martedì 20 marzo 2012

Scandalito al Mundialito

Cominciamo da una realtà impopolare, ma innegabile, oltre che nota a tutti coloro che frequentano con una certa assiduità l'ambiente calcistico: poche cose sono malsane come l'atmosfera che circonda il calcio giovanile. Ci sono madri e sorelle che incitano i figli recitando rosari di insulti ad arbitro e avversari, e padri immancabilmente convinti di avere prodotto con il solo uso del loro cromosoma Y un fuoriclasse in possesso del destro di Pelè e del sinistro di Maradona. E poi ci sono i classici dubbi sull'età dei protagonisti, a volte rinfocolati dalla presenza di (sedicenti) quindicenni, di solito africani o sudamericani, che sfoggiano sul viso (che a quell'età si suppone imberbe) barbe fluenti degne di un castrista cinquantenne.
Proprio di una turpe storia di cartellini artefatti e scambi di persona vogliamo narrarvi stavolta. Torniamo indietro a trentuno anni fa, febbraio 1981. In Argentina si disputa il "Mundial Infantil de Futbol", torneo calcistico internazionale Under 14 (quindi sono ammessi i nati dal 1967 in poi) di grande richiamo (noto anche come "Mundialito") che vede in gara 24 squadre di tre continenti, Asia, America ed Europa.
C'è anche un'italiana, l'Inter allenata da Mario Meneghetti, accreditata fin dall'inizio fra le più forti del lotto, che si conferma squadra di grande levatura anche sul campo, grazie soprattutto alla presenza sulla trequarti di Massimo Ottolenghi, trequartista dal grande gusto per il gol, che nel corso della manifestazione ne realizza ben 8, laureandosi capocannoniere del torneo  e trascinando la squadra fino alla finale.
Contro i poveri boliviani dell'Academia Tahuichi, il 4 febbraio 1981, i nerazzurri chiudono in parità tempi regolamentari e supplementari, ma si dimostrano più precisi dal dischetto e vincono il trofeo ai calci di rigore. Commovente la dichiarazione di mister Mereghetti, evidentemente un vero sportivo: 
«Per me - dichiara - non è importante che l’Inter sia diventata campione, ma che i nostri ragazzi abbiano fraternizzato con tanti coetanei di diverse parti del mondo».
L'Inter torna in Italia con la Coppa, ma purtroppo, alcuni giorni dopo, sul quotidiano "Il Manifesto" un'inchiesta scopre gli altarini. Il giocatore presentato come Massimo Ottolenghi, nato a Limbiate il 29/3/67, si chiama in realtà Massimo Pellegrini, nato a Frascati il 15/1/66. Insomma: l'Inter in Argentina ha attribuito a un ragazzo di 15 anni compiuti (dunque ampiamente fuori età per il torneo) le generalità di un ragazzino di 13, che in realtà è rimasto in Italia, e grazie ai gol del "fuori quota" ha vinto il torneo: un'intera competizione è falsata, e per la credibilità del nostro calcio è un duro colpo. Viene da dire uno dei tanti.
La truffa fa il giro d'Italia, e contribuisce a sollevare un'intero campionario di becere affermazioni: a cominciare dalla dichiarazione di Sandro Mazzola, allora consigliere dei nerazzurri, che ammette l'imbroglio ma si giustifica in maniera ammirevole: «In fondo è un'abitudine diffusa in tutto il mondo, chi è senza peccato scagli la prima pietra». Gli fa eco il responsabile del settore giovanile, Mario Fiore, che afferma che «In Argentina c'era un'altra squadra, di cui non posso fare il nome, che ha giocato con elementi certamente fuori età», Insomma, chi siamo noi interisti per rispettare le regole? Mica saremo i più fessi? E mentre i giornali argentini ci vanno giù pesante parlando di "Truffa Italiana" e ribattezzando il Mundialito come "Scandalito", il giovane Pellegrini, che vive alla Pinetina nel pensionato della società nerazzurra, chiarisce ogni dubbio con una breve dichiarazione: «Non mi ha obbligato nessuno a far finta di essere un altro. Mi è dispiaciuto solo avere visto sui giornali la foto di Ottolenghi anzichè la mia...». La madre, bontà sua, difende il figlio dicendo di sapere che era andato in Argentina sotto falso nome ma aggiungendo che «In Italia queste cose le fanno tutti».
Sia come sia, il 21 febbraio l'ufficio inchieste federale deferisce l'Inter e 8 tesserati alla Disciplinare: fra loro Mazzola, il dg Beltrami, mister Meneghetti, i dirigenti Migliazza, Della Giovanna e Fiore, e, ovviamente, Ottolenghi e Pellegrini.
Il 20 marzo arriverà la sentenza che (poi confermata dalla Caf) infligge 2 anni di inibizione a Migliazza, 1 a Fiore, 1 a Meneghetti, 6 mesi a Pellegrini, 5 milioni di multa all'Inter. Assolti invece Mazzola, Beltrami, Della Giovanna e il "prestanome" Ottolenghi.
Tragicomico, in compenso, l'esito del sacrosanto ricorso inoltrato dai boliviani dell'Academia Tahuichi, i quali vorrebbero tanto poter vincere il torneo, ancorchè a tavolino, e chiedono l'assegnazione del trofeo. Ma a difendere l'inter c'è un Peppino Prisco versione deluxe, che con la sua arringa finale convince la giuria a non assegnare la Coppa: «Avremo anche sbagliato - argomenta - ma ho saputo che in caso di vittoria ai ragazzini boliviani erano stati promessi un appartamento e un'automobile ciascuno. Ora: io mi chiedo e vi chiedo... ma vi pare possibile che a 13 anni si possa guidare un'automobile?». Applauso.
Chiusura con Pellegrini: giovane fra i più promettenti del panorama nazionale, pochi mesi dopo venne convocato in Nazionale Under 16, ma crescendo non mantenne le promesse. Dopo avere esordito in serie A nell'Inter nel 1982-83, l'anno dopo giocò 23 partite in B, n prestito a Monza, rientrò poi nell'Inter, ma senza trovar spazio in prima squadra, e peregrinò nel resto della carriera fra Cagliari, Empoli, Ancona, Spal, Sassuolo e Poggese. Senza mai rammaricarsi troppo di quanto aveva fatto: «In fondo ho giocato una finale internazionale davanti a 70mila persone. Se non avessimo falsificato il cartellino, non avrei mai vissuto quell'esperienza». Ah, il volto pulito del calcio giovanile!

