martedì 23 settembre 2014

"Cina" Bonizzoni e le sigarette di Bernardini

"L'importante, nel calcio, è capire. Solo che si capisce sempre dopo". L'aforisma, disarmante nella sua semplicità, è di Luigi Bonizzoni (Milano, 23 novembre 1919 - Ossona, 6 dicembre 2012), per tutti "Cina", dopo che un suo ex compagno di scuola diventato giornalista, tale Giovanni Brera, lo soprannominò, pare sin da quando erano vicini di banco "El Cinès", per via degli occhi leggermente a mandorla.
Nipote di Giuseppe Bonizzoni, grande milanista negli anni Venti-Trenta, si portò dietro il soprannome anche nella sua carriera da giocatore, per la verità non particolarmente ricca di successi. Dal Legnano al Milan (senza mai giocare in rossonero), poi al Padova, alla Cremonese e al Lecce. Smette al termine del campionato di guerra 1942-43, fa una parentesi a Lecco nel 1946, ma smette definitivamente a soli 27 anni.
Il fatto è che il "Cina" è un uomo intelligente e ben conosce le proprie qualità e i propri limiti. 
Giocatore di rara intelligenza, da tecnico si fa conoscere al Magenta, passa al Monza e quindi nel 1950 al Brescia. Da lì comincia la carriera ad alto livello che lo porterà ad allenare Como, Atalanta, Verona, Milan (scudetto nel 1958-59), Udinese, Brescia, Mantova, Genoa, Foggia e Cesena. Lo chiamano "Il mago della tattica", e lui se la prende un po'. "Uè, son solo un appassionato", ma in realtà è il primo a teorizzare la diagonale e la sovrapposizione in un calcio dove il massimo della sapienza di solito è azzeccare le marcature.
In realtà, pur essendo un uomo semplice, ha grande occhio per i particolari, e in un'epoca in cui nessuno lo faceva, è tra i primi a recarsi all'estero per confrontare i propri metodi di allenamento con quelli in voga in altri Paesi. Quando è al Brescia, nel 1951, la società gli concede un periodo di studio a Londra, per vedere gli allenamenti dell'Arsenal. Torna e presenta la nota spese. Il presidente Cucchi già suda freddo. Poi strabuzza gli occhi: "Oh, ma sei andato a vedere l'Arsenal o il Brugherio? Dove hai dormito, sulle panchine di Victoria Station?". Frugale e curioso. Un po' bizzarro, forse. In effetti è il primo allenatore professionista ad accettare di allenare la Nazionale Cantanti. Eppure il suo segno nel calcio italiano dell'epoca è profondo: non solo perchè scrive una cinquantina di libri di tecnica e tattica che poi saranno usati a Coverciano (memorabile il saggio "Come si batte un calcio d'angolo") ma anche perchè, da tecnico, allena ben quattro futuri allenatori della Nazionale: Maldini e Valcareggi, nel pieno della carriera, ma soprattutto Zoff e Trapattoni, che gli devono entrambi il debutto in serie A.
Bonizzoni e il massaggiatore del Milan, l'olandese Van Zandt. Siamo nel 1959
Ma la nota caratteristica del "Cina" è la giovialità. Ride sempre. Anche quando nel 1952 il principe Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo (uomo ricco e strampalato che si uccise ispirando la canzone di Modugno, vecchio frac), aprendogli la porta dello studio per firmare il contratto, lo riceve senza niente addosso. "Uè, principe, ma lei è nudo". "Ma cosa pretende, che la riceva in abito da sera?".
La più bella sul suo conto, però, è dell'autunno 1953. Dopo la parentesi a Palermo, è tornato al suo Brescia. Siamo a dicembre e le rondinelle vanno in trasferta a Vicenza. Si gela, quel giorno: 15 sotto zero, e "Cina" dopo venti minuti in panchina ha un colorito bluastro. Il tecnico vicentino, Fuffo Bernardini, mosso a pietà, lo invita a sedersi sulla sua panchina e a dividere con lui la coperta, una trapunta di lana caldissima. Il Brescia ne infila tre. A un certo punto, Bernardini guarda Bonizzoni e gli dice: "Cina, cosa vuoi di più dalla vita? Stai vincendo 3-0, sei al caldo e ti sei fumato tutte le mie sigarette". Forse il calcio di una volta era un po' diverso.
Si ritira a vita privata nel 1973. E fa vita talmente riservata che quando il Milan festeggia il centenario, nel 1999, si dimentica di invitarlo. In società (sic) pensano che sia morto. 
Muore davvero nel 2012. Ma alcuni suoi libri a Coverciano li usano ancora.

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