lunedì 23 giugno 2014

Alla lavagna: Belgio-Russia e l'importanza di Kozlov


Quella fra il Belgio di Wilmots e la Russia di Capello non sarà certamente ricordata come la partita più spettacolare del Mondiale: è stata una gara bloccata, con poche occasioni da rete e poche azioni nelle due aree di rigore. Tuttavia, tatticamente la partita appare interessante per una analisi approfondita.
Di fronte, due diversi modi di intendere lo stesso modulo, un 4-2-3-1 che da parte del Belgio dovrebbe essere un sistema di gioco prettamente offensivo, fondato soprattutto sulla libera iniziativa dei trequartisti, e per il tecnico russo è invece un sistema organizzato per la difesa, con movimenti difensivi tipici di un 4-4-2, a cominciare dai raddoppi sulle due corsie.
Palesi, sin dai primi minuti, le differenti aspettative dei due tecnici: Wilmots vorrebbe la vittoria per chiudere il discorso qualificazione, Capello punta espressamente a un pari, per arrivare a due punti alla sfida con l'Algeria, ritenuta da lui quella maggiormente alla portata (verificheremo poi sul campo se il calcolo si rivelerà giusto) e salire così a quota 5 punti, dove la qualificazione è sicura.
Alla fine, a prevalere è il Belgio, ma occorre dire che il meccanismo difensivo predisposto da Capello si è rivelato efficace ed è saltato nel finale solo per un evento che non poteva essere messo nel conto.

SCHIERAMENTI E COMPITI TATTICI
Nel Belgio, Wilmots fa tesoro degli esiti della partita con l'Algeria e presenta tre cambi: Vermaelen per Vertonghen sull'out di sinistra, Mertens per Dembele in avanti sulla fascia destra e Fellaini a centrocampo in luogo di Chadli. Nella Russia invece, in molti avevano pensato all'inserimento contemporaneo di Kerzhakov e Dzagoev, con spostamento di Kokorin all'ala sinistra, ma Capello mantiene nei fatti la squadra che aveva pareggiato con la Corea con due sole varianti: quella del giovane Kanunnikov sull'out di sinistra, e di Kozlov al posto di Eshchenko nella posizione di terzino destro.
Quest'ultima scelta appare poco più che un avvicendamento di routine ed è invece una mossa centrale per lo scacchiere tattico.
Il Belgio infatti sull'estrema sinistra ha Hazard, il suo uomo di maggior classe, che sin dai primi minuti viene completamente portato fuori dal gioco da Kozlov e dai raddoppi di Samedov.
Sull'altro lato, invece, Kanunnikov e Kombarov provano ad arginare Mertens, che partirà forte, affievolendosi poco alla volta.
In realtà, anche se certi sperticati complimenti sentiti in televisione (Sky) alla squadra di Capello paiono del tutto fuori luogo, è giusto ammettere che tatticamente il tecnico italiano aveva visto giusto: infatti il Belgio, partito con baricentro molto alto, perde terreno col passare dei minuti, irretito da una Russia che non pensa granchè alla fase offensiva, ma in difesa chiude ogni varco. In mezzo al campo, Glushakov e Fayzulin lentamente alzano il loro baricentro portando con sè la squadra. Il Belgio si trova le linee di gioco regolarmente ostruite: solo Fellaini, schierato in mediana ma autorizzato a vagare a tutto campo, riesce di tanto in tanto a creare la superiorità numerica spostandosi di settore, e facendo leva sulla sua fisicità, ma la regia di De Bruyn non è sempre lucida e in avanti Lukaku conferma le difficoltà dell'esordio.
Nella ripresa, Wilmots lo toglie quasi subito affidandosi al giovane Origi. Sarà nei fatti l'ingresso decisivo, ma per quanto riguarda l'apporto fornito al gioco, al di là di una maggiore presenza sulla trequarti ad aiutare lo smistamento offensivo, il nuovo entrato produce poco. L'area di rigore russa resta quasi sempre vuota, se non sui calci piazzati, e i due centrali Ignashevitch e Berezutski giocano con esperienza e riescono a limitare le offensive dei Diavoli Rossi.


