martedì 29 maggio 2012

La giustizia è uguale per tutti (?)

Mimmo Criscito non parte per gli Europei, Leonardo Bonucci sì. Al di là delle pubbliche dichiarazioni, intrise di umanità, per le condizioni psicologiche del giocatore, che sarebbe sicuramente innocente, ma non potrebbe certo sopportare di giocare una manifestazione di alto livello sotto la pressione di un avviso di garanzia, c'è anche, forse soprattutto, la volontà della Nazionale di non affrontare gli Europei portandosi appresso un giocatore chiamato a comparire davanti al giudice. Questa è, al di là dei tanti distinguo, l'unica discriminante che fa sì che Criscito resti a casa e Bonucci invece parta.
Che la storia della pressione psicologica sul giocatore sia una simpatica amenità lo dimostrano altri casi storici. Mi viene in mente che nel 1998 la nazionale colombiana fece fuoco e fiamme per ottenere il visto per i Mondiali per il difensore Wilson Perez (Barranquilla, Colombia, 6 agosto 1967), che in patria doveva rispondere (ma non era ancora arrivato a sentenza) di due diverse - e ben più gravi - imputazioni: il tentativo, compiuto il 16 ottobre del 1995, di salire su un aereo all'aeroporto di Barranquilla, con addosso 171 grammi di cocaina, e una richiesta di prestito effettuata nel 1997 a una banca di Cali, mostrando come garanzia la canna di una pistola semiautomatica. Il giocatore in quel caso, evidentemente, non era di quelli che sentivano la pressione, e poichè in Colombia anche i giudici mandamentali hanno nel corazòn la selecciòn cafetera, la giustizia si era detta disposta ad accordargli un permesso di espatrio condizionato, ritenendolo, evidentemente, non troppo pericoloso. D'altra parte c'è da capirli, in un paese dove gli omicidi sono frequenti quanto i caffè al bar, una rapina a mano armata è quasi un giochino da educande. La Francia comunque tenne duro e rifiutò il visto. Tanto per soddisfare la curiosità, Perez è stato poi condannato a quattro anni per la detenzione di droga, mentre non ho riscontri giudiziari per quanto riguarda il tentativo di rapina a mano armata.
Ma torniamo ai nostri guai. In tutto il crescente marasma di corrotti e corruttori, avvisati e indagati, presunti innocenti e imputati "tranquilli" (ho notato che sono tutti tranquilli. Io se fossi indagato non ci dormirei la notte. Vabbè), il vicepresidente di Lega Demetrio Albertini spara una frase esemplare, ché all'immagine del politico (anche quello calcistico) fa sempre bene: "Chi truffa o corrompe deve uscire per sempre dal calcio". Giustissimo. Anzi, anche chi tenta di truffare o di corrompere dovrebbe essere ostracizzato per sempre. Lo dice il diritto sportivo, ed è per questo sacrosanto principio, se non sbaglio, che Luciano Moggi e Antonio Giraudo sono stati radiati: a loro carico infatti non risulta un solo risultato effettivamente alterato con prove fattuali, ma il tentativo di allestire una rete capace potenzialmente di condizionare i risultati o l'operato arbitrale è valso loro la radiazione. Come detto un'altra volta, mi sono ripromesso di non dare giudizi sull'esito giudiziario di Calciopoli. Ma ammettiamo per comodità che la radiazione di Giraudo e Moggi per un possibile condizionamento dei campionati sia corretta; poi guardiamo in casa del Genoa, dove è presidente Chicco Preziosi, uno che fu trovato con in mano una valigetta piena di soldi (ormai con quella roba girano solo lui e le spie russe dei film low-budget sulla guerra fredda) in quel di Modena. Una prova inoppugnabile. Infatti lui è ancora presidente. E poi guardiamo in casa dell'Inter, che ha appena assunto come direttore generale Marco Fassone. Ottimo elemento e pure dotato di una certa esperienza ad alto livello, infatti era nell'area marketing alla Juventus già ai tempi di Luciano Moggi, ma per quanto riguarda giustizia sportiva il suo nome non è mai salito agli onori della cronaca. Evidentemente se Moggi truccava interi campionati era così bravo da farlo all'insaputa (secondo una moda diffusissima in Italia) anche degli altri dirigenti. Che sono così innocenti che l'Inter, la paladina della giustizia di Calciopoli, giustamente li assume.
Nulla contro Fassone, assolutamente. Sono le logiche della giustizia sportiva che a volte, francamente, mi sfuggono un po'.

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