sabato 3 novembre 2012

FC Birobidzhan: calcio ed identità ebraica in URSS

Erano passate solo poche ore dall'assalto al "Palazzo d'Inverno" e già il nuovo governo sovietico era alle prese con i primi, importanti problemi. Se il nuovo stato comunista voleva resistere a lungo, era indispensabile affrontare la questione relativa all'integrazione fra le centinaia di gruppi etnico-nazionali contenuti nel vecchio Impero Russo. Pena lo svilupparsi di spinte centripete che avrebbero fatto "implodere" lo stato appena creato.
I tentativi per risolvere il problema furono variegati: dalla sfortunata creazione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica al gran numero di programmi escogitati per incoraggiare le minoranze nazionali a mantenere la loro cultura in un contesto socialista. Tuttavia, mentre la salvaguardia di patrimoni culturali come le "lingue di montagna" del Caucaso è sempre stato un problema di portata locale, trovare una soluzione al problema dell'ampia popolazione ebraica sovietica era qualcosa di più sostanziale.
Nel 1928 si teorizzò la creazione di uno stato ebraico nell'Estremo Oriente Sovietico, e questa opzione divenne realtà nel 1934 con la creazione dell'Oblast Autonomo Ebraico (JAO): 14.000 chilometri quadrati disabitati (quasi interamente a palude) ai confini con la Cina. Il JAO fu riconosciuto Regione Ufficiale quello stesso anno e contemporaneamente partì la campagna di propaganda per convincere gli ebrei (sovietici e non) a trasferirvisi. Di fatto era il primo stato ebraico della terra, e Birobidzhan doveva essere la sua capitale. In effetti si è molto discusso sulle reali ragioni alla base della creazione del JAO. Pochi credono che Birobidzhan e i suoi dintorni fossero veramente un tentativo di trovare soluzione al problema ebraico. Molti ritengono invece che la nuova regione autonoma dovesse servire come stato-cuscinetto rispetto alle attività di guerra dei cinesi e soprattutto dei giapponesi: in quell'epoca il problema della Manciuria era sicuramente una priorità. Altrettanto accreditata è anche l'ipotesi che il JAO servisse a rimuovere gli ebrei dal centro della società sovietica, attirandoli con la promessa di un paradiso rurale in una zona precedentemente disabitata.
Sia come sia, il JAO ricevette ampia propaganda, l'ebraico fu riconosciuto lingua ufficiale e Birobidzhan crebbe rapidamente fino a 30.000 abitanti (nella regione se ne stanziarono circa 100.000). Di questi circa il 25% era ebreo, il resto erano maestranze specializzate (specie edilizie) e nullatenenti provenienti dall'Occidente in cerca di una vita migliore. Ovviamente, il fatto che si chiedesse agli ebrei di trasferirsi nel JAO, non vuol dire che la religione ebraica fosse tollerata: le purghe staliniane del 1936-38 decapitarono il JAO dei principali membri dell'intellighentia ebraica e poichè fra questi figuravano tutti i leader religiosi, in pochi anni la polizia segreta eradicò l'identità religiosa stessa dell'area. Cosa restava allora per far sentire uniti gli abitanti di Birobidzhan? Facile: il calcio. Non che andasse molto bene: l'FC Birobidzhan ha languito per tanti anni nella terza serie regionale locale (l'ottavo gradino della piramide del calcio sovietica. Cioè l'ultimo), ed è stata per molti decenni una delle peggiori squadre dell'intera nazione. Potete quindi immaginare come abbia destato un certo scalpore l'annuncio arrivato nel maggio di quest'anno, con cui i dirigenti gialloneri hanno ufficializzato la loro intenzione di iscrivere i gialloneri ai campionati professionistici a partire dalla stagione 2013-14.
Per riuscirci, resta da fare molto. Anzi quasi tutto. Lo stadio(?) è in condizioni pessime: le talpe sono un problema serio, le barriere fra campo e spettatori (vabbè, dai, la rete di ferro) sono malferme e sbilenche, le tribune ...beh, bisognerebbe costruirle. Ma preoccupa soprattutto la squadra, che ha una storia recente che farebbe sembrare uno squadrone anche la Marchigiana di Cesarini e Margheritoni. Dopo un buon quinto posto (su 8 squadre) nel 2007, il Birobidzhan ha sempre languito tra l'ultimo e il penultimo posto. Nella stagione in corso, la prima partita si è disputata in casa, contro il Belogorsk, il 9 giugno, ed è finita con un pesante rovescio, 0-4: la squadra è composta in gran parte da giocatori anziani, e ha totalizzato una serie di 8 sconfitte consecutive (compreso un 8-2 contro il Lutek Energia Luchegorsk) prima di vincere la sua prima partita contro lo Yakutia, squadra rappresentante di un'altra (inutile) area di sviluppo, battuta addirittura 5-0. Alla fine in 14 gare (il campionato conta solo 8 squadre ed è già finito) i gialloneri hanno raccolto soli 4 punti, lasciandosi dietro solo i verdeneri dello Yakutia con tre...ma avendovi perso la gara di ritorno.
L'iscrizione ai campionati professionistici è libera, ma se non ci saranno forti investimenti da parte del governo regionale e di qualche sponsor, è improbabile che il Birobidzhan possa farvi una figura anche soltanto dignitosa. Ovviamente, per fare affluire sponsor e far conoscere il club, l'elemento ebraico è stato sovraccaricato. Eppure oggi solo il 2% della popolazione del JAO è ebrea. Nondimento, mentre le origini ebraiche scarseggiano, l'identità ebraica è oggetto di revival: Birobidzhan ha una televisione in lingua Yiddish, è una delle capitali della musica e del teatro ebraico, ha una scuola ebraica per bambini e la lingua è insegnata anche nelle scuole "regolari": forse la comunità religiosa potrà tornare a crescere. Per ora città e squadra sono un feticcio di quel che è il desiderio della città e della regione intera, sviluppare quell'identità che non ha mai avuto. Solo così si spiega la scelta di dare vita a una squadra professionistica in una città di 30.000 anime che non è mai riuscita a renderne competitiva una di livello amatoriale.

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