lunedì 28 maggio 2012

"Er faciolaro" schiaffeggia il gerarca

"Nato a Roma, è dei romani il più autentico rappresentante, poichè Trastevere è la roccaforte dei discendenti di Romolo e Remo, e De  Micheli è trasteverino al cento per cento".
"Il Littoriale", nell'anno IX dell'era fascista (1931) descrive così  Mario De Micheli (Roma, 3 febbraio 1906), terzino grintoso e animoso  per non dire truce, in un'epoca in cui, ancora prima del WM, i due terzini (che giocavano in posizione centrale) erano gli estremi baluardi davanti al portiere. Il lettore ci perdonerà una digressione,  ma è inevitabile notare che già all'epoca i giallorossi difendevano in  situazione di 2 contro 5: nè più, nè meno di quanto accaduto fino a poche settimane fa sotto la guida di Luis Henrique. Non era una verginella, De Micheli: i documenti filmati che lo ritraggono in azione sono pochi, sciupati dal tempo e a campo lungo, e non bastano a farci un'idea del suo stile di gioco, ma sappiamo che era  soprannominato "er faciolaro", epiteto non proprio signorile, e che la famosa canzone de' campo Testaccio, sorta di primo inno della Roma (vi rimandiamo a questo link), ci dice che "C'è Masetti ch'è primo portiere/ De Micheli scrucchia ch'è un piacere". Il riferimento era agli interventi, diciamo piuttosto energici, con cui il nostro era solito svolgere il suo ruolo di terzino d'area (oggi si direbbe stopper), spezzando, a scelta, il gioco degli avversari, oppure direttamente gli avversari stessi. Elemento dotato di grande agonismo, incarnava a meraviglia lo spirito testaccino, aveva un carattere fumantino che si adattava benissimo all'atmosfera delle partite che vedevano contrapposte le squadre romane fra la fine degli anni '20 e gli inizi degli anni '30, quando i derby molto spesso degenerano in incidenti clamorosi.  Come quello (di cui abbiamo già fatto cenno) del 24 maggio 1931. In quel campionato, la Roma aveva giocato al massimo delle sue potenzialità, duellando fin dalle prime giornate con la Juventus, poi vittoriosa. La Lazio, invece, si trovava impantanata nelle zone medio-basse della classifica, soprattutto a causa della mancanza di investimenti in grado di sopperire alla croniche magagne di una rosa nella quale spiccava il solo Sclavi, portiere dalle grandi  doti che però non poteva sopperire da solo ai difetti del complesso.  Ma nel derby del 24 maggio, incredibilmente, la Lazio mise da parte, almeno per un giorno, le vesti del parente povero per dar luogo ad una gara orgogliosa e vibrante, mettendo in grande difficoltà i dirimpettai romanisti. Scendiamo in cronaca: Pastore, che oltre a fare il giocatore, era famoso anche per alcuni ruoli di attore in pellicole romantiche, batte Masetti in contropiede. La Roma reagisce, e pareggia a inizio ripresa con Volk. La Lazio però riesce a segnare ancora con Fantoni I. La Roma, che vedeva sfuggire le residue speranze di titolo per la sconfitta che stava maturando contro i cugini, si lancia all'assalto e nel corso di uno dei suoi arrembaggi, la palla va a finire a bordo campo, nel parterre, proprio i piedi del generale Vaccaro, socio della Lazio, ma soprattutto Presidente Federale e Console della Milizia Fascista. Questi, mentre De Micheli arriva trafelato per la rimessa, la allontana con un calcione, per perdere tempo. Per De Micheli è una intollerabile provocazione: il terzino si vendica con un sonoro schiaffone, e innesca un pandemonio. Vaccaro, da buon fascista, si accapiglia virilmente con il romanista, dimostrando un senso di responsabilità pericolosamente vicino allo zero. Infatti, da quel momento, scoppia una vera e propria battaglia tra gli elementi più focosi delle due tifoserie, impossibile da sedare con mezzi normali. E vista la malparata, i responsabili delle forze di polizia presenti quel giorno allo stadio, non possono fare altro che far risuonare i fatidici squilli di tromba che annunciano l'entrata sulla scena dei carabinieri a cavallo. In effetti, l'intervento ha successo e l'ordine viene ristabilito, anche se con una certa fatica, consentendo all'arbitro Gama di riprendere la contesa. Nei pochi minuti che rimanevano, la Roma riuscì a pareggiare, grazie ad una violentissima punizione di Bodini Per De Micheli arrivano 4 giornate di squalifica, che gli impediscono di giocare la sfida decisiva per il campionato, in programma il sabato seguente a Milano contro l'Ambrosiana. Ma nei bar di Trastevere non si mostra granchè pentito e rievoca l'episodio più o meno con queste parole: "J'ho dato 'na tramvata: j'ho allungato le ossa così tanto che 'mo se ppo' pure arrolà nei granatieri".

Roma, stadio Testaccio, 24 maggio 1931
Serie A - 28^ giornata

Marcatori: 15' Pastore (L), 47' Volk (R), 49' Fantoni (I) (L), 87' Bodini (II) (R).
Lazio-Roma 2-2
Lazio (WW): Sclavi, Tognotti, Mattei (II), Pardini, Furlani, Ziroli, Pastore, Spivach, Lamon (I), Fantoni (II), Fantoni (I). All. Molnar.
Roma (WW): Masetti, De Micheli, Bodini (II), Ferraris (IV), Bernardini, D'Aquino, Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini Ludueña. All. Burgess.

Arbitro: Sig. Gama di Milano.
Note: Gravi incidenti si sono verificati all'87' dopo uno scambio di schiaffi tra il terzino giallorosso De Micheli ed il Gen. Vaccaro. Il sig. Gama ha subito fischiato la fine dell'incontro, ma durante il ritorno verso gli spogliatoi i giocatori della Roma hanno tentato di aggredire il portiere Sclavi ed hanno colpito al capo Fantoni (II) che ha riportato una commozione cerebrale. Sono intervenuti i carabinieri a cavallo che hanno riportato l'ordine in campo e sugli spalti. 

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