: dimettersi dalla Samp dopo aver rinnovato il contratto un mese fa, incontrarsi con Agnelli e ottenere un contratto migliore di quello che gli aveva assicurato la Samp e poi superare l'acredine dei tifosi che non apprezzano il suo passato da romanista/doriano/laziale/interista.
Da juventino, mi iscrivo sin d'ora alla categoria degli orfani. Conte può piacere o non piacere, può essere simpatico o antipatico (e secondo me è tanto simpatico agli juventini quanto antipatico agli altri semplicemente perchè, anche ora che si è dimesso, continua ad incarnare una forte immagine di juventinità). Di sicuro però ha carisma e capacità. Ha preso una squadra reduce da due settimi posti, sfiduciata, tatticamente confusa dal passaggio di una lunga teoria di tecnici in pochi mesi, e l'ha riportata al vertice guidandola a tre scudetti consecutivi, fra l'altro i primi dopo Calciopoli. Il primo, mi sembra giusto ricordarlo, è stato vinto col bel gioco, e avendo nell'undici titolare De Ceglie, e in rosa Motta, Pazienza, Estigarribia e il fantasma di Eijero Elia. Solo una cosa, da juventino, mi sento di dire a Conte, e non è "Perchè?", ma "Grazie". Sapendo già che non sarà facile rimpiazzarlo.
E per inciso: non mi sembra che Allegri possa essere una soluzione all'altezza.






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