domenica 11 dicembre 2011

Clasico: sulla scacchiera è più forte Guardiola

El Clasico 216 va in archivio con l'ennesima vittoria del Barcellona, e la Liga si riapre. Merengues e Azulgrana sono appaiati in vetta, anche se il Real ha una partita in meno e, vista la competitività media del torneo, potrebbe tornare capolista solitaria. L'undici di Mourinho però ha perso l'occasione di strangolare il campionato. Vincendo, avrebbe mandato il Barca a -6 (virtualmente -9) e pareggiando lo avrebbe tenuto a -3 (virtualmente -6): tutta un'altra cosa.
Da una sfida che metteva di fronte i tre candidati al pallone d'oro 2011 (Xavi, Messi e Cristiano Ronaldo) era lecito attendersi di più sul piano squisitamente tecnico (si sono visti invece molti errori, specie nella prima mezzora), mentre sul piano prettamente tattico il confronto fra due dei migliori allenatori del mondo, Mourinho e Guardiola, non ha deluso. Vediamo perchè.
Situazione di partenza.
C'era un po' di incertezza sugli assetti che sarebbero stati messi in campo, e alla lettura delle formazioni qualche sorpresa effettivamente c'è. Il Barcellona sceglie il 4-3-3 (in stagione aveva spesso preferito il 3-4-3 con rombo a centrocampo), e manda in campo tutto sommato la squadra che tutti si attendono, con l'unica variante di Sanchez al posto di David Villa. Per contro, il Real, nonostante la pretattica, sceglie il 4-2-3-1 con diverse varianti rispetto alle attese. In difesa, Fabio Coentrao dall'inizio rileva Arbeloa, mentre a centrocampo c'è Ozil e non Khedira. In avanti, Benzema è la "punta di paglia" che deve favorire gli inserimenti di Ronaldo e Di Maria, che partono larghi.


Il diagramma intende riassumere i principali temi tattici della partita nei primi sessanta minuti.


Analisi primo tempo

La partita si mette subito come meglio non si potrebbe per il Real che segna con Benzema dopo 23", più per errori degli avversari che per proprio merito. Mourinho imposta inizialmente una partita di grande pressione, che manda fuori giri il mediocampo del Barca (specie Busquets, che per un quarto d'ora non ci capisce niente), con Diarra e Alonso molto aggressivi e Di Maria che seguendo una traiettoria molto larga costringe Abidal a stare lontano dall'area di rigore, allargando gli spazi difensivi dei catalani. Finchè i "2+3" del Real restano raccolti in fase di non possesso, il Barcellona non riesce a ripartire e questa fase tattica dura almeno venti minuti. Poi il pressing madridista cala di intensità. Quasi contemporaneamente, Guardiola cambia sistema di gioco e passa al 3-4-3 alzando Dani Alves sulla linea dei centrocampisti. Sebbene molto criticato in telecronaca, l'esterno ha un merito importantissimo, che è quello di allargare gli spazi fra le due aree, che Mourinho aveva intasato proprio per impedire la giocata classica del Barcellona, ovvero il fraseggio stretto con "imbucata" verticale per vie centrali. Per lo stesso motivo, Sanchez, che inizialmente aveva ricevuto libertà di muoversi sul fronte offensivo, cambia movimenti e si posiziona molto largo a sinistra per poi tagliare dentro o puntare Coentrao, che comunque rispetto a Marcelo, sulla fascia opposta, resta basso, proprio per controbattere il cileno: segno che Mourinho questa mossa se l'aspettava.
Sembra una partita a scacchi, ma Messi trova la giocata che spezza l'equilibrio alla mezzora: parte in dribbling sulla trequarti, salta due avversari, mandando all'aria la superiorità numerica del Real nella zona centrale di cui si era detto poc'anzi, e imbuca per Sanchez, che insacca l'1-1. Nell'occasione la linea a quattro madridista è tutta dietro la linea del pallone, ma forse si fa cogliere troppo avanzata rispetto all'area di rigore.
Il gol del pareggio muta il copione della partita: il Real riduce il ritmo, abbassa il baricentro e prova nell'ultimo quarto d'ora a colpire di rimessa, cercando spazio dietro le linee catalane: Cristiano Ronaldo però è abbastanza fuori dal gioco e il tentativo non riesce.

