domenica 16 novembre 2014

Alla lavagna - Italia-Croazia e le nozze coi fichi secchi

Partiamo da un presupposto: quando si è più deboli dell'avversario, il pareggio non è risultato di cui vergognarsi. Naturalmente, si può discutere, e si discuterà, su quale sia la vera forza della Croazia (squadra che, al pari di noi, è uscita al primo turno negli ultimi Mondiali) e su quanto il nostro calcio e la nostra Nazionale siano caduti in basso nelle gerarchie internazionali. Resta il fatto che a mio parere, per un'Italia priva di Bonucci, Barzagli, Pirlo, Verratti e Montolivo (e aggiungiamoci pure Ogbonna e Balotelli, che coi tempi che corrono sarebbero venuti bene) l'1-1 rimediato contro un avversario tecnicamente più dotato e soprattutto in formazione-tipo, è un risultato che ogni critico dotato di una certa onestà intellettuale dovrebbe ritenere positivo.
L'Italia resta imbattuta sotto la gestione-Conte, rimane in vetta al girone insieme proprio ai croati (squadra che in 7 partite non abbiamo mai battuto, prendendo anzi sonore legnate anche quando eravamo molto più forti di ora), e considerato che agli Europei andranno le prime due di ogni girone e più della metà delle terze classificate, il punticino conquistato a San Siro è un bel passo avanti verso la qualificazione.
Antonio Conte ancora una volta ha azzeccato la lettura tattica della partita, ha saputo far fronte a un paio di svolte negative imprevedibili (l'errore di Buffon che ci è costato l'1-1 e l'uscita per infortunio di Pasqual), ha saputo correre ai ripari e apportare i giusti correttivi ad inizio ripresa quando la Croazia stava prendendo il sopravvento, e la nostra nazionale ha finito la partita meglio degli avversari. Di più, con la rosa a disposizione stasera, forse non avrebbe fatto nemmeno Padre Pio.

La partita
Sul piano tattico, una bella sfida fra due allenatori di grande intelligenza calcistica. Nella Croazia, Kovac imposta un 4-2-3-1 che in fase di possesso palla diventa un 4-3-3, con Modric e Rakitic a fare gioco e Perisic, Mandzukic e Olic ad allargare la difesa azzurra, e talvolta addirittura un 3-4-3, quando Srna sale a centrocampo. Olic, che tutti i giornali immaginavano a sinistra, gioca invece a destra, permettendo a Perisic di giocare sulla fascia opposta al suo piede di calcio, e poter così tagliare all'interno per tirare in porta, mossa che pagherà i suoi dividendi. Conte però azzecca la lettura, disponendo da un lato De Sciglio e Darmian a rafforzare la corsia sulle percussioni di Perisic, e dall'altra Pasqual a tenere il passo di Olic, lasciando Chiellini e Ranocchia a sorvegliare Mandzukic, che verrà completamente annullato dai centrali azzurri. In mezzo, con De Rossi e i due esterni votati a mansioni più che altro difensive, sono Marchisio e Candreva a creare gli strappi, sfruttando gli spazi aperti dalle punte Immobile e Zaza, destinati a una partita di fatica.
Proprio da un'incursione dei nostri due interni arriva il gol del vantaggio, siglato da Candreva con un preciso tiro da fuori. Sbloccato il risultato, la sensazione è che, nonostante il miglior palleggio dei croati, l'Italia possa gestire il vantaggio e magari colpire in contropiede, e in effetti i biancorossi spingono in avanti e talvolta si disuniscono in copertura. A riportarli in partita però ci pensa un intervento difettoso di Buffon su tiro di Perisic, rientrato verso il centro. Il quasi contestuale infortunio che porterà all'uscita di Pasqual innesca una serie di problemi: in panchina non c'è un giocatore con caratteristiche simili al fiorentino e così, l'ingresso di Soriano sbilancia il centrocampo, portando in corsia un Candreva che non copre in fase di non possesso, e dirottando De Sciglio sulla sinistra, dove risulta meno efficace.

La Croazia prende nettamente il sopravvento e diventa padrona della partita nel finale di primo tempo e nel primo quarto d'ora della ripresa, quando il dato del possesso palla diventa impietoso. Con Zaza e Immobile stanchi, non si tiene più un pallone, e allora Conte corre ai ripari, inserendo prima El Shaarawi, che si colloca largo a sinistra con Candreva esterno di destra in un 4-5-1 e quindi Pellè il luogo dello stremato Zaza. Proprio l'ingresso di Pellè, che ha le qualità per tenere palla e giocare di sponda, inverte nuovamente l'inerzia della gara anche perchè degli spazi aperti dal centravanti beneficia un El Shaarawi fresco e motivato. L'interruzione dovuta al lancio di fumogeni dagli spalti non aggiunge e non toglie granchè a una partita che l'Italia ha ormai ripreso e che non molla più fino alla fine. La sensazione è che per una volta siamo riusciti a fare le nozze coi fichi secchi, ma il confronto con la Croazia, che è più giovane di noi, possiede giocatori più tecnici e di maggiore fantasia e si è presentata a San Siro con un numero di alternative (in panchina c'erano Jedvai, Kovacic, Kramaric e Vrsalijko è impietoso nel mettere in risalto le difficoltà in cui si dibatte il nostro calcio. 

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