martedì 9 settembre 2014

Alla lavagna: l'Italia è solida, la Norvegia si sgretola

Al debutto in una partita "vera", la nazionale di Conte bissa il 2-0 rifilato all'Olanda nell'amichevole di esordio, ma il peso specifico del risultato appare diverso, non solo perché questa volta c'erano in palio i tre punti. Per quanto mi riguarda, pur conoscendo la pochezza tecnica dei nordici, ben lontani dai fasti degli anni Novanta, ero convinto che in Norvegia avremmo sofferto di più, per portare a casa la vittoria. In realtà la sofferenza è stata limitata al solo piano atletico, e circoscritta a soli venti minuti, ovvero la fase iniziale del secondo tempo, quando i nostri avversari, più rodati da un campionato in fase avanzata, hanno provato a gettarsi in avanti con tutta la veemenza di cui erano capaci, ma all'atto pratico l'Italia non ha mai davvero rischiato di subire gol, andando anzi vicina a segnare il terzo in almeno un paio di occasioni.

Schieramenti
Conte sceglie Darmian e De Sciglio sulle fasce e Giaccherini e Florenzi interni, e sono queste le scelte di maggior peso, perché il lavoro oscuro dei due intermedi, chiamati a coprire le avanzate dei laterali e nel contempo a spingersi in avanti ad appoggiare l'azione offensiva, risulta poco appariscente, ma molto funzionale in un primo tempo dove le linee di gioco della Nazionale, contrariamente a quanto avvenuto contro l'Olanda, si sviluppano quasi esclusivamente sulle corsie, secondo meccanismi che ricordano molto la prima Juventus contiana, quella senza grandi attaccanti, che spesso superava l'avversario di turno proprio grazie all'insistenza della manovra. La Norvegia, dal canto suo, prova a opporsi con un 4-1-4-1 dove Johansen è l'equilibratore davanti alla difesa, e i due esterni offensivi rivestono i ruoli chiave: infatti, Daehlie e Nielsen in fase di possesso stringono al centro, cercando di mettere uomo contro uomo la nostra difesa, nell'intento di costringere Bonucci, il meno marcatore dei nostri, all'uno contro uno con il muscolare Joshua King, una specie di Tore Andre Flo (molto) più scarso. L'idea del tecnico norvegese in linea di principio è giusta, ma i raddoppi di De Rossi, molto basso come posizione di partenza, e i ripiegamenti di Darmian e De Sciglio non permettono mai ai nordici di realizzarla compiutamente, anche perchè la linea a 4 è statica e i due laterali Flo e El Abdellaoui non hanno nè i piedi nè l'atteggiamento giusti per appoggiare l'azione proponendosi in avanti. 

Gestione degli spazi 
Per un quarto d'ora l'Italia non trova varchi perchè la Norvegia difende bassa, e non permette alle nostre punte di cercare la profondità. Poi il gol di Zaza (che sarebbe da annullare, perchè Immobile è in posizione chiaramente influente) costringe la Norvegia a cambiare qualcosa e ad alzarsi un po'. Questo facilita il compito alle punte azzurre, che partono affiancate e vicine, ma giocano 'a pendolo': uno dei due attaccanti (di solito Zaza, ma non sempre) torna a prendere il pallone, l'altro aggredisce la profondità, allargando la linea norvegese.Si gioca su ritmi alti, e questo in teoria per l'Italia non è un bene: in effetti gli errori di misura, legati alla condizione ancora approssimativa di molti uomini, sono numerosi, ma i norvegesi in tutto il primo tempo sono pericolosi solo in mischia e per il resto non arrivano mai oltre la trequarti. A inizio ripresa, come già detto, il baricentro dei nordici si alza e per venti minuti l'Italia fa fatica a uscire dalla sua metà campo. Poi la spinta norvegese cala e Conte si conferma condottiero abile e fortunato, perché la scelta di togliere dal campo Darmian (benzina finita) e mettere Pasqual paga subito i dividendi con un cross al bacio del nuovo entrato per Bonucci che chiude la partita. 

Conclusioni 
Il doppio vantaggio rende tutto più facile: la Norvegia deve scoprirsi e lascia spazi in profondità alle spalle dei difensori: una situazione che per lo stile di gioco dell'Italia è come un invito a nozze: se Zaza fosse più cinico, ci sarebbe il tempo per farne altri due, ma va bene anche così. Prendiamo i tre punti, e i tanti lati positivi della partita, su tutti la certezza di aver trovato una precisa identità, e una solidità difensiva che non si vedeva da un po'. La nostra squadra, lo ripeto, non mi sembra fortissima, ma è solida e coesa, e per un girone con Croazia, Bulgaria, Norvegia, Malta e Azerbaijan, oltre alla Norvegia, in cui passano le prime due e la terza va a fare uno spareggio per un posto residuale, la qualificazione non dovrebbe davvero essere in dubbio.




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