mercoledì 19 febbraio 2014

Gioca lo Schalke. Avanti, c'è posto

Che siano i 73.261 dell'Olimpico di Roma o i 2.952 del "Rino Mercante" di Bassano del Grappa (tanto per fare due esempi agli antipodi), nulla è più bello e gratificante per un calciatore che giocare di fronte a uno stadio gremito ai limiti della capienza. Un evento che purtroppo, in Italia, ma anche nel resto d'Europa, capita sempre più di rado. Si può discutere se la colpa sia delle televisioni, che hanno allontanato il pubblico dall'evento reale convincendolo ad accontentarsi della sua riproduzione filmata, del caro-biglietti, o - caso tutto italiano - di certe regole che di fatto limitano la possibilità di seguire la propria squadra in trasferta, senza fare distinzioni fra soggetti potenzialmente pericolosi e innocui padri di famiglia. Una cosa, comunque, è certa: oggi anche quando gli stadi sono pieni, non sono più pieni come una volta.
Per tanti anni, il criterio con cui gestire l'affluenza allo stadio è stato basato sul semplice empirismo: da una parte c'era la capienza teorica, dall'altra quella effettiva, che era semplicemente ottenuta facendo entrare gente fino a quando era fisicamente possibile contenerla nell'impianto. Per fare un esempio italiano, capita così di leggere che il "Dall'Ara" di Bologna, ancora oggi conservato in una struttura molto simile all'originale e capace di accogliere 38.279 spettatori, tutti a sedere, nel 1927 nel giorno della sua inaugurazione (si chiamava "Littoriale"), fu in grado di contenerne ben 63.000 per una amichevole fra Italia e Spagna. Le cronache informano che comunque tutto si svolse "con fascistissimo ordine e senza incidenti".
Anche se sembra incredibile, però, questi eccessi molto latini sono nulla in confronto a quanto accadde più o meno negli stessi anni in Germania. 
Voliamo idealmente a Gelsenkirchen, in Renania, città da sempre caratterizzata dalla sua grande passione per il calcio, e dal profondo legame con la squadra cittadina, lo Schalke 04. Il successo sociale dello Schalke deriva probabilmente dal fatto che, sin dalla sua fondazione fu capace di incarnare al meglio i valori della città che rappresenta: contrariamente a quanto avvenuto in tutto il resto della Germania, dove a fondare le varie società furono quasi sempre giovani della borghesia più agiata o nobili un po' annoiati, lo Schalke fu fondato da lavoratori delle locali acciaierie, connotandosi da subito come un club espressione della 'working class'.
Dopo sei mesi senza calcio, il pubblico prende d'assalto la biglietteria del Gluckhauf
Con vantaggi e problemi del caso: infatti, nel 1931 proprio il club di Gelsenkirchen fu il primo a essere sospeso dai campionati per ...inadempienze finanziarie, dopo che per un anno intero non aveva dato ai suoi tesserati nemmeno il rimborso spese minimo previsto dallo statuto federale.
Lo Schalke fu sospeso dall'attività per sei mesi. Via via che si avvicinava la data in cui la squadra sarebbe tornata a giocare nel suo stadio, il Kampfbahn Gluckhauf (34.000 spettatori - teorici), l'attesa in città cresceva, sempre più palpabile, sempre più febbrile.
Finalmente, venne il giorno tanto atteso, con la prima amichevole della nuova stagione, avversario il Fortuna Dusseldorff. 
Un buon modo per valutare correttamente i casi di gol-fantasma...
Le cifre sono discordi: c'è chi dice che il Gluckhauf fu preso d'assalto da 70.000 persone, chi sostiene ce ne fossero 73.000, chi forse la spara grossa, stimandole in 82.000. Di certo erano tante. Così tante che, finito lo spazio sulle tribune, cominciarono ad ammassarsi a bordo campo, vicino alle linee laterali, e poi addirittura sopra le tettoie delle tribune stesse e persino sopra le traverse. 
La partita, a quanto pare, fu regolarmente giocata "in un clima di generale concordia". Anche perchè, a giudicare dalle immagini, innescare una rissa in quella situazione non sarebbe stato esattamente un lampo di genio...

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