domenica 20 maggio 2012

Alla lavagna: Di Matteo restituisce dignità al Catenaccio

Il Chelsea dona nuova dignità al vecchio "Catenaccio" e alza al cielo la Champions' League 2012. Chi scrive ammira Roberto Di Matteo da quando era giocatore, centrocampista, poco dinamico ma di grande senso tattico, nella Lazio e in Nazionale, e occorre sottolineare come l'intelligenza nella gestione del gruppo del tecnico (pro-tempore?) del Chelsea sia stata decisiva nel portare alla vittoria finale un gruppo che certo non è fatto di giocatori scarsi sul piano tecnico-tattico, ma che aveva già fallito l'assalto alla Champions' quando l'età dei suoi interpreti migliori sembrava più favorevole al raggiungimento dell'obiettivo. Due, a mio parere, i meriti maggiori di Di Matteo: avere rivitalizzato, facendoli ancora sentire importanti, due campioni come Lampard e Drogba, e soprattutto avere fatto comprendere al suo gruppo un concetto basilare, ma non facile da accettare: quando si è tecnicamente e/o dinamicamente inferiori al proprio avversario, non c'è nulla di male a impostare una partita difensiva.



Orizzontale e verticale

Di fronte, tanto per legarci ai vecchi post, una squadra "orizzontale", il Bayern, che fa del possesso palla la sua arma migliore, affidando la possibilità di creare la superiorità numerica ai dribbling di Robben e Ribery, cui spetta di innescare Gomez e Muller, che in molte situazioni di gioco si inserisce a ricoprire il ruolo di seconda punta "di situazione", e una squadra "verticale", il Chelsea, che agisce con baricentro basso pronta a innescare, con lunghi lanci, l'unica punta Drogba, appoggiato, quando possibile, da Kalou o dal giovane Bertrand sulle fasce.
Tatticamente, la partita non genera sorpresa, con il Chelsea che aspetta e spesso, a causa della pressione dei tedeschi, più che lanciare si limita a liberare l'area.
Inizialmente il Bayern ha il sopravvento, ma è a metà campo che la partita trovala sua strada tattica. Il Chelsea aveva affrontato il Barcellona con un 4-5-1 molto difensivo, ma derivato dal 4-3-3, ovvero con i tre centrocampisti centrali ad agire quasi in linea. Contro il Bayern, Di Matteo ricorre invece a un 4-1-4-1 con Mikel a fare da frangiflutti davanti alla difesa e Lampard play basso. Non a caso, i due, insieme a Cech e Drogba, saranno i giocatori più brillanti della serata, segno che il disegno tattico è perfetto per le loro esigenze.
Chi invece è a disagio è Mata, costretto ad un ruolo di collegamento che ne inibisce l'inventiva. La fluidità di gioco di Kroos e Schweinsteiger, che lo prendono in mezzo, lo taglia quasi sempre fuori dal gioco, e le incursioni di Contento e, soprattutto, Lahm, sulle corsie, costringono Bertrand e Kalou a lunghi ripiegamenti togliendogli opzioni esterne di passaggio. In pratica per i primi venti minuti, il Bayern lascia al Chelsea solo una opzione: palla a Drogba e spera in Dio, e infatti i Blues non toccano quasi palla, anche perchè l'ivoriano è sempre preso fra Tymoshuck che lo marca e Boateng che si stacca e interviene, all'occorrenza, in seconda battuta.

Muller e Robben

I due problemi del Chelsea si chiamano Muller e Robben. Il primo, posizionato molto più profondo in fase di avvio di gioco, col passare dei minuti alza la sua posizione e costringe alternativamente Mikel ad accompagnarlo fino all'area di rigore, oppure David Luiz a giocare fuori posizione lasciando Cahill a un pericoloso uno contro uno con Gomez, che per fortuna dei londinesi è in serata negativa. Il secondo problema è RObben, su cui Ashley Cole dovrebbe trovare aiuto nei raddoppi del giovane Bertrand, il quale fa ciò che può, cioè poco: Robben andrà al tiro 15 volte in totale in 120 minuti, senza contare il calcio di rigore sbagliato; per fortuna del Chelsea, la maggior parte delle volte lo farà in precaria coordinazione.
In difesa, il Bayern gioca molto alto, limitando la profondità del campo per Drogba, e riuscendo, almeno fino al quarto d'ora finale, a limitare al minimo i calci piazzati concessi ai blues: si tratta chiaramente di uno scrupolo di Heynkes, che ha ben donde di pensarla così. Non casualmente, il gol dell'1-1 di Drogba arriverà proprio su un calcio d'angolo.

Modifiche

Tatticamente la partita si gioca in maniera semplice su questo canovaccio (Bayern: possesso + tagli degli avanti; Chelsea: attesa + ripartenza con lancio lungo centrale), fino al gol del Bayern. L'1-0 arriva a seguito di un movimento che Muller stava tentando già da qualche minuto, ovvero l'inserimento non più per vie centrali, bensì all'altezza del secondo palo, ad aggiungere peso al lato più debole del Chelsea (quello guardato da Ashley Cole, poco supportato prima da Bertrand e poi anche da Malouda). A questo punto però Heynkes e Di Matteo giocano due mosse tattiche decisive. Il tedesco toglie Muller, vera spina nel fianco della difesa inglese, per inserire Van Buyten (se proprio si voleva togliere un trequarti, forse l'uscita di Robben avrebbe dato meno vantaggi al Chelsea, liberando Malouda, in precarie condizioni). Di Matteo invece inserisce Torres per Kalou, portando una seconda punta a supportare lateralmente Drogba. Questo costringe immediatamente il Bayern a modificare qualcosa: Tymoshuck sale al posto di Kroos che scala al posto di Muller, ma non più come trequarti di inserimento, bensì come giocatore di impostazione, il che permette a Mikel di spingersi più spesso in avanti sulle palle ferme.
Trovato il pari, la nuova impostazione consente ai londinesi di difendere con più agio nei supplementari, fatta eccezione per il rigore, comunque causato da un ripiegamento difensivo nella propria area di Drogba, che evidentemente non rientra nelle situazioni standard.

Conclusioni

Sul piano tattico, il Bayern ha quasi vinto la sfida: nell'assetto tenuto fino all'1-0, le qualità di Schweinsteiger e Kroos hanno consentito il controllo del gioco, e gli inserimenti di Muller sono rimasti un rebus irrisolto per la difesa del Chelsea. Tuttavia, nella lettura della partita, Heynkes ha commesso un errore fatale che gli ha fatto perdere il vantaggio tattico nel momento decisivo della gara. Singolare, a termini statistici, il fatto che per una volta il confronto ai rigori fra una squadra inglese e una tedesca abbia premiato i britannici. Il detto di Gary Lineker ("Il calcio è un gioco semplice, si gioca 11 contro 11 e alla fine vincono i tedeschi") per una volta è stato smentito. Non ha vinto la squadra migliore, ma ha vinto quella meglio allenata. Siamo proprio sicuri che in tempi di "tiki taka" il vecchio gioco all'italiana, fatto di folate improvvise e occupazione degli spazi, non abbia più niente da dire?

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