martedì 21 agosto 2012

Terry Butcher: nomen omen

Alto, spigoloso, e duro come il ferro battuto. Un nome, una garanzia, quello di Terry Butcher (Singapore, 28 dicembre 1958), per oltre un decennio difensore centrale ed icona della nazionale inglese e capitano prima dell'Ipswich Town e poi dei Rangers Glasgow, con cui giocò dal 1986 al 1990.

Dotato di una mole colossale per lo standard dei calciatori anni '80 (193 centimetri, 85 chili), Butcher, a dispetto di una congenita lentezza, dovuta soprattutto alle lunghe leve, si rivela a tutti gli effetti difensore di livello internazionale grazie soprattutto a un notevole senso della posizione e alle grandi qualità nel gioco aereo, che gli consentiranno di totalizzare ben 77 presenze (e 3 reti) con la maglia dei tre leoni, alla quale dirà addio per propria volontà solo all'indomani dei Mondiali 1990.
Nell'immaginario collettivo, la sua carriera è soprattutto legata a due immagini: la prima è quella dell'inutile tentativo di tackle scivolato con il quale cerca (invano) di fermare lo slalom di Diego Maradona nel celebre gol 'coast to coast' siglato all'Inghilterra al Mondiale 1986: in quell'occasione Butcher fu uno dei cinque giocatori britannici saltati dal grande Diego, ma anche l'unico a tentare un disperato recupero, che non si concretizzò per questione di decimi di secondo.
Più famosa, forse, anche perchè più icastica, la seconda immagine, che è legata a una gara di qualificazioni mondiali disputata dall'Inghilterra nel 1989 (sintesi qui).
Per gli inglesi è un match decisivo: le due squadre vi arrivano con un vantaggio di due punti, ma gli svedesi (che hanno pareggiato 0-0 a Wembley il match di andata) vincendo prenderebbero la testa del girone avendo il vantaggio dei confronti diretti. Mister Bobby Robson (non ancora Sir) piazza Des Walker accanto a Butcher al centro della difesa e viene ripagato da una grande prestazione del duo di centrali. Particolarmente fisico è il duello fra Butcher e Johnny Ekstroem (ex Empoli); a metà del primo tempo in un duello aereo, un contatto fra i due causa a Butcher un profondo taglio alla fronte che comincia a buttar sangue come una fontana. I sanitari lo rattoppano e lo bendano alla bell'e meglio (all'epoca non esiste ancora la regola che costringe il giocatore sangunante a restare fuori campo fino a che l'emorragia non si arresta). Rientrato sul terreno, Butcher stoicamente continua a respingere di testa un cross dopo l'altro, fino al 90°, riaprendo la ferita fino a meritarsi il titolo di "Bloodstained captain". La partita finisce senza gol, entrambe le squadre si qualificheranno ai Mondiali (la Svezia come una delle migliori seconde), ma a passare alla storia sono Terry Butcher, e la sua maglietta imbrattata di sangue come il grembiule dei macellai: nomen omen. La sua foto con lo sguardo spiritato e gli schizzi di sangue ovunque, pulp come certi film di Tarantino, fa il giro del mondo e lo trasforma in un'icona. Anche per i giocatori di subbuteo, come potete vedere sotto...


Stoccolma, stadio "Raasunda", 6 settembre 1989
Qualificazioni Mondiali Italia 1990
Svezia-Inghilterra 0-0
Svezia (4-4-2): Ravelli; R.Nilsson, Hysen, Ljung, Larsson; Enqvist, Thern, Ingesson (72°Stromberg), Magnusson; J.Nilsson (77°Limpar), Ekstrom. All.: O.Nordin
Inghilterra (4-3-3): Shilton; Stevens, Walker, Butcher, Pearce; Waddle, Webb (72°Gascoigne), McMahon, Barnes (76°Rocastle); Beardsley, Lineker. All.: B.Robson
Arbitro: signor Forefinger (Aut)
Note: spettatori 38.558


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