martedì 24 febbraio 2015

Alla lavagna: Juve-Borussia e la lezione di Rocco

Ah, i cari, vecchi amici tedeschi! Nel calcio se non ci fossero bisognerebbe inventarli: sono 60 anni che li battiamo quasi sempre allo stesso modo: fino agli anni Ottanta si chiamava "difesa e contropiede", poi è arrivato il calcio moderno e adesso si usa il binomio "baricentro basso e ripartenza". Ovviamente è la stessa cosa. E con i crucchi la lezione di Rocco funziona sempre. 
Da un punto di vista tecnico, e soprattutto sul piano atletico, alla vigilia, avevo il timore che il Borussia Dortmund potesse essere più forte della Juventus: ora il timore è diventato certezza, perchè in questo momento i gialloneri sono superiori, soprattutto per freschezza fisica e ritmo di gioco. 
Però allo Juventus Stadium hanno perso male: tanto possesso palla, ma nessuna occasione limpida dentro l'area, solo tiri da fuori. Più lo scivolone di Chiellini, che purtroppo rischia di pesare molto sul doppio confronto.
Per il resto, la Juventus ha fatto una partita piuttosto intelligente, soprattutto perché era l'unica che attualmente le sue forze le permettono di fare. Se non c'è la gamba, si gioca di astuzia, e Allegri (di cui certo non sono il massimo sostenitore) stavolta è stato bravo: ha assecondato Klopp facendogli fare quello che più gli piace, cioè sviluppare un calcio di iniziativa, e poi ha colpito la sua squadra in quello che è il suo punto debole: una difesa approssimativa coi centrali, poco protetta da due mediani forti tecnicamente ma piuttosto lenti come Gundogan e Sahin.
Si può discutere, e si discuterà, se lo sviluppo della partita sia davvero frutto di una strategia deliberata, oppure derivi dalla necessità dei bianconeri di adattarsi all'aggressività dei tedeschi.
La distribuzione dei tackle, quasi esclusivamente nella metà campo juventina,
dimostra come i bianconeri abbiano scelto di aspettare il Borussia: non
risultano infatti tentativi di rubare palla nella trequarti avversaria
(immagine: elaborazione da originale di Squawka.com)

Personalmente ritengo che ci sia una combinazione dei due fattori, ma che a prevalere sia la prima opzione: le statistiche dicono che la Juventus ha avuto il 48% del possesso palla totale (in campionato la sua media è di oltre il 60%) e nel primo tempo era addirittura al 42%. Questo testimonia una assoluta mancanza di pressing nella metà campo avversaria, e non può che derivare da una scelta precisa. Ma è stata, questo sì, una scelta pericolosa, perché finché il Borussia ha avuto la forza di alzare a sua volta la pressione sulla trequarti, la Juventus ha fatto fatica anche a ripartire. Eppure, e non può essere casuale, entrambi i gol bianconeri sono arrivati in momenti in cui la pressione tedesca era massima, e quindi il baricentro del Dortmund era più sbilanciato in avanti. 
Naturalmente, in questi casi, il rischio di non essere apprezzati è forte. Ma alle critiche rivolte alla Juve che ho ascoltato in televisione nel post-partita, opporrei la forza dei numeri, altra riprova di come la strategia di gara fosse centrata: il possesso palla, l'abbiamo visto, è a favore dei tedeschi (52% contro 48%), ma tutte le altre statistiche dicono Juve: tiri totali (9-5), corner (8-4), cross (20-19), dribbling riusciti (36-13), contasti vinti (75 a 64). I tedeschi, avendo più possesso, si sono passati di più la palla (484 tocchi a 419), ma la percentuale di riuscita è identica (80% per entrambe).

Infine, vale la pena analizzare, a posteriori, le dichiarazioni del prepartita di Allegri, che era stato criticato per avere detto che anche uno 0-0 sarebbe potuto essere un buon risultato: detto che il 2-1 è certamente meglio, ma non di molto (il Dortmund deve segnare, e gli basta l'1-0 per passare), ma anche lo 0-0 avrebbe costretto i tedeschi ad attaccare. 
E se il Borussia attacca, offre spazi alle qualità di Tevez e Morata: sarà così anche al ritorno, al Westfalenstadion. Uno stadio dove è difficile giocare, per tutti. Ma dove non è impossibile vincere in trasferta: ci riuscì, per esempio, l'Italia di Lippi, nella semifinale mondiale contro la Germania, con i gol di due juventini, Grosso e Del Piero. Il secondo, a ben ricordare, in contropiede.
I soliti tedeschi...

Il gol dell'1-0 della Juve: un esempio paradigmatico di contropiede.

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