Quella fra il Belgio di Wilmots e la Russia di Capello non
sarà certamente ricordata come la partita più spettacolare del Mondiale: è
stata una gara bloccata, con poche occasioni da rete e poche azioni nelle due
aree di rigore. Tuttavia, tatticamente la partita appare interessante per una
analisi approfondita.
Di fronte, due diversi modi di intendere lo stesso modulo,
un 4-2-3-1 che da parte del Belgio dovrebbe essere un sistema di gioco
prettamente offensivo, fondato soprattutto sulla libera iniziativa dei
trequartisti, e per il tecnico russo è invece un sistema organizzato per la
difesa, con movimenti difensivi tipici di un 4-4-2, a cominciare dai raddoppi
sulle due corsie.
Palesi, sin dai primi minuti, le differenti aspettative dei
due tecnici: Wilmots vorrebbe la vittoria per chiudere il discorso
qualificazione, Capello punta espressamente a un pari, per arrivare a due punti
alla sfida con l'Algeria, ritenuta da lui quella maggiormente alla portata
(verificheremo poi sul campo se il calcolo si rivelerà giusto) e salire così a
quota 5 punti, dove la qualificazione è sicura.
Alla fine, a prevalere è il Belgio, ma occorre dire che il
meccanismo difensivo predisposto da Capello si è rivelato efficace ed è saltato
nel finale solo per un evento che non poteva essere messo nel conto.
SCHIERAMENTI E COMPITI TATTICI
Nel Belgio, Wilmots fa tesoro degli esiti della partita con
l'Algeria e presenta tre cambi: Vermaelen per Vertonghen sull'out di sinistra,
Mertens per Dembele in avanti sulla fascia destra e Fellaini a centrocampo in
luogo di Chadli. Nella Russia invece, in molti avevano pensato all'inserimento
contemporaneo di Kerzhakov e Dzagoev, con spostamento di Kokorin all'ala
sinistra, ma Capello mantiene nei fatti la squadra che aveva pareggiato con la
Corea con due sole varianti: quella del giovane Kanunnikov sull'out di
sinistra, e di Kozlov al posto di Eshchenko nella posizione di terzino destro.
Quest'ultima scelta appare poco più che un avvicendamento di
routine ed è invece una mossa centrale per lo scacchiere tattico.
Il Belgio infatti sull'estrema sinistra ha Hazard, il suo
uomo di maggior classe, che sin dai primi minuti viene completamente portato
fuori dal gioco da Kozlov e dai raddoppi di Samedov.
Sull'altro lato, invece, Kanunnikov e Kombarov provano ad
arginare Mertens, che partirà forte, affievolendosi poco alla volta.
In realtà, anche se certi sperticati complimenti sentiti in
televisione (Sky) alla squadra di Capello paiono del tutto fuori luogo, è
giusto ammettere che tatticamente il tecnico italiano aveva visto giusto:
infatti il Belgio, partito con baricentro molto alto, perde terreno col passare
dei minuti, irretito da una Russia che non pensa granchè alla fase offensiva,
ma in difesa chiude ogni varco. In mezzo al campo, Glushakov e Fayzulin
lentamente alzano il loro baricentro portando con sè la squadra. Il Belgio si
trova le linee di gioco regolarmente ostruite: solo Fellaini, schierato in
mediana ma autorizzato a vagare a tutto campo, riesce di tanto in tanto a
creare la superiorità numerica spostandosi di settore, e facendo leva sulla sua
fisicità, ma la regia di De Bruyn non è sempre lucida e in avanti Lukaku
conferma le difficoltà dell'esordio.
Nella ripresa, Wilmots lo toglie quasi subito affidandosi al
giovane Origi. Sarà nei fatti l'ingresso decisivo, ma per quanto riguarda
l'apporto fornito al gioco, al di là di una maggiore presenza sulla trequarti
ad aiutare lo smistamento offensivo, il nuovo entrato produce poco. L'area di
rigore russa resta quasi sempre vuota, se non sui calci piazzati, e i due
centrali Ignashevitch e Berezutski giocano con esperienza e riescono a limitare
le offensive dei Diavoli Rossi.
