mercoledì 7 maggio 2014

Toronto Blizzard, ultima fermata per Bettega

Moller; Wilson, Karlsson, Spalding, Kodelja; De Luca, Ragan, Calvert; Byrne, Roberts, Bettega. Allenatore: B.Houghton. Questo undici, che non sembra esattamente uno squadrone (e in effetti non lo era), è una delle formazioni di partenza dei Toronto Blizzard nella stagione 1983 della NASL (da quelle parti all'epoca la stagione seguiva il calendario solare, da febbraio a ottobre, più o meno). 
Non c'è bisogno di fare tanti giri di parole: anche se in rosa c'erano almeno altri tre giocatori veri (il portiere svedese Jan Moller, ex Malmoe, che poi difenderà la porta dell'Helsingborg, il difensore, pure svedese, Conny Carlsson, oggi manager del Trelleborg, e lo scozzese Jimmy Nicholl, ex Man United che poi tornerà in Europa a giocare nei Rangers), è chiaro che siamo qui per parlare del signore col numero undici, Roberto Bettega (Torino, 27 dicembre 1950), e della sua singolare esperienza canadese.
Singolare per quegli anni, quando i giocatori italiani difficilmente lasciavano il patrio suolo, e per la scelta del campionato, visto che la National American League Soccer non offriva il tramonto dorato che oggi è possibile trovare nella MLS. 
Oltreoceano, nelle fila dei Blizzard, Bettega giocò due stagioni, 1983 e 1984. Probabilmente, però, tutto era cominciato circa due anni prima, in un nebbioso mercoledì di Coppa (Campioni), una di quelle sere che ti cambiano la vita, e non esattamente in meglio. 4 Novembre 1981: nel ritorno degli ottavi di finale, la Juve del Trap riceve l'Anderlecht di Tomislav Ivic per cercare una difficile rimonta. In Belgio era andata male. Le squadre italiane soffrivano sempre le squadre belghe, in quel periodo: il fuorigioco sistematico non ci andava giù. Sembrava una diavoleria sofisticata che nessuno era in grado di aggirare o neutralizzare. Era stato così anche a Bruxelles, stadio Park Astrid, ma in una serata balorda, il gol di Marocchino aveva lasciato aperta la speranza di rimonta. 


In mezzo alla nebbia, la Juve carica a testa bassa: Bettega di testa al 7° scavalca il portiere ospite, ma la palla, racconta Nando Martellini, con la sua voce pacata, "ha colto la base del palo". La Juve insiste, e all'11° Brady lancia verso l'area. Bettega si avventa sul pallone, ma in volo, per cercare la palla, c'è anche il portiere dell'Anderlecht, Munaron. Lo scontro è inevitabile. Avevo sette anni, ma ricordo ancora il "porco cane" di mio padre quando si rese conto che Bettega aveva avuto la peggio. Resta a bordo campo a farsi curare, poi prova a rientrare, ma al 27° getta la spugna: entra Fanna. La Juve, sotto di un gol (Geurts al 44°) pareggerà nel finale con Brio. Tutti a casa, la Coppa Campioni anche quest'anno la vince qualcun altro. Sì, ma Bettega? La prima diagnosi è "danneggiamento del collaterale del ginocchio sinistro. Fuori almeno due mesi". Al giorno d'oggi il recupero è scontato e i tempi vengono rispettati, ma negli anni Ottanta non era così. Bettega resta fuori cinque mesi. Poi, ad aprile, nel tentativo di non perdere quelli che sarebbero i suoi ultimi Mondiali, tenta un disperato recupero e riesce anche ad andare una volta in panchina, ma il ginocchio non è stabile. Addio Spagna.
Pare che la telefonata decisiva sia arrivata proprio mentre era fermo, forse a marzo, dal suo ex compagno di squadra "Morgan" Morini. "Se vuoi un'esperienza nuova potresti provare con il Canada. Ti ricordi che sono stato una stagione nella Nasl, due anni fa... esperienza stupenda. A Toronto ci sono tanti italiani, poi puoi imparare l'inglese, magari a te che vuoi fare il dirigente potrebbe servire, al tuo posto ci farei un pensierino".
E il pensierino, Bettega lo fa. Come racconta la "Toronto Gazette" già nell'aprile 1982, cominciano i colloqui fra lui e i dirigenti dei Blizzard: un'ultima stagione alla Juve, poi Bobby-gol farà l'emigrante. 
Non sarà una grande annata: dopo l'infortunio, Bettega non è più quello di prima. E non è più titolare, perchè la juve davanti ha Rossi e Boniek, e Bobby gol si deve riadattare all'ala, in ballottaggio con Marocchino (nel senso che in trasferta, per stare coperti, gioca quell'altro). Una pletora di pali e traverse (undici in tutto in campionato) non lo aiutano a rendere meno amaro l'addio, che si consuma, giusto per non farsi mancare nulla, con la sconfitta di Atene contro l'Amburgo di Magath.
E Canada fu: il primo anno va così-così: Bettega debutta a stagione in corso (il campionato americano a giugno è già a metà strada) e mette insieme 16 presenze con 2 gol e 8 assist, ma la sua squadra perde il "Soccer Bowl", cioè la finale del campionato, a Vancouver, contro i Tulsa Roughnecks e come abbiano fatto, davvero non si spiega, visto che esaminando la rosa di Tulsa di quell'anno, non sembra nemmeno possibile un confronto, tanta pare la differenza fra i due roster.

