venerdì 11 luglio 2014

Anno Zero - 4. Il peso della Federazione

Tutti sanno che i Mondiali si vincono col talento, e magari con un pizzico di fortuna. Ma la fortuna, spesso, va aiutata. Avere una Federazione forte non garantisce di vincere i Mondiali, ma aiuta.
Sarebbe sciocco e superficiale, nell'analisi del momento nero del nostro calcio, dimenticarci proprio della Federazione, della sua situazione, del suo peso e dei risvolti che questo ha, in positivo e in negativo: spesso è a questo livello che nascono i problemi, e forse da qui derivano anche in questo caso.
La storia dice che, negli ultimi 40 anni, 11 presidenti si sono succeduti ai vertici della FIGC, per un totale di 13 mandati. Nel 1974, era in carica Artemio Franchi, che lo sarebbe rimasto fino al 1976; a seguire, la carica è passata a Franco Carraro (1976-78), ancora Artemio Franchi (1978-80), Federico Sordillo (1980-86), di nuovo a Carraro insieme a Manzella (1986-87), e poi ad Antonio Matarrese (1987-1996), Raffaele Pagnozzi (1996), Luciano Nizzola (1996-2000), Gianni Petrucci (2000-2001), ancora al sempiterno Carraro (2001-06), Guido Rossi (2006), Luca Pancalli (2006-07) e infine a Giancarlo Abete (2007-14), attualmente dimissionario. Degli ultimi 5 presidenti, ben tre (Petrucci, Rossi, Pancalli) sono stati Commissari Straordinari, quindi non legittimamente eletti ma chiamati a gestire situazioni di emergenza. Il che vuol dire che dal 2000 il nostro calcio vive in pratica in situazione di emergenza sistematica, senza trovare soluzione. Chiaro che in queste condizioni il peso politico della FIGC si sia molto ridotto.
Per capire quanto questo peso politico della Federazione possa, o non possa aiutare il cammino della Nazionale, bastano due esempi, uno negativo e uno positivo.
L'episodio paradigmatico in negativo è datato 2002: quando con la FIGC, retta dall'immarcescibile Franco Carraro (per molti "il Poltronissimo"), la Nazionale affidata a Giovanni Trapattoni affronta i Mondiali in Corea e Giappone. Non mi dilungo sulla trasparenza di quella edizione della kermesse: gli episodi poco chiari a favore dei coreani si succedettero in modo sistematico. Ma per l'Italia, furono in gran parte annunciati: una delle Nazionali più forti degli ultimi 30 anni, forse tecnicamente superiore a quella che avrebbe trionfato in Germania quattro anni dopo, finì fuori in malo modo, con il corollario di 4 gol annullati in 4 partite: dopo il 2-0 all'esordio contro il modesto Ecuador, contro la Croazia l'inglese Graham Poll annulla l'1-0 di Vieri a inizio secondo tempo, e nel finale un gollonzo di Materazzi che poteva valere il pari. Nel primo caso la ragione è un fuorigioco (inesistente), nella seconda un fallo di Inzaghi (ancora più inesistente).
Contro il Messico, nella partita decisiva, ancora gol annullato a Inzaghi, al 14°, per inesistente fuorigioco. Passiamo soffrendo molto e finiamo contro i padroni di casa della Corea a Daejeon. La partita, affidata all'arbitro Byron Moreno, la ricordano tutti. Non giocammo bene, ma fummo superiori, e pochi tengono a mente tutti gli episodi di un arbitraggio a senso unico: al 3° viene ammonito Coco per un'entrata gagliarda ma non cattiva, poi all'8° c'è un rigore molto dubbio per la Corea per fallo in area di Panucci, ma Buffon para. Al 22° Totti è ammonito per un fallo veniale su Kim, e forse bastava un avvertimento. Al 52° Kim Tae Young e Del Piero vengono a contatto: l'arbitro redarguisce tutti e due, ma il replay svela che la sbracciata è solo del coreano (già ammonito).
Nei supplementari, al 103° Totti riceve la seconda ammonizione, del tutto gratuita. Finito a terra per evidente fallo in area, non solo gli viene negato il rigore, ma addirittura l'arbitro lo accusa di simulazione e ci lascia in 10. Poi, al 114°, il guardalinee Rattalino alza la bandiera e fa annullare un gol regolare firmato da Tommasi su lancio di Vieri: sarebbe stato il golden gol a favore dell'Italia.
Perchè tutti questi episodi negativi? Qui  c'è una ricostruzione piuttosto credibile. 
L'esempio positivo, invece risale al 1982. Presidente della Federcalcio è Federico Sordillo, ma Artemio Franchi, suo predecessore, è diventato vicepresidente FIFA, e questo pone la FIGC in una posizione di grande forza. Che ci permette, fra le altre cose, di giocare la prima fase del Mundial 1982 nel fresco di Vigo, mentre tutte le altre formazioni cuociono sotto temperature tropicali. I vantaggi della scelta si vedranno a partire dal secondo turno.
Artemio Franchi
Artemio Franchi morì prematuramente all'età di 61 anni, il 12 agosto 1983, in un incidente d'auto. Qualcuno lo rimpiange ancora, e forse basta questo per capire a che punto siamo: è stato sicuramente il più grande dirigente della storia del nostro calcio (fra l'altro si deve a lui la nascita del Centro Tecnico di Coverciano), ma se fosse vivo oggi avrebbe 92 anni. Se dal 1983 a oggi non siamo riusciti a produrre nessun dirigente in grado, se non di eguagliarlo, almeno di reggere il confronto, forse qualcosa di sbagliato nel sistema esiste.
Ma veniamo alla attuale situazione. Al Mondiale siamo arrivati con un Presidente, Abete, molto debole. E isolato sul piano internazionale. Quanto avvenuto al sorteggio di Nyon che il 6 dicembre ha deciso la composizione dei gironi, è vomitevolmente interessante. Legittimamente inseriti in seconda fascia (dopo aver sfiorato la prima), gli azzurri prima si vedono affiancare nello stesso livello di sorteggio dalla Francia (che non ne avrebbe diritto, ma ha Platinì, che è Presidente UEFA e vicepresidente FIFA). Con una squadra in più in seconda fascia, è chiaro che uno dei gironi sarà più complesso degli altri, e naturalmente è il nostro, dove finiscono insieme Italia, Inghilterra e Uruguay. La Francia in compenso pesca un girone "morbido" con Ecuador, Honduras e la Svizzera. Che guarda caso è la squadra di Blatter, Presidente FIFA.
La verità, concentrata in poche parole, è che la nostra Federazione, per tanti anni, se non fra le più potenti almeno fra le più rispettate, è così debole da non potersi opporre a certi giochi di palazzo. E ora, per completare l'opera, è anche decapitata, perchè Abete come noto si è dimesso. Entro Ferragosto uscirà il nome del nuovo Presidente (o del commissario...) FIGC. Servirebbe qualcosa di nuovo nel motore, ma le candidature di Tavecchio e Macalli non sembrano particolarmente in linea con questa esigenza. L'unico nome alternativo che sembra avere i requisiti è quello di Demetrio Albertini. Non è una verginella, ma almeno è giovane e conosce il calcio anche a livello pratico: potrebbe essere un passo avanti. A condizione, beninteso, che anche all'interno delle varie Leghe venga imposta una linea (e individuate delle persone) in piena sintonia con la necessità di un cambiamento che presti più attenzione all'aspetto tecnico-agonistico per dare compattezza al nostro movimento. Solo così il nostro peso politico potrà tornare a crescere.

(4 - continua. Prossimamente: consigli per la ricostruzione)

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