Le conclusioni del Belgio
Le conclusioni della Russia

Il quadro delle conclusioni è abbastanza chiarificatore: il Belgio tira pochissimo e soprattutto solo due volte da dentro l'area (il terzo tiro sarà quello del gol) mentre la Russia arriva a calciare negli ultimi quindici metri per ben quattro volte, a conferma che non sempre al maggiore possesso palla corrisponde maggiore pericolosità. I russi, anzi, sembrano in controllo della partita, forti del loro assetto difensivo che li ha portati a spendere meno energie, e forse potrebbero pensare di giocare il tutto per tutto nel quarto d'ora finale, se non che al 65° iniziano i problemi per Capello: Kozlov, il suo giocatore tatticamente più prezioso, non ce la fa ed esce: entra Eshchenko e, come si può notare dalla grafica, le cose cambiano: mentre Kozlov aveva annullato Hazard, riuscendo anche a proporre il proprio contributo in avanti, il neoentrato patisce tantissimo i movimenti dell'esterno belga, e solo di rado riesce a ripiegare. La differenza è bel riassunta dai diagrammi sottostanti.
La crescita di Hazard, via via più coinvolto nel gioco della squadra, trova il suo apice nel quarto d'ora finale, quando sulla sinistra salta regolarmente il suo diretto avversario e in pochi minuti costruisce almeno tre limpide azioni fra cui quella del gol. Viene spontaneo chiedersi se con la presenza in campo di Kozlov lo svolgimento della partita sarebbe stato lo stesso: raramente nel calcio un solo duello individuale determina l'esito di un confronto, ma in questo caso, un arcigno marcatore aveva limitato al minimo l'apporto al gioco del miglior giocatore belga, fino a quando non è stato sostituito per cause di forza maggiore.



La prestazione di Kozlov
...e quella di Eshchenko











CONCLUSIONI
Alla fine il gol di Origi (che ha anche il pregio per il Belgio di arrivare quando ormai non c’è più tempo per recuperare) su assist dello stesso Hazard decide la partita. Il Belgio nelle sue due esibizioni non ha incantato, ma si è dimostrato solido e ha fatto 6 punti col minimo sforzo. La squadra è valida, ma priva di un centravanti all’altezza del palcoscenico e in grado di valorizzare appieno il modulo (Lukaku non ha le caratteristiche per fare la boa, Origi è molto giovane e non si può addossargli troppa responsabilità). Probabilmente, il suo destino è quello di disputare partite agoniche e tirate da qui fino alla fine del suo Mondiale, ma non sarebbe intelligente prendere le sue difficoltà come sintomo di debolezza. Per far capire come i “Diavoli Rossi” siano temibili basta citare una statistica, quella del portiere Courtois: finora 19 partite con la Nazionale: 13 vittorie e 6 pareggi.
Per la Russia, tutto è appeso a un filo: bisogna battere l’Algeria (e questa sarebbe impresa fattibile), ma se dovesse passare il turno, bisognerà capire se questa nazionale può giocare solo nella maniera mostrata fino ad ora (calcio eminentemente difensivo, che presumibilmente porterà poco lontano) oppure se Capello avrà la capacità di cambiare qualcosa e di scegliere un assetto tattico più adatto a sfide ultimative da dentro o fuori: la speculazione può andar bene in un girone, non con l’eliminazione diretta. L’impressione è che il tecnico stia lavorando (già da un annetto) a una costruzione di lungo periodo, quella di una squadra in grado di essere competitiva ai Mondiali 2018, che giocherà in casa, ma i piani quinquennali, anche nella Russia del passato, non sempre raggiungevano lo scopo: a trascurare il presente per il futuro, si rischia che il futuro non arrivi mai.

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