giovedì 12 giugno 2014

Alla lavagna: Brasile caotico, ma per ora basta Neymar.

Tutto secondo pronostico nella sfida inaugurale dei Mondiali 2014. Il Brasile batte 3-1 la Croazia e comincia col piede giusto l'avventura nella Coppa del Mondo. Sul campo però non tutto è andato secondo le previsioni. La gara, ben al di là di quanto dica il punteggio, si rivela equilibrata per almeno sessanta minuti, e alla fine è difficile dire se sul risultato finale abbiano pesato più la differenza tecnica, oppure gli errori in serie del portiere croato Pletikosa, oppure ancora un arbitraggio che ha sorretto i verdeoro nei momenti più difficili.

Formazioni
In campo vanno i 22 annunciati e entrambe le squadre si dispongono secondo il 4-2-3-1. L'unica differenza rispetto alle previsioni è nella posizione dei tre trequartisti brasiliani: Scolari porta Oscar dalla prevista posizione di centro a quella di ala destra, Neymar trasloca dall'estrema sinistra alla posizione centrale e Hulk si posiziona sulla sinistra, lui che normalmente gioca esterno destro.
Le ragioni di questo girotondo possono essere essenzialmente due: la prima, quella di sorprendere la Croazia, che aveva chiaramente preparato la partita con le posizioni "solite" dei trequarti; la seconda, quella di portare Neymar più nel vivo del gioco, anziché lasciarlo emarginato su un'ala.

La partita
Per oltre mezzora l'idea non convince: la Croazia, grazie anche a tanta corsa, riduce al minimo gli spazi di manovra dei brasiliani, e anzi si fa pericolosa per ben due volte, e quindi arriva addirittura al gol dell'1-0 con una azione di Olic a sinistra e una sfortunata deviazione di Marcelo.
I croati tengono benissimo le distanze, raddoppiano con puntualità sul portatore di palla, e non disdegnano qualche rudezza sulla trequarti. Sfiorano anche il raddoppio, prima che Neymar, con un tiro sciabattato dal limite dell'area, sigli l'1-1 con un rasoterra certo molto angolato, ma su cui la reattività di Pletikosa è francamente imbarazzante. 
Nella ripresa la partita mantiene una propria linearità nel primo quarto d'ora: il Brasile sale di tono, la Croazia resta guardinga, e si limita a spezzare l'azione e a servire velocemente palla avanti, dove Jalovic si prodiga per tener palla più che si può, e Brasile all'attacco, soprattutto con le sovrapposizioni di Dani Alves a destra e Marcelo a sinistra. La Croazia si chiude, si abbassa, e in qualche modo resiste, finchè, su un pallone abbastanza innocuo, un contatto veniale in area fra Lovren e Fred viene punito dall'arbitro Nishimura con un rigore oggettivamente molto generoso. Sul tiro dal dischetto Neymar cambia idea all'ultimo istante e calcia male; Pletikosa stavolta mostra riflessi pronti, ma ha le mani di burro: intercetta la sfera che però carambola ugualmente in gol. 
La Croazia tenta il tutto per tutto e con personalità alza subito di venti metri il proprio baricentro. Il Brasile, sorpreso, rincula, a tratti sbanda, è in affanno. Gli slavi hanno l'occasione per pareggiare, ma Rebic è colto in azione fallosa, e sul capovolgimento di fronte Oscar, probabilmente il migliore dei brasiliani, con una "puntata" evidenzia una volta di più la scarsa reattività di Pletikosa e gli riserva il terzo dispiacere della serata.

La chiave tattica
Non c'è stata, paradossalmente, una vera chiave tattica in una partita che è vissuta soprattutto sulla concatenazione di episodi. Importanti comunque, al di là degli errori dei singoli, le linee di gioco, che hanno visto la Croazia creare i maggiori problemi al Brasile agendo per linee esterne (con i due terzini spesso molto alti, e quindi in grado di offrire spazi agli avversari sulle corsie di competenza. Il Brasile, viceversa, ha creato i maggiori fastidi con gli inserimenti dalla profondità di Neymar lungo l'asse centrale e con le invenzioni di Oscar, di fatto finta ala destra ma capace, pur da una posizione di partenza periferica, di ricoprire compiti di regista offensivo.

Conclusioni
Il fatto che si trattasse della partita inaugurale, con le sue tensioni (particolarmente evidenti sui volti dei brasiliani prima del calcio d'inizio)  e la forma ancora approssimativa di diversi atleti rende difficile trarre conclusioni. Di certo, si è vista una Croazia organizzata, molto attenta nelle distanze fra i reparti, in possesso di un centrocampo di fini palleggiatori. Certo, l'assenza di Mandzukic si è fatta sentire, e più ancora ha pesato la giornata nera di Pletikosa, portiere dal passato affidabile ma dal presente decisamente più opaco. Nel Brasile, ancora imballato ed un po' caotico a centrocampo, si è molto avvertita la mancanza di un uomo d'ordine, in grado di far ripartire l'azione con la necessaria fluidità: né Paulinho né Luiz Gustavo (comunque ottimo in interdizione) hanno questa caratteristica.

Neymar
Anche se il calcio è un gioco di squadra, vale la pena spendere, in chiusura, due parole su Neymar, il giocatore più atteso, che si è rivelato, insieme a Oscar, l'arma vincente del Brasile. La scelta di farlo giocare da trequartista centrale è stata una bella intuizione di Felipe Scolari: nessuino dei due playmaker nelle fila della Croazia posti davanti alla difesa (Modric e Rakitic), aveva le caratteristiche per marcarlo quando tornava in profondità, e questo ha permesso al numero 10 verdeoro di potersi smarcare e quindi  inserire in avanti con una certa facilità, eseguendo semplici movimenti a pendolo. Ciò premesso, le qualità che Neymar ha mostrato lasciano sperare in un ottimo Mondiale da parte sua; per contro, resta da valutare la sua tenuta nervosa. Anche contro la Croazia è incappato nei suoi vecchi eccessi, fra cadute drammatizzate e atteggiamenti provocatori verso gli avversari. Ha rimediato una ammonizione, che potrebbe pesare sul futuro del suo torneo e anche, inevitabilmente, su quello della nazionale brasiliana.

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