Analisi secondo tempo

Mourinho, che ha valide ragioni per essere soddisfatto del primo tempo dei suoi, prova a ripeterlo nella ripresa, e al rientro in campo il Real appare motivatissimo, alzando subito il baricentro. Stavolta però la sorte non è dalla parte delle Merengues, perchè al 53°un tiro al volo di Xavi dai trenta metri batte sul tacco di Marcelo e cambia direzione facendo secco Casillas: stavolta la corsa ad handicap tocca al Real, che però non si dimostra altrettanto bravo nel rimontare. Mourinho ci mette qualcosa di suo, togliendo Ozil (che non stava facendo una gran partita, ma era prezioso in fase di raccordo) e inserendo Kakà, chiaramente più offensivo. L'ex milanista, però, farà peggio del compagno. In svantaggio, Mou è costretto a cercare di allargare gli spazi per sperare nelle folate offensive di Cristiano Ronaldo, e dispone la squadra di conseguenza, ma la scelta è un'arma a doppio taglio perchè tutti sanno che negli spazi la manovra del Barca è quasi inarrestabile. Il rischio potrebbe pagare al 65°, ma CR7 è in pessima serata e divora un bell'assist di Xabi Alonso. E sulla ripartenza, con il Real troppo allungato, ecco che Dani Alves fa valere la sua posizione di esterno di centrocampo con un cross al bacio per Fabregas. L'ex Arsenal fino a quel momento era rimasto del tutto avulso della manovra, ma su un assist così non si può esimere: 3-1.
La partita in pratica ha detto tutto. Mourinho fa quello che faceva all'Inter, ovvero butta dentro una punta centrale in più, Higuain, e toglie Di Maria, che era calato alla distanza, ma da esterno era molto più pericoloso di quanto risulterà il compagno al centro dell'area. Khedira rileva Diarra, ma tatticamente non cambia nulla. Dall'altra parte, Iniesta (che parte molto largo a sinistra) è una spina nel costato del Real, e dai suoi piedi partono almeno tre occasioni per il potenziale 4-1. Che però resta, per l'appunto, solo potenziale.

Conclusione


Il Real perde una partita importantissima in chiave campionato e la perde, oltre che per una questione di episodi, certo non secondaria, per l'incapacità della squadra di far fronte adeguatamente alle tre grandi sfide di giornata: il controllo di Messi, la fase di interdizione nell'avvio dell'azione del Barca e la gestione degli spazi. Nel dettaglio, il fuoriclasse argentino è stato limitato discretamente dalla ragnatela che vedeva alternarsi su di lui Diarra (in fase di ripartenza), Marcelo e Sergio Ramos (quando il 10 si avvicinava all'area); limitato, però, non è annullato, e Messi ha messo lo zampino nell'1-1 di Sanchez. In fase di interdizione, finchè la squadra ha avuto fiato per portare la massima pressione su Busquets, il play del Barcellona ha mostrato di non possedere una freddezza pari alla propria cifra tecnica; il metodo usato da Mourinho, però, per quanto efficace, era troppo dispendioso per poter essere utilizzato lungo tutto l'arco della partita, e Busquets, calando la pressione, è cresciuto alla distanza. Infine, la gestione degli spazi: molto migliore quella operata da Guardiola, che con i tagli da sinistra a centro di Sanchez e gli inserimenti in corsa di Dani Alves a destra e Iniesta a sinistra ha messo costantemente in ambasce la difesa madridista. Sull'altro fronte, con Cristiano Ronaldo in cattiva serata, solo Di Maria, fino a che ha avuto fiato, ha aggredito gli spazi creando superiorità numerica nella trequarti offensiva. Un po' poco, per un Real che, pur restando in testa al campionato, non ha mostrato un ampio ventaglio di soluzioni alternative in termini di giocate offensive.

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