Le conclusioni del Belgio |
Le conclusioni della Russia |
Il quadro delle conclusioni è abbastanza chiarificatore: il
Belgio tira pochissimo e soprattutto solo due volte da dentro l'area (il terzo
tiro sarà quello del gol) mentre la Russia arriva a calciare negli ultimi
quindici metri per ben quattro volte, a conferma che non sempre al maggiore
possesso palla corrisponde maggiore pericolosità. I russi, anzi, sembrano in
controllo della partita, forti del loro assetto difensivo che li ha portati a
spendere meno energie, e forse potrebbero pensare di giocare il tutto per tutto
nel quarto d'ora finale, se non che al 65° iniziano i problemi per Capello: Kozlov,
il suo giocatore tatticamente più prezioso, non ce la fa ed esce: entra
Eshchenko e, come si può notare dalla grafica, le cose cambiano: mentre Kozlov
aveva annullato Hazard, riuscendo anche a proporre il proprio contributo in
avanti, il neoentrato
patisce tantissimo i movimenti dell'esterno belga, e solo di rado riesce a ripiegare. La differenza è bel riassunta dai diagrammi sottostanti.
La crescita di Hazard, via via più coinvolto nel gioco della squadra, trova il suo apice nel quarto d'ora finale, quando sulla sinistra salta regolarmente il suo diretto avversario e in pochi minuti costruisce almeno tre limpide azioni fra cui quella del gol. Viene spontaneo chiedersi se con la presenza in campo di Kozlov lo svolgimento della partita sarebbe stato lo stesso: raramente nel calcio un solo duello individuale determina l'esito di un confronto, ma in questo caso, un arcigno marcatore aveva limitato al minimo l'apporto al gioco del miglior giocatore belga, fino a quando non è stato sostituito per cause di forza maggiore.
La crescita di Hazard, via via più coinvolto nel gioco della squadra, trova il suo apice nel quarto d'ora finale, quando sulla sinistra salta regolarmente il suo diretto avversario e in pochi minuti costruisce almeno tre limpide azioni fra cui quella del gol. Viene spontaneo chiedersi se con la presenza in campo di Kozlov lo svolgimento della partita sarebbe stato lo stesso: raramente nel calcio un solo duello individuale determina l'esito di un confronto, ma in questo caso, un arcigno marcatore aveva limitato al minimo l'apporto al gioco del miglior giocatore belga, fino a quando non è stato sostituito per cause di forza maggiore.
La prestazione di Kozlov |
...e quella di Eshchenko |
CONCLUSIONI
Alla fine il gol di Origi (che ha anche il pregio per il Belgio di arrivare
quando ormai non c’è più tempo per recuperare) su assist dello stesso Hazard
decide la partita. Il Belgio nelle sue due esibizioni non ha incantato, ma si è
dimostrato solido e ha fatto 6 punti col minimo sforzo. La squadra è valida, ma
priva di un centravanti all’altezza del palcoscenico e in grado di valorizzare
appieno il modulo (Lukaku non ha le caratteristiche per fare la boa, Origi è
molto giovane e non si può addossargli troppa responsabilità). Probabilmente,
il suo destino è quello di disputare partite agoniche e tirate da qui fino alla
fine del suo Mondiale, ma non sarebbe intelligente prendere le sue difficoltà
come sintomo di debolezza. Per far capire come i “Diavoli Rossi” siano temibili
basta citare una statistica, quella del portiere Courtois: finora 19 partite
con la Nazionale: 13 vittorie e 6 pareggi.
Per la Russia, tutto è appeso a un filo: bisogna battere l’Algeria (e questa
sarebbe impresa fattibile), ma se dovesse passare il turno, bisognerà capire se
questa nazionale può giocare solo nella maniera mostrata fino ad ora (calcio
eminentemente difensivo, che presumibilmente porterà poco lontano) oppure se
Capello avrà la capacità di cambiare qualcosa e di scegliere un assetto tattico
più adatto a sfide ultimative da dentro o fuori: la speculazione può andar bene
in un girone, non con l’eliminazione diretta. L’impressione è che il tecnico
stia lavorando (già da un annetto) a una costruzione di lungo periodo, quella
di una squadra in grado di essere competitiva ai Mondiali 2018, che giocherà in
casa, ma i piani quinquennali, anche nella Russia del passato, non sempre
raggiungevano lo scopo: a trascurare il presente per il futuro, si rischia che
il futuro non arrivi mai.
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