sabato 11 agosto 2012

Appunti su una Supercoppa

La stagione del calcio italiano riparte secondo tradizione, cioè fra le polemiche. La venticinquesima Supercoppa italiana (trofeo sulla cui valenza nutro dubbi da 25 anni) passa agli annali un trofeo assegnato alla Juventus e lascia alla cronaca lo sdegnoso comportamento del Napoli che diserta la premiazione e proclama il silenzio stampa per protesta nei confronti del (mediocre) Mazzoleni, reo di avere espulso Pandev e Zuniga, oltre a Mazzarri, un suo assistente e un paio di persone che passavano di lì.
Premetto subito che sul piano tecnico (e l'ho detto, di fronte a testimoni, prima del fischio d'inizio) considero la Supercoppa poco o per nulla indicativa. Siamo ad agosto, alcuni giocatori hanno assorbito i carichi di lavoro meglio di altri e in più si è giocato su un campo agibile solo per tre quarti (la fascia lontana dalle panchine era in condizioni tali che i giocatori la evitavano, tanto che nel primo tempo il centro dell'attenzione è stato il duello Asamoah-Maggio, e nella ripresa è salito alla ribalta quello fra Lichtsteiner e Zuniga: le due coppie che a turno hanno giocato sulla parte più favorevole). Detto questo, nei toni agonistici e sul piano nervoso è stata partita vera.
Parlando per appunti, il disegno tattico della gara ha dato ragione al Napoli: la Juventus ha fatto la partita, mantenendo sempre, anche mentre era in svantaggio, il 60% del possesso palla. Il Napoli però è stato più verticale, e ha sfruttato al meglio un "piano-gara" semplice semplice (tanto da essere capito persino da Varriale da bordo campo), cioè concedere campo ai bianconeri per poi prenderli d'infilata sulle ripartenze, sfruttando l'evidente mismatch fra la velocità e la tecnica di Pandev e Cavani e la lentezza e la eccessiva disinvoltura della retroguardia juventina, dove Lucio è parso, e non è la prima volta, in vistoso disarmo, e Bonucci ha alternato buone chiusure a svarioni da oratorio.
Detto che la Juventus, se riuscirà a registrare la difesa (al momento priva di Caceres e Chiellini, non proprio due nesci), ha sicuramente grandi potenzialità, il Napoli del nuovo corso appare decisamente più equilibrato rispetto allo scorso anno. La rinuncia a Lavezzi, e l'annessa promozione di Pandev a titolare come seconda punta, sono state accompagnate da un arretramento della posizione di partenza di Hamsik, che ora è l'incursore primario di una linea a cinque dove l'innesto di Behrami fornisce il giusto supporto dinamico e agonistico e permette di sostenere al meglio il lavoro di tessitura di Inler. Se la panchina si dimostrerà all'altezza, i partenopei mi sembrano squadra in grado di puntare molto in alto.
Non sentendomi di aggiungere nulla sulle impressioni tecniche, aggiungerei due parole due sulla partita. Non c'è dubbio che le due espulsioni abbiano orientato il risultato finale. Spero però di non offendere i tifosi partenopei se dico che nel merito il Napoli ha pagato il fio a una gara giocata tutta su toni eccessivi. Pandev giura di non aver detto nulla a Mazzoleni, ma il calcio è pieno, a tutti i livelli, di giocatori che ricoprono di insulti la terna, i suoi antenati e i suoi discendenti e all'uscita dal campo affermano di non averlo fatto: si chiama trance agonistica. Oggettivamente, il Napoli ha giocato un calcio piuttosto duro per tutta la partita e fa specie, semmai, che la prima espulsione sia dovuta alla permalosità di un guardalinee: fa molto calcio italiano. Più lineare, invece, l'episodio del secondo giallo a Zuniga: il colombiano dopo la prima ammonizione ha commesso 9 falli, di cui almeno 3 piuttosto plateali, ed era stato protagonista di un accenno di rissa con Lichtsteiner al termine del quale era stato ammonito soltanto lo juventino; quando di solito in quei casi il giallo è per tutti: c'è da pensare che Mazzoleni già lo avesse "perdonato" in quella occasione.
Sugli episodi, comunque, si può sempre discutere: ricordo qui, en passant, che un paio di mesi fa, finale di Coppa Italia, sullo 0-0 alla Juventus fu negato un rigore piuttosto evidente e che l'azione dell'1-0 del Napoli iniziò da un calcio d'angolo (più che limpido) per la Juventus non concesso dalla terna. Nonostante ciò, aldilà degli episodi, la vittoria del Napoli fu limpida. E la Juventus si fermò in campo per la premiazione. Ecco: la scelta di disertare la premiazione è decisamente da censurare. Con essa il Napoli ha mancato di rispetto prima di tutto agli avversari e in secondo luogo al pubblico cinese. Pubblico cinese di cui peraltro a De Laurentiis sembrerebbe non interessare granchè, visto che la Supercoppa a Pechino lui nemmeno la voleva giocare, perlomeno dopo che quei cattivacci comunisti della Cina popolare gli hanno mandato a monte l'organizzazione della "Dragon Cup", un torneo pensato per lanciare il marchio Napoli sul mercato cinese (di cui, a differenza del pubblico, evidentemente al patron sembrerebbe interessare qualcosa. Peccato che i due aspetti per buona parte coincidano). Comunque, ricapitolando: al Napoli questa Supercoppa prima non gli stava bene giocarla, ora non gli sta bene di perderla, nel frattempo a De Laurentiis non è piaciuto neppure il calendario di serie A, e hanno dato fastidio anche le domande di alcuni giornalisti. I casi sono due: o ce l'hanno tutti con lui e persino da Alfa Centauri gli alieni lavorano per affossare il povero Napoli, o forse sarebbe il caso di darsi una regolata.

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