5 commenti:

  1. bello il ricordo di prisco ... in quel caso giustamente i titoli sportivi non vennero ri-assegnati... esattamente come nel 2006 hihihhi

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  2. La Coppa fu giustamente tolta all'Internazionale e giustamente assegnata alla finalista perdente: Academia Tahuichi; forse prima di dare delle risposte a vanvera bisognerebbe informarsi...

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  3. Prendo per valido quanto dice l'anonimo, ma gli chiedo, per mia curiosità, oltre che di firmarsi, anche di citare le fonti, perchè di una vittoria assegnata all'Accademia Tahuichi non c'è traccia nè sugli annali de La Stampa, da me consultati, nè sul libro di Carlo Petrini "I Pallonari" (ed Kaos), dove si ripercorre la vicenda, e nemmeno sul sito della stessa squadra Boliviana, dove invece si rimarca la vittoria ottenuta nell'edizione dell'anno precedente, 1980.
    http://www.tahuichi.com.bo/es_historia.php
    Su questo sito - http://www.storiedicalcio.altervista.org/inter-scandalito-argentino-1981.html - si legge che "Tra lo scandalo e la farsa, l’Inter dovette restituire la vittoria ai boliviani", ma poche righe dopo, in contraddizione, si legge che in seguito "Alla domanda di Ormezzano sulle intenzioni di restituire la Coppa, Fraizzoli rispose: 'Possono pure venire a prendersela. Quattro mesi fa manco sapevo di questo torneo. E i ragazzi, come facevo a conoscerli'... ", segno che la Coppa l'aveva ancora lui.
    In base alle ricerche da me compiute (non sono infallibile, ma giuro che ne ho fatte) non è attestata una restituzione del trofeo, che magari è anche avvenuta, ma di cui non ho trovato prove.
    Se qualcuno ne sa, parli, almeno capiremo come è andata a finire veramente...

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  4. La coppa fu rimandata indietro..ricordo come fosse ora il servizio andato in onda nel tg1 condotto all'epoca dei fatti da Paolo Frajese..si collegò in diretta con un aeroporto milanese, ora non ricordo quale e mostrarono la coppa che veniva imbarcata sul volo per Buenos Aires mentre Frajese imbarazzato commentava la vicenda.

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  5. Prendo atto del contenuto del commento e lo prendo per buono.

    Da adesso in avanti, ogni commento anonimo sarà eliminato.

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