mercoledì 28 marzo 2012

Viorel Năstase: dolce vita a Catanzaro

La dolce vita a Catanzaro. Sembra impossibile, eppure quando si arriva da una dimensione in cui la libertà personale non esiste, anche il professionista più glaciale può lasciarsi un po' prendere la mano. Capitò a Viorel Năstase (Bucarest, 7 ottobre 1953), attaccante e transfuga.
Storia romanzesca, la sua: debutta in seconda divisione romena col Progresul nel 1969-70 a 16 anni, e bastano due presenze a farlo notare: il 27 settembre 1970, non ancora 17enne, debutta in Divizia A, la prima divisione romena, e brucia le tappe, esordendo in Nazionale già il 18 aprile 1971, contro l'Albania. Il suo potenziale convince lo Steaua Bucarest, che lo arruola affiancandolo al monumento locale Anghel Iordanescu, tuttora il miglior marcatore "all time" dei rossoblù. Con lo Steaua resta 9 stagioni, costruendosi una ottima carriera che dura fino alla stagione 1978-79, e nella quale totalizza, da seconda punta, 77 reti in totale, che lo collocano ancora oggi nella top ten dei marcatori rossoblù di ogni epoca.
Dopo la vittoria in Coppa Romania del 1979, Năstase matura l'idea di scappare dal suo Paese: di mentalità liberale, è attratto dall'Occidente e si sente oppresso ogni giorno di più dalla limitazione delle libertà personali imposta dal regime di Nicolae Ceausescu. Così, agli albori della stagione 1979-80, approfitta di una trasferta in Svizzera, dove la Steaua deve giocare il primo turno di Coppa Coppe contro lo Young Boys Berna, per mettere in pratica i suoi propositi. Quando la squadra sta per lasciare l'albergo, al momento dell'appello sull'autobus i dirigenti si accorgono dell'assenza di Năstase. Immediatamente iniziano le ricerche, ma il giocatore ha lasciato la stanza volatilizzandosi nel nulla, e senza neppure accennare le proprie intenzioni ai compagni, per paura che fra loro potesse esserci qualche spia della Securitate. Năstase resta nascosto non si sa dove per un paio di giorni, poi ricompare chiedendo asilo politico al governo svizzero.
Dopo una stagione di stop forzato, nel 1980 riparte dalla Germania, nelle fila del Monaco 1860, che lo tessera a formare una interessante coppia d'attacco al fianco di un giovane di belle speranze, Rudi Voller. Năstase ripaga con 14 gol (capocannoniere della squadra) che però non bastano a salvare il 1860 dalla retrocessione. A quel punto però si fa vivo il Catanzaro del presidente Adriano Merlo, che ha appena ceduto l'idolo dei tifosi Massimo Palanca. Per evitare il linciaggio, Merlo ha promesso alla 'torcida' giallorossa l'ingaggio di quello che oggi chiameremmo 'top player'. Năstase, appunto.
Fiore all'occhiello della campagna acquisti, pagato 400 milioni di lire, diventa il primo romeno del campionato italiano. Si presenta in ritiro agli ordini del giovane tecnico Bruno Pace senza sapere una sola parola di italiano, ma in condizioni fisiche superbe: asciutto, reattivo, allenato, professionale. Di sinistro fa quello che vuole e a 28 anni ha una buona esperienza: da lui ci si attende molto.
Le premesse sono ottime: in precampionato si fa apprezzare con giocate da antologia e nella prima gara ufficiale di Coppa Italia in curva Ovest spuntano anche un paio di bandiere romene. I problemi però arrivano in autunno: nelle prime cinque giornate Năstase non segna ma gioca bene. Finalmente si sblocca alla sesta, a Como, con una cannonata di sinistro che batte il portiere Giuliani. Nella stessa partita però subisce un brutto infortunio: il truce stopper Silvano Fontolan gli entra duro sulla gamba e Năstase paga le conseguenze del suo giocare "alla Sivori", coi calzettoni abbassati e senza parastinchi: frattura della tibia e sei mesi di stop.
Il Catanzaro supplisce all'assenza con il giovane Edi Bivi, che vive un anno magico mettendo a segno 12 gol. Ma durante la convalescenza, Năstase commette l'errore fatale: comincia ad apprezzare la "movida". Anzichè passare i sei mesi in palestra per recuperare, comincia a frequentare discoteche e locali sul lungomare. Essendo un idolo, le donne non gli mancano,e la villa che la società gli ha messo a disposizione diventa apprezzato teatro di una serie infinita di happening che per usare un termine utilizzato da un noto ex premier, potremmo definire "cene eleganti".
Purtroppo gli effetti della condotta di vita del romeno si fanno sentire a marzo, al rientro: Năstase non centra più la porta, ha la pancetta, in campo cammina. Finisce il campionato con 14 partite e 1 gol, quello di Como.
Il Catanzaro comunque chiude 7° e il presidente Merlo conferma Năstase per altri due anni, convinto di recuperarlo alla causa. Sbagliato. L'anno successivo il Catanzaro retrocede in serie B con soli 13 punti, e Năstase è disastroso: in condizioni fisiche quasi impresentabili gioca solo 8 partite, con un solo gol, contro l'Avellino.
Merlo non ne ha ancora abbastanza: «In B Năstase farà la differenza», si lascia scappare. Non l’avesse mai detto. Tra fughe dai ritiri, strane indigestioni, tasso etilico da scaricatore di porto, il romeno trova il tempo per giocare, come l'anno prima, appena 8 partite (con il solito golletto), prima di fuggire dal ritiro del Catanzaro nel febbraio del 1984, mentre la squadra precipita verso la C1. Inizialmente nessuno si allarma: non è la prima volta che il romeno scappa dal ritiro per qualche appuntamento galante, o per un solitario rendez-vous con una bottiglia di rhum. Solo che stavolta non torna, e comunque la società non fa nulla per cercarlo: tanto il contratto gli scade a giugno e se non si presenta a riscuotere lo stipendio, non è un grosso problema.
Nessuno sa dove finisca. Su Năstase cala il silenzio per diversi anni: fioriscono su di lui leggende in serie, fra cui una molto gettonata lo vorrebbe, tornato in Romania dopo la caduta di Ceausescu, arrestato e imprigionato per truffa aggravata. Riemerge dall'oblio nel 2005, come allenatore del Callatis Mangalia, club di terza divisione, di cui diventa - e se le informazioni sono esatti resta tuttora - Direttore Sportivo. Chissà se rimpiange la vita notturna di Catanzaro.

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