giovedì 7 giugno 2012

Euro 2012: certo l'equilibrio, non lo spettacolo

Si parte, e tutto sommato è un bene. L'Europeo 2012 prende il via fra poche ore e se non altro adesso l'attenzione si concentrerà sui responsi del campo, anzichè su polemiche, questioni di mercato e conferenze stampa fatte più per obbligo che per dovere (di cronaca).
E' la prima competizione calcistica con fase finale nell'Europa dell'Est, è il terzo a doppia organizzazione (Polonia-Ucraina dopo Belgio-Olanda 2000 e Austria-Svizzera 2008), è l'ultimo a 16 squadre: fra quattro anni la fase finale sarà a 24, e la prima domanda da porsi è se davvero ce n'era bisogno.
Inevitabile, a bocce ancora ferme, tentare un'analisi, se non un pronostico. Sulla carta, due squadre spiccano su tutte le altre per qualità della rosa: la Germania, anzitutto, e la Spagna campione in carica. A seguire, più o meno sgranate, tutte le altre, con la mia personale convinzione che la terza forza, sempre sulla carta, sia l'Olanda. Le tre favorite però non sono squadre invincibili: la Germania, che ha un'età media piuttosto giovane, non vince dal 1996 e ultimamente si sta facendo la reputazione di ottima perdente, un titolo che non è proprio un onore possedere. La Spagna, che vanta il migliore impianto di gioco, potrebbe avere la pancia piena, dopo 4 anni infarciti di vittorie, senza dimenticare l'assenza, pesantissima, di David Villa, l'uomo chiamato a dare profondità a un calcio altrimenti (troppo) orizzontale; l'Olanda, Euro 1988 a parte, troppo spesso ha finito con l'implodere. Ho elencato le tre più forti, ma all'Europeo la distinzione è davvero sottile: la verità è che nessuna competizione calcistica è altrettanto equilibrata. Le vittorie a sorpresa, in tempi recenti della Grecia e in tempi non troppo lontani della Danimarca, confermano il grande livellamento dei valori.
A mescolare le carte c'è il fatto che i due giocatori più talentuosi in assoluto del movimento continentale, Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic, giocano entrambi in formazioni "minori" di cui sono praticamente le uniche stelle, dettaglio che rende difficile per loro sperare in una vittoria, ma non impossibile, specie se le difese portoghese (dove comunque giostra un certo Pepe, eticamente discutibile, ma molto efficace) e svedese sapranno chiudersi ermetiche alle spalle dei loro fuoriclasse. Scorrendo al volo le altre, c'è mistero sulla Francia, molto rinnovata e dotata di buone potenzialità, e sulla Russia, chiamata a ripetere il grande Euro 2008; molto ringiovanite, e non necessariamente migliorate, sono Repubblica Ceca e Danimarca, mentre le due padrone di casa Polonia e Ucraina sembrano vivere momenti e stati d'animo profondamente diversi. I polacchi, molto ringiovaniti, a parole si mostrano spavaldi, ma sono tutti da verificare a livello d'insieme; le potenzialità sono ottime, ma la squadra deve affrancarsi da qualche rudezza e in difesa non è impeccabile; gli ucraini, dal canto loro, fanno esattamente il contrario, navigando a fari spenti. L'Irlanda si affida all'impagabile Trapattoni e ai suoi paragoni metastorici fra centravanti d'area e Ponzio Pilato, mentre la Croazia sembra squadra in grado di creare qualche patema. Ho lasciato fuori la Grecia, che francamente mi sembra la più debole del mazzo, e l'Inghilterra, che invece mi sembra forte, ma non avrà Rooney fino alla terza partita per squalifica, non avrà (o avrà solo in extremis) Defoe, volato in patria per i funerali del padre, non avrà Cahill, immolato come agnello sacrificale al battesimo del nuovo Belgio di Marc Wilmots, in amichevole. Senza questi tre, sarà davvero competitiva?
Chiusura per l'Italia: ci siamo complicati la vita in ogni modo, dal calcioscommesse con annesse convocazioni "a metro dispari" alle polemiche sul razzismo, dal cambio di modulo agli infortuni di Barzagli e Chiellini. Se avessimo voluto studiare a tavolino un avvicinamento agli Europei più deprimente di questo, sarebbe stato forse impossibile. Eppure, roster alla mano, non sembriamo più deboli del resto del mazzo. Lasciamo perdere le amichevoli e guardiamo le rose: siamo davvero inferiori alla Danimarca? alla Grecia? all'Irlanda? alla stessa Francia o all'Inghilterra? La differenza, dove c'è, è minima: sulla carta, potremmo collocarci forse appena dietro agli olandesi, dunque in zona top 4. Molto dipenderà da come e quanto Prandelli riuscirà a rendere coeso il gruppo. 
L'unica certezza, cifre alla mano, riguarda lo spettacolo. Meglio scordarselo: gli Europei, per tradizione, mica sono un teatro di varietà; sono un'arena dove si gioca maluccio e si specula sul risultato. E tutti giocano, se non proprio allo stesso modo, almeno in maniera molto simile. In compenso, se vi piace la tattica, avrete di che divertirvi.

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