sabato 12 ottobre 2013

Un guercio ai Mondiali di calcio

Un guercio ai Mondiali. Non è il titolo di un qualche improbabile "B movie" nè la 'solita' storia pionieristica di quando il calcio era sport per uomini duri. Infatti, l'incredibile episodio è accaduto appena una ventina di anni fa, e proprio sui nostri campi, visto che il Mondiale di cui parliamo è quello di Italia 1990. Il protagonista di cui parliamo è un attaccante della Corea del Sud, Lee Tae-Ho (Hangul, 29 gennaio 1961).
Attaccante fra i più grandi della storia nel suo Paese, Lee Tae-Ho ha già vestito la maglia della nazionale ai Mondiali 1986, ma la sua storia agonistica sembra arrivare al capolinea nel 1988, quando nel corso del secondo tempo di una partita di campionato con la maglia della sua squadra, i Daewoo Royals (dove ha giocato per l'intera carriera) mentre sta ricadendo dopo aver tentato un colpo di testa, subisce in un contrasto fortuito una violenta scarpata in pieno volto. Il colpo è molto violento, Lee perde sangue dall'orbita sinistra e viene condotto in ospedale, dove gli tocca un verdetto agghiacciante: l'occhio è perduto, perchè il calcio ha leso nervo e cornea. Dopo un soggiorno di circa tre settimane in ospedale, una equipe qualificata lo opera, rimuove il globo oculare sinistro e lo sostituisce con un occhio di vetro (nda: secondo altre fonti, più semplicemente, essendo stato leso il nervo, l'occhio è invece rimasto integro ma inutilizzabile per la visione. Dall'immagine propendo personalmente per la prima versione, ma non sono in grado di mettere la mano sul fuoco).
La cosa più incredibile, a questo punto, è che Lee Tae-Ho torna in campo. Conclusa anzitempo la stagione 1988 (12 partite, 5 gol; in Corea all'epoca il campionato coincideva con l'anno solare), torna in campo all'inizio della successiva, e giocando da titolare disputa 25 partite, con 8 reti. Gioca così bene (o forse in Corea sono così scarsi) che il ct della nazionale Lee Hoe-Taik lo richiama e addirittura lo include nella lista dei 22 per i Mondiali, anche se in Italia non scende in campo nemmeno per un minuto. Resta comunque l'unico giocatore con una mutilazione facciale ad essere mai stato convocato per il Mondiale, e l'unico con un grave difetto fisico dopo "El Divino Manco", ovvero l'uruguagio Hector Castro, che disputò (e vinse) l'edizione del 1930 pur privo di un avambraccio.
Dopo il Mondiale, Lee Tae-Ho gioca ancora due stagioni, con i suoi Daewoo Royals (in tutto 52 partite e 8 reti fra il 1991 e il 1992) poi appende le scarpe al chiodo a soli 31 anni. DIventato allenatore, mentre scrivo è contemporaneamente trainer della Dong Eui University Busan in Corea, e selezionatore della nazionale di Taipei. 
La sua storia, se escludiamo un paio di testate sudamericane che l'avevano segnalata proprio in occasione di quel Mondiale (uno degli articoli lo proponiamo qui sotto) è rimasta incredibilmente sconosciuta ai più, e ancora oggi può considerarsi pressochè inedita*.

(*inedita e talmente incredibile che prima di riportarla ho compiuto diverse ricerche, trovando conferma qui)


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