lunedì 7 ottobre 2013

Giancarlo Cadè, juventino ad honorem

Mi dispiace, davvero. Come juventino, non potrebbe essere altrimenti. La morte di Giancarlo Cadè (Zanica, 27 febbraio 1930; Zanica, 7 ottobre 2013) non può lasciarmi indifferente. D'altra parte, parliamo di un tecnico che alla Juventus ha regalato ben due scudetti, e senza nemmeno mai averla allenata.
Centrocampista centrale di buon livello, quando ancora si giocava col WM, spende la carriera fra Atalanta, Catania, Cagliari, Reggina e Mantova, e a quanto pare gioca anche una partita in nazionale, nel 1952, nelle eliminatorie della XV Olimpiade. A Tampere vinciamo 8-0 con gli Stati Uniti, ma forse non per merito suo, infatti non vede più il campo. 
Da allenatore, dopo parentesi a Reggio Emilia e Verona, arriva a Mantova, dove porta la squadra in A e la tiene per due stagioni, rendendosi artefice del primo scherzetto pro-Juve. è l'1 giugno 1967, e si gioca l'ultima giornata di serie A. Inter prima a 48 punti, la Juve segue a 47. L'Inter guida il campionato dalla prima giornata, e ha ottenuto di giocare di giovedì, per recuperare le energie dopo la finale di Coppa dei Campioni in programma il mercoledì precedente a Lisbona, che ha visto i nerazzurri battuti 2-1 dal Celtic. Il calendario regala alla Juve una partita difficile, contro la Lazio, che rischia la serie B, mentre l'Inter, sul campo del Mantova di Cadè, già salvo, sulla carta ha una sfida tranquilla. Per incentivarne l'impegno, la Juve si offre di pagare il premio partita ai giocatori virgiliani. Accettano tutti, tranne uno, Beniamino Di Giacomo, detto Gegè, il centravanti, ed ex dell'Inter. Si comincia. Parte forte l'Inter, con Suarez padrone del campo. Ma il Mantova ha un portiere giovane, di cui si parla assai bene: è un friulano, un certo Zoff, e nei primi dieci minuti sembra Batman. Dove non arriva lui, ci pensa la traversa a firmare un tiro di Mazzola. Primo tempo 0-0.
Nella ripresa, al 4', la Juve passa in vantaggio con Bercellino, e quasi contemporaneamente, ecco che Cadè fa lo scherzetto: Bedin perde palla a metà campo e Di Giacomo (proprio lui) si invola verso la porta nerazzurra. Si trova davanti il libero Picchi, potrebbe puntarlo, ma incredibilmente si lascia "accompagnare" verso la bandierina del corner.«Mi diceva "Gegè, stai largo"», racconterà lui anni dopo. Di Giacomo arrivato verso la bandierina scaraventa un innocuo cross al centro. Il portiere interista Sarti va in presa, ma incredibilmente la palla gli sfugge: 1-0 (sotto). L'Inter è cotta, e non segna più. La Juve raddoppia con Zigoni e batte 2-0 la Lazio, vincendo il 13° scudetto.


Passano sei anni, e Cadè incrocia di nuovo la strada della lotta scudetto. Stavolta in testa alla classifica c'è il Milan di Rocco, che all'ultima giornata va a giocare al "Bentegodi", contro il Verona del tecnico bergamasco. Vale la pena rilevare che ancora una volta c'è di mezzo una finale di Coppa, stavolta quella delle Coppe, che il Milan vince quattro giorni prima, a Salonicco, contro il Leeds, al termine di una partita vissuta tutta all'insegna del catenaccio.
Viene la domenica della Fatal Verona: la classifica recita Milan 44, Juve (all'Olimpico con la Roma) e Lazio (a Napoli) 43. Sappiamo tutti come è andata a finire... il Milan, fra lacrime e incredulità (sotto), perde 5-3, la Juve vince in rimonta per 2-1 con una bomba di Cuccureddu a 3' dalla fine. E la Lazio cede 1-0 nel finale al Napoli, infilata da un gol del giovane Damiani. Scudetto alla Juve, e secondo scherzetto di Giancarlo Cadè. 
Già, e lui? Cadè si ricorda del suo ex portiere, e dedica un pensiero a Zoff: "Gli dico, e lo ha visto, che anche nel Verona ci sono uomini veri, come a Mantova". E poi, tra il serio e il faceto, ammette: "forse la Juve dovrebbe farmi socio onorario". Non risulta che abbia mai ricevuto alcuna tessera e probabilmente è un peccato: in fondo Maifredi e Del Neri, alla Juve, hanno dato molto meno di lui.


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