mercoledì 9 novembre 2011

Candidamente Juve

Il processo di primo grado per Calciopoli si chiude con la condanna a 5 anni e 4 mesi per Luciano Moggi, ritenuto colpevole di associazione a delinquere, ma con una sentenza che, secondo una nota del club bianconero, "afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus".
Confesso di non avere ancora avuto tempo (e non so quando lo avrò) di leggermi le disposizioni della sentenza nella loro interezza. Ma delle due l'una: o siamo di fronte a un funambolismo giudiziario con un coefficiente di difficoltà degno dei Giochi Olimpici, o qui c'è qualcosa che non quadra.
Quando ho aperto questo blog mi sono tacitamente ripromesso una piccola serie di cose: una era di non dare mai giudizi sulla vicenda Calciopoli, prima di tutto perchè, da juventino, avrei rischiato di perdere l'oggettività di giudizio, e in secondo luogo perchè, e ne sono ancora convinto, al quadro complessivo di prove e riscontri che sarebbe necessario avere per una ricostruzione ineccepibile della vicenda (premessa fondamentale per ogni sentenza giudiziaria seria) mancavano (e mancano) ancora troppi pezzi. Quasi tutti, però, riguardano altre squadre, altri personaggi, altre piste parallele: sono convinto che le responsabilità della Juventus e della sua Triade siano state indagate nei minimi particolari. E allora una cosa non quadra: Luciano Moggi era una scheggia impazzita o agiva concordando le sue azioni con una board di dirigenti?
Le famose schede svizzere, sarebbero state comprate direttamente dalla Juventus, dietro suggerimento del dg, che aveva avuto la 'soffiata' secondo cui una piccola (non si parla di dimensioni del club, ma della statura etica) società milanese vestita di nerazzurro, sfruttando qualche piccolo legame con un grande provider telefonico, utilizzava le intercettazioni per spiare le strategie di mercato dello stesso Moggi, uno che, metodi picareschi a parte, di calcio un po' ne capiva. La ricostruzione è credibile. Anche perchè fra l'altro è fatto accertato che la piccola società milanese utilizzava lo stesso metodo anche per "indagare" sulla vita privata di alcuni suoi tesserati. Ma questa è un'altra storia.
Dato per assodato questo punto, credo valga la pena sottolineare due cose: la prima, è che il reato commesso da Moggi (se reato c'è stato, mancano altri due gradi di giudizio) non è stato quello di fare acquistare dalla società un certo numero di schede svizzere, ma semmai quello di utilizzarle per fatti ritenuti illeciti; il secondo è che in ogni azienda quando un dirigente effettua una spesa, è tenuto a giustificarla al suo superiore, o direttamente al Cda. La Juventus può davvero dirsi totalmente estranea all'operato di Moggi? Certo, la società poteva anche non sapere di cosa si parlava quando venivano usati i telefoni 'svizzeri', forse, spariamola grossa, addirittura poteva non sapere che una delle schede era stata affidata all'arbitro De Santis. Da un punto di vista legale probabilmente quanto sostenuto nel comunicato è ineccepibile.
Ma quel comunicato, francamente, la Juventus avrebbe dovuto risparmiarselo, perchè da parte della stessa società che fino a ieri aveva guardato alla sentenza di Napoli nella speranza di una assoluzione di Moggi per avvalorare le sue chance di rivalsa giudiziaria non può non esserci la consapevolezza che quella che Luciano Moggi ha affrontato a Napoli, e quella che la Juventus affronterà presso le diverse sedi legali sportive (e forse non solo) nei prossimi anni, sono due battaglie giudiziarie diverse, legalmente slegate, ma indissolubilmente unite da dieci anni di storia calcistica. Per questo un dignitoso silenzio sarebbe stato la scelta migliore. Chi difende, giustamente, il principio secondo cui la legge dovrebbe punire in quantità proporzionali tutti quelli che hanno commesso degli errori (comprese le piccole società dai colori neroazzurri) dovrebbe almeno prendere coscienza di avere diviso con Luciano Moggi dieci anni di calcio, comprese le vittorie, e non esclusi, eventualmente, gli errori.
Ecco allora che quel comunicato sa tanto di scaricabarile.
C'era una volta lo stile Juve (e due).

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