domenica 3 giugno 2012

Fermiamo il progresso, vietiamo il colore

Fra i corsi e i ricorsi storici della storia italiana, l'inadeguatezza dei politici è sicuramente uno dei fattori costanti della nostra parabola nazionale. E nei 150 anni di storia repubblicana, non sono mancati gli esempi di idiozia politica applicata al calcio. Come questo episodio, che risale al lontano 1974.
Vigilia dei Mondiali in Germania Ovest: la Rai, dopo avere effettuato, con un certo successo, i primi esperimenti di trasmissione sportiva a colori in occasione delle Olimpiadi 1972, è di fronte ad un bivio: trasmettere o no (sempre sperimentalmente) a colori i Mondiali 1974? La tecnologia c'è, ma costa ancora troppo: bisogna coprire il Paese con una rete di ripetitori, e magari anche assicurare il servizio ad una parte maggioritaria degli utenti. Peraltro, in Italia i televisori a colori sono ancora una ristrettissima minoranza, e sono concentrati soprattutto al Nord, specie in Lombardia e in Pianura Padana, dove possono ricevere in technicolor il segnale di alcune emittenti straniere (su tutte TSI Svizzera Italiana e la jugoslava Capodistria) tecnicamente più avanzate.
Il ministro delle Poste e Telecomunicazioni, senatore Giuseppe Togni (Pontedera, 5 dicembre 1903 – Roma, 24 giugno 1981), democristiano fervente (ma forse poco brillante) alla fine decide che trasmettere i Mondiali a colori non è conveniente: meglio, per stavolta, limitarsi ancora al bianco e nero.
Qualche dirigente Rai però solleva il problema: "nel Nord perderemo ascolti. Chi può, guarderà i Mondiali sulla Tv Svizzera, oppure su Capodistria". Bel problema, e che figura ci fa lo Stato, che oltre a non essere (ancora) in grado di rendere la propria televisione competitiva, non è in grado nemmeno di tutelarla? Per fortuna (?) il genio politico italico non ha limiti, e la soluzione di Togni è semplice e degna del suo cognome circense: basta spegnere per decreto tutti i ripetitori della TSI e di Capodistria su territorio italiano. Fermiamo il progresso, vietiamo il colore. Lo slogan, anche se sembra uscito da qualche distopia fantascientifica, potrebbe anche sintetizzare bene l'idea, che però si rivela inattuabile: Svizzera e Jugoslavia, infatti, trasmettono sul territorio italiano grazie ad impianti posizionati su ripetitori di proprietà di privati (che già in alcuni casi inviano nell'etere i segnali delle prime tv regionali o, addirittura, della stessa Rai). Si tratta di impianti formalmente abusivi, ma in realtà sempre tollerati, e comunque di proprietà di nazioni terze. Nella migliore tradizione tricolore, la situazione si fa grave, ma non seria: il 9 giugno, mentre la Nazionale parte per Stoccarda, Togni, tramite gli agenti della Escopost, una sorta di antesignana della polizia postale, ordina di abbattere i ripetitori della Tv Svizzera e di Capodistria sul territorio italiano con regolare decreto legge: saltano quelli di Bologna, di Como e di Sondrio. Svizzera e Jugoslavia, giustamente, reagiscono e protestano ufficialmente, mentre i titolari dei tralicci su cui sono posizionati i ripetitori, unitamente ad alcuni consumatori, fanno ricorso e la vicenda arriverà addirittura alla Corte Costituzionale. La Svizzera peraltro, convinta che ci sia un abuso di potere da parte del governo italiano, ricorre a una tecnica di guerriglia: oltre a mandare nel Nord Italia un suo giornalista, lo zurighese Erich Peschler, per girare un documentario sulla vicenda, spedisce nel Nord Italia, in qualche modo sotto copertura, alcuni tecnici con l'armamentario necessario per creare unità ripetitori mobili, che vengono accese per poche ore e quindi smontate e spostate per sfuggire alle intercettazioni.
Fra incidenti internazionali, proteste degli ambasciatori, atti d'imperio e interrogazioni parlamentari, la vicenda si trascina per un mesetto circa e mentre lo 0,3% della popolazione (cioè i possessori di tv a colori nel Nord Italia) riesce in qualche modo a vedersi i Mondiali a colori, il Governo incassa, oltre alle pernacchie di svizzeri e jugoslavi e all'ironia di tutto il mondo occidentale, anche una bella sconfitta sul piano giuridico, perchè ai primi di luglio la Corte Costituzionale dichiara illegittimo il provvedimento Togni e legittima, per contro, ripetitori stranierie e anche le trasmissioni locali delle tv via cavo. In pratica è il primo colpo al monopolio Rai. Naturalmente, grazie al calcio...




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