mercoledì 18 marzo 2015

Alla lavagna - Juve uber alles

Lo scacchiere tattico con la Juve disposta con il 4-3-1-2
Un vecchio, e giustissimo, adagio del calcio, dice che le partite di Coppa si valutano sull'insieme dei 180 minuti. E allora, se vogliamo valutare nel suo complesso la doppia sfida fra Juventus e Borussia Dortmund, bisogna dire che non c'è stata partita. Il 5-1 complessivo è perfino fuorviante circa le reali dimensioni della superiorità dei bianconeri. In due partite, il temuto Borussia è riuscito a tirare in porta negli ultimi sedici metri non più di due volte: una, all'andata, per una scivolata di Chiellini (costata il gol di Reus, un episodio che ha - di fatto - tenuto aperto per quindici giorni un confronto che poteva essere chiuso già a Torino), una al ritorno, sullo 0-3, con un colpo di testa dello stesso Reus, parato da Buffon, In Italia, persino il Cesena aveva creato alla Juve maggiori grattacapi. 
Fermi tutti: sappiamo bene che le motivazioni e il grado di concentrazione con cui i bianconeri hanno affrontato l'impegno di Champions' erano molto superiori rispetto allo standard delle prestazioni in campionato, ma il paragone deve soprattutto far riflettere su un aspetto: lo spauracchio Dortmund, probabilmente, non era così forte come ce lo avevano dipinto.
Si potrebbe parlare a lungo dell'involuzione del Borussia, finalista di Champions' due stagioni fa. E probabilmente, un'analisi seria dovrebbe soffermarsi su quanto sia stata grave la cessione (non rimpiazzata) di Lewandovsky, che ha privato la squadra di un centravanti vero, e che trova conferma nelle difficoltà offensive dei gialloneri. Ma non è questo il focus della serata. Diamo allora uno sguardo alla partita, che la Juve di Allegri, non va dimenticato, ha per così dire vinto due volte: una col 4-3-1-2 (parziale 1-0 all'uscita di Pogba), una col 3-5-2 (2-0 nella restante ora di gioco). 

Riassunto delle conclusioni a rete. come si vede, il Dortmund ha tirato
una sola volta dall'interno dell'area di rigore. (Grafica: squawka,com)

La Juve col rombo
La scelta di Allegri di affrontare la gara col rombo di centrocampo (Marchisio in regia, Pogba sul centrosinistra, Vidal sul centrodestra, Pereyra trequartista) poteva sulla carta rappresentare un rischio per la tendenza dimostrata dai tedeschi all'andata, quando il Dortmund aveva spinto molto sulle fasce. A mettere tutto per il giusto verso ci pensa una bordata di Tevez dopo 3': cominciare una partita dall'1-0 risolve sempre molti problemi.
Nondimeno, Allegri dimostra di avere ben preparato la sfida: in fase di possesso il Dortmund alza i terzini sulla linea dei mediani. Ma Klopp, che all'andata aveva fatto ricorso al doppio regista (Sahin e Gundogan) stavolta schiera un mediano (Bender) e un regista (Gundogan) e Allegri, che evidentemente si aspettava la mossa, ha buon gioco a piazzare Pereyra quasi a uomo su Gundogan impedendogli di giocare. Anche se in telecronaca non viene rilevato, sin dall'inizio il Borussia ha difficoltà a far partire la manovra ed è costretto spesso a verticalizzare direttamente sulla punta.
Lo nota anche Klopp che, dopo essere partito con Aubameyang centravanti e Reus a tagliare dentro dalla fascia, cambia quasi subito disposizione offensiva e piazza Reus, il suo giocatore più forte, nella posizione di punta centrale, nel tentativo di fargli giocare più palloni. Tentativo fallito, per la ferrea marcatura di Chiellini (aiutato in seconda battuta da Bonucci).
A dire il vero, la posizione di Reus, che costringe Chiellini a giocare molto accentrato, apre un interessante varco sul centrosinistra, dove Mkhitarian potrebbe inserirsi, ma il trequartista, sempre pressato da Marchisio al momento di ricevere palla, non riesce mai a percorrere quella traiettoria, e anzi per giocare il pallone finisce con il decentrarsi sulla parte opposta del campo, il centrodestra, nell'imbuto predisposto da allegri fra Marchisio, Vidal e Lichtsteiner. Klopp proverà a farlo saltare 'girando' tutti i suoi trequartisti, ma la mossa non gli riuscirà mai.

Lo scacchiere con la Juve disposta col 3-5-2
La Juve col 3-5-2
L'uscita di Pogba per infortunio costringe Allegri ad anticipare una mossa probabilmente già prevista, cioè l'ingresso di Barzagli in luogo di un centrocampista e il passaggio al 3-5-2. Forse in condizioni normali il sacrificato sarebbe stato Pereyra. Con il nuovo assetto la Juve perde metri e ha inizialmente qualche difficoltà, spiegabile col fatto che Pereyra, arretrando di quindici metri, concede quindici metri di campo a Gundogan, che alzando la sua posizione di regista alza il baricentro dell'intera squadra.
Ma il 3-5-2 si sposa bene tanto con il Borussia a una sola punta, quanto con quello che Klopp varerà nella ripresa, con Ramos al posto di Mkhitarian, e due ali larghe in un 4-2-4: arretrando gli esterni la Juve ha sempre la superiorità numerica e l'opportunità di 'staccare' Bonucci, e anche a centrocampo mantiene l'uomo in più, chiudendo fra l'altro molto meglio le fasce.
La differenza a questo punto la fa l'attacco, con Tevez in giornata di grazia e Morata suo degno partner. Ma è tutta la Juve che quando rovescia il fronte appoggia l'azione avanzando con 5-6 elementi. Sono attacchi a folate che la difesa giallonera non può contenere: non siamo al catenaccio e contropiede dell'andata, ma a qualcosa di diverso, nel solco del gioco all'italiana. Chi ha qualche anno in più si ricorderà che attaccava così la nazionale di Bearzot.
In conclusione; è probabile che le ultime annate di vacche magre del calcio italiano abbiano portato, in sede di valutazione prepartita, a sopravvalutare un po' le qualità e le possibilità di passaggio del turno del Borussia, squadra con evidenti carenze di assemblaggio, che anche in campionato ha palesato un'amplissima gamma di problemi. Allo stesso tempo, è innegabile che la Juventus, per concentrazione e determinazione, ma anche per le qualità dei singoli, che hanno vinto tutti i duelli individuali coi loro dirimpettai in giallonero, abbia dimostrato di avere raggiunto una maturità adeguata per proporsi finalmente a un livello europeo. Forse (molto probabilmente) non abbastanza per vincere la Champions', ma almeno per (ri)posizionarsi con una certa stabilità nel gotha del calcio continentale, questo sì.


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