martedì 25 febbraio 2014

E dire che una volta mi bastava Barberis...

Riflettevo in questi giorni che quando ero piccolo (parliamo di anni Ottanta) il calcio in tv non mi bastava mai. Da un lato, probabilmente, ero io poco selettivo: ricordo che guardavo con interesse anche il campionato svizzero quando su RSI passavano Lugano-Servette o Bellinzona-Etoile Carouge. E tra parentesi, Beppe Albertini era un grande telecronista. Ma dall'altro lato, probabilmente, il calcio in tv era poco rispetto a quello che poteva essere il desiderio di vederlo. In fondo, nel nostro campionato a un certo punto giocavano tutti insieme Maradona, Platini, Junior, Laudrup, Zico, Edinho, Cerezo, Paolo Rossi, Tardelli, Scirea, Causio, Passarella, Altobelli e Rummenigge, e tutto quello che la Rai mostrava era la differita di un tempo di una partita di serie A (o B) la domenica pomeriggio e le partite di coppa al mercoledì. Naturalmente, finchè c'erano le italiane: davvero poco.
Mi rifacevo con i Mondiali, che per me erano la sublimazione del calcio, mentre mi facevano rabbia gli Europei. Rabbia, sì, perchè con tutte le nazionali forti che c'erano in Europa, la fase finale era ridotta a otto squadre, e nel giro di due settimane le partite erano già finite. Certo, il livello della fase finale era altissimo, ma non c'era nemmeno il tempo di entrare nel clima, e già era il momento di vedere Platinì (84) o Gullit (88) alzare il trofeo.
Come appassionato, ho gradito molto l'ampliamento della fase finale a 16 squadre nel 1996 in occasione dell'edizione inglese: lo slogan era "Football's coming home", e francamente l'impressione era che la manifestazione fosse giunta finalmente alla sua piena maturità.
Adesso, forse per compensare tutte le partite che non ho potuto vedere quando ero piccolo, ecco che a partire dall'edizione 2016 in Francia gli Europei passano a 24 squadre e onestamente, persino a uno come me, sembrano troppe. Non sono certo che quando il barone De Coubertin (che era francese, c'entra qualcosa?) diceva che "l'importante è partecipare" intendesse dire che alle fasi finali ci dovevano andare tutti. Lo avranno frainteso?
Sarà un Europeo 'ecumenico': in Europa, contando anche l'ultima arrivata, Gibilterra, ci sono 53 nazionali (nazionali, non nazioni. Giova ricordare che il Regno Unito ne mette in campo 4, per antico privilegio). In pratica alla fase finale si qualificherà circa la metà delle squadre iscritte. Il regolamento prevede, con la Francia, ammessa di diritto come Paese organizzatore, 9 gironi (8 da 6 squadre, uno da 5), da cui si qualificheranno tutte le prime, tutte le seconde, la migliore terza e le 4 vincenti dei playoff fra le altre 8 terze classificate. Per fare un esempio, nel gruppo C andranno direttamente in Francia due fra Spagna, Ucraina, Slovacchia, Bielorussia, Macedonia e Lussemburgo. E la terza potrebbe farcela attraverso i playoff. 
Ora, di fronte alla prospettiva di vedere in tv nel giugno 2016 una sfida ad alto livello di appeal fra Slovenia e Galles (inserito con Bosnia, Belgio, Israele e Andorra, potrebbe farcela), anche il fanciullino che guardava volentieri Lugano-Servette sperando in un gol del 'sempiterno' Umberto "Berto" Barberis (Sion, 5 giugno 1952), prova un po' di repulsione. 
Per trasformare il riflusso in fastidio ci mancava solo una cosa: la dichiarazione di Cesare Prandelli, che ha definito "duro" il nostro girone. Considerando che ci contenderemo due posti (e mezzo) per le fasi finali insieme a corazzate come Bulgaria, Croazia, Norvegia, Azerbaijan e Malta, e che il nostro tecnico, tanto preoccupato da cotanti avversari è lo stesso che dice che in Brasile "non siamo favoriti ma possiamo giocarcela fino in fondo", l'unica ipotesi che può conciliare le due dichiarazioni è che Prandelli soffra di disturbo bipolare.

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