domenica 29 giugno 2014

Miguel Herrera, il più viscerale dei messicani

Secondo alcune pubblicazioni specializzate, è stato finora, alla pari con il ct cileno Jorge Sampaoli, il miglior tecnico del Mondiale, anche se i telespettatori lo hanno apprezzato soprattutto per le sue cravatte e per una gestualità decisamente sopra le righe e per una certa, inattesa somiglianza con il sindaco Joe Quimby dei Simpson. In realtà Miguel Ernesto Herrera (Hidalgo, 18 marzo 1968) in Messico è un personaggio a tutto tondo, molto apprezzato anche e soprattutto per il suo modo di essere, da sempre e in modo assolutamente spontaneo, del tutto sopra le righe.
Un esempio? Beh, per esempio, potreste immaginarli, voi, i vari Prandelli, Low o Pekerman prestarsi a cantare e danzare (beh, danzare...) attorno ad un cannone in un brano di ska? Ecco, lui lo ha fatto...
Siamo sicuramente di fronte a un personaggio viscerale, poco incline a trattenere le proprie emozioni e spesso eccessivo nell'esternarle, che anche per questo è diventato una sorta di icona per i media del suo paese (qui un servizio di 4 minuti sulla sua celebre esultanza - a partita ancora in corso - per la vittoria dell'America, da lui allenata, nel campionato Messicano), che gli perdonano anche alcuni scambi di vedute decisamente sopra le righe con alcuni giornalisti e con diversi arbitri (memorabile la volta in cui, espulso durante la finale di andata contro il Cruz Azul, uscì dal campo gridando, rivolto all'arbitro Marco Antonio Rodriguez la frase "soy tu papa", "potrei essere tuo padre", per sottolineare come il direttore di gara gli dovesse molto più rispetto).
Miguel Herrera piace alla gente proprio per i suoi eccessi. Gli stessi che lo accompagnarono nella carriera da giocatore, che lo vide, nonostante una struttura fisica non esattamente agile (168cm per 73kg) e una espressione spesso piuttosto allucinata, arrivare fino alla Nazionale, con cui fu protagonista, come grintosissimo terzino destro (la foto parla da sola), del secondo posto nella Copa Amèrica 1993 disputata in Ecuador, che vide la "Tricolor" sconfitta in finale dall'Argentina, e lo avrebbe dovuto vedere anche titolare ai Mondiali USA dell'anno dopo.
Invece, proprio la sua incapacità di trattenere le proprie emozioni gli costò una squalifica, l'esclusione dalla rosa della Tricolor e, di fatto, pose fine alla sua carriera internazionale. In una delle gare di qualificazione, quella contro l'Honduras disputata l'11 aprile 1993 e vinta 3-0 dal Messico di Miguel Mejia Baron, infatti, dopo ripetuti contrasti con l'ala honduregna Eugenio Dolmo Flores (che gli rifilò anche uno schiaffo), Herrera decise di farsi giustizia da solo con un un 'carrinho' di rara efficacia che gli costò il rosso e il successivo ostracismo del suo tecnico. Ma che nel suo genere resta un gesto di rara plasticità...

Città del Messico, stadio "Azteca", 11 aprile 1993
Qualificazioni Mondiali CONCACAF

Messico-Honduras 3-0

Reti: 7° Luis Flores, 76°rig. Hugo Sanchez, 90° Ambriz

Messico (4-3-3): Campos; Herrera, Suarez, Ramirez Perales, Raul Ramirez; Ambriz, Garcia Aspe, Patino (29° Gutierrez); Luis Flores (89°Galindo), Hugo Sanchez, Luis Garcia. All.: Mejia Baron

Honduras (4-3-3): Fernandez; Sambula, Calix (78° Luis Alberto Flores), Yearwood, Castro; Dolmo Flores, Argueta, Velezquez; Rosales, Richardson Smith, Funes Barrientos (41° Obando). All.: Malinowski

1 commento:

  1. sicuro che "soy tu papa" non si riferisse all'elasticità morale della madre dell'arbitro, vista anche la relativamente giovane età di Herrera? Bellissimo il carrinho. Zino

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