Il roster dei Blizzard 1984. Lo sponsor è da 'terziario arretrato'
L'anno seguente Bettega con 28 presenze, 8 gol e 13 assist offre finalmente prestazioni all'altezza della propria fama, ma il campionato NASL appare in difficoltà, con crollo diffuso degli spettatori e scarsissima copertura televisiva. E per buona misura il finale è amaramente identico all'anno prima. Blizzard di nuovo alla finalissima, che stavolta si gioca al meglio delle tre partite contro i Chicaco Sting di Margetic e Rojas. Si comincia a Chicago (se volete farvi del male, la partita integrale è disponibile. Qui il primo tempo, qui il secondo), dove Toronto prende la testa al 21° quando il terzino Bruce Wilson raccoglie palla sui 40 metri e calcia a seguire verso il centro area. Il portiere degli Sting, Victor Nogueira, aspetta indisturbato, ma clamorosamente la palla gli scappa in mezzo alle braccia e termina in rete. 1-0 all'intervallo, ma la ripresa è tutta di Chicago, che pareggia col giovane argentino Margetic e poi trova il gol vincente all'84° con il cileno Rojas. Due sere dopo, a Toronto, davanti a 8.000 spettatori, due gol di Margetic lanciano Chicago alla vittoria finale, 3-2: la serie è già finita. E anche se nessuno può saperlo, quella sarà l'ultima partita della NASL, che chiuderà i battenti nell'inverno 1984, a causa della chiusura di quasi tutte le squadre, e anche l'ultima di Bettega. Bobby gol torna in Italia e vorrebbe ancora giocare. 
Bettega con Bonini e Furino a Torino nell'amichevole Juve-Blizzard 1984
Ha nostalgia della sua Juve (contro cui da "canadese" ha giocato due amichevoli: 1-1 in Canada nel 1983, 0-0 a Torino nella primavera 1984), ma chiaramente un ritorno al "Comunale" è improponibile. Comincia a trattare, non troppo convinto, con la Cremonese e l'Udinese al mercato di riparazione, ma come si legge su questo articolo di "Repubblica", per un vizio normativo, la nostra legge sportiva lo considera al pari di uno straniero, in quanto "proveniente da federazione estera".
Alla fine non se ne farà nulla, un po' per i regolamenti, un po' perchè il 2 novembre Bobby gol finisce in ospedale con una frattura cranica dopo essere uscito di strada con la sua A112 a Borgo d'Ale. Alla fine forse, per il ricordo agonistico di un campione, è stato meglio così.

Una rara riproduzione dei Blizzard di Bettega per il Subbuteo

Una rarità: l'articolo della Toronto Gazette che per primo ipotizza il trasferimento di Bettega.
Siamo nell'aprile 1982

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