martedì 22 maggio 2012

Napoli e Juve, la finale è solo l'inizio?

Anche gli ultimi petardi ormai sono stati sparati, e la Coppa Italia 2012 può godersi i primi momenti di tranquillità nella sua nuova casa nelle bacheche di Fuorigrotta. Stagione finita, anche se resta l'appendice, importantissima, degli Europei, e finalmente, passate le 36-48 ore necessarie a far decantare l'euforia dei napoletani e la rabbia degli juventini, le punzecchiature e le polemiche, forse si può parlare di questo ultimo atto stagionale, magari facendo quello che da nessun altra parte ho visto fare, cioè valutarlo non come una partita fine a se stessa, ma sulla base di quello che è stato e quello che sarà.
Sarebbe un peccato, limitarsi ai 90' dell'Olimpico, perchè si rischierebbe di perdere di vista una realtà importante, e cioè che sia per la Juventus che per il Napoli l'ultima gara della stagione pone degli interrogativi, dei problemi e dei suggerimenti.
Intendiamoci: il fatto agonistico non va trascurato: il Napoli ha vinto con pieno merito, conquistando un trofeo nazionale dopo 22 anni, e coronando così un ciclo triennale di notevole spessore. A Napoli sono spuntati anche dei pannelli recanti l'effigie della coppa e la scritta "Napoli campione d'Italia", segno che quando la fame è tanta può succedere di sragionare, ma tant'è, la gran festa, eccessi a parte, ci stava tutta. Detto questo, i tifosi partenopei non si offenderanno se oso aggiungere che quella che hanno battuto non era la solita Juve. Il tasso di bollicine nel sangue dopo uno scudetto tanto inatteso quanto foriero di libagioni era ancora troppo alto: così succede che il guerriero Vidal vaghi appesantito dopo una stagione intera trascorsa a correre, Lichtsteiner si ritrovi le gambe molli, Marchisio sia poco lucido. Era una Juve ancora annebbiata dalle celebrazioni, e dunque atleticamente meno vivace, col piccolo particolare che perdendo peso atletico la squadra perde il 70% del suo valore intrinseco. Questo dato, però, non toglie nulla alla vittoria del Napoli: arrivare preparati alle finali è un merito, e gli azzurri lo erano, il resto semmai è una colpa degli juventini, non un'attenuante.
Però l'analisi potrebbe continuare. Juve e Napoli in stagione si sono affrontati per tre volte, e personalmente sono convinto che il giusto metro di paragone per valutare le rispettive forze sia la prima delle tre partite, quella finita 3-3 al San Paolo, con gli azzurri arrembanti e una Juve certo irriducibile, ma anche molto fortunata. Nel ritorno a Torino, il Napoli era ancora sotto shock per l'uscita dalla Champions', della finale di Coppa Italia ho detto prima. Se questa considerazione è valida, allora comunque è giusto affermare che fra le due squadre la differenza è sicuramente inferiore a quanto emerge dalla classifica finale di serie A.
Juve e Napoli, al momento, sono quasi sulla stessa linea, e alla vigilia del mercato, sembrano addirittura in grado di dare vita, nel prossimo campionato, ad un duello di vertice: hanno entrambe problemi da risolvere, ma stanno comunque meglio di Milan e Inter, che devono entrambe rifondare e, particolare che la Gazzetta forse trascura un po' troppo, hanno entrambe pochi soldi. Certo, Moratti può sempre aprire il rubinetto e fare uscire un po' di petrolio, ma per rifondare la squadra di barili ce ne vorranno parecchi.
Il Napoli ha due certezze: l'anno prossimo, non farà la Champions' e perderà Lavezzi: sono due mali, ma due mali relativi. L'Europa League è sicuramente un impegno meno probante, che farà risparmiare preziose energie; la partenza dell'argentino credo avvenga con reciproca soddisfazione delle parti, e non a caso De Laurentis sta cercando di pilotarla verso l'estero. Rimpiazzare Lavezzi è un compito arduo, ma non impossibile: c'è Edu Vargas in casa, c'è Giovinco che non appare fuori portata, c'è un mercato estero da dragare, c'è Insigne pronto a tornare sul Golfo. Diverso sarebbe il discorso se dovesse partire anche Cavani: a quel punto, rimpiazzare due pezzi da novanta sarebbe molto complicato, e De Laurentis dovrebbe invece puntare a cominciare un altro ciclo, con giocatori più giovani (e ingaggi più leggeri). Quale delle due strade verrà percorsa? In entrambi i casi, c'è anche una difesa da rifondare: Aronica ha 35 anni e limiti evidenti, Campagnaro 32 e Cannavaro 31.
In casa Juve, la scoppola di Coppa ha fatto (si spera) chiaramente capire che questa squadra, allo stato attuale, non è in grado di reggere un impegno su due fronti, perchè se appena dovessero calare le energie fisiche (come accaduto per altre ragioni domenica) i bianconeri sono tutt'altro che imbattibili. Oltre al top player davanti (nella rosa di nomi, confesso un debole per Suarez), servono rinforzi in tutti i reparti: almeno un centrale difensivo affidabile, un cambio per Pirlo, che a giocare ogni 3 giorni rischia l'anossia (Verratti sarebbe grasso che cola), un centrocampista di corsa in più (Nainggolan?) e magari un paio di esterni, per evitare di giocare sempre allo stesso modo. Si dirà: di esterni in rosa ce ne sono sei. Vero, ma Krasic ed Elia hanno già ricevuto il foglio di via, e Estigarribia, che pure ha margini di miglioramento, costa 6 milioni per il riscatto, e bisogna chiedersi se ne vale la pena.
Sono problemi che meritano di essere affrontati, ma che non sono irrisolvibili, e se al bivio Juve e Napoli prenderanno la strada giusta, il match di Coppa Italia potrebbe anche essere il primo atto di un bel duello ai vertici nazionali.

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