mercoledì 12 febbraio 2014

Alla lavagna: Fiorentina-Udinese, la chiave è sulle fasce


La Fiorentina batte 2-0 l'Udinese e torna in finale di Coppa Italia dopo 13 anni.
Al di là dei trascinanti commenti dei telecronisti Rai (capisco che il prodotto non vada mai sminuito, però c'è un limite a tutto), la partita del "Franchi" si è rivelata piuttosto povera sotto il profilo prettamente tecnico, secondo una tendenza che ormai coinvolge, purtroppo, tutti i confronti fra squadre di serie A, ma in compenso non ha deluso le aspettative sul piano tattico. Personalmente attendevo con una certa curiosità il confronto fra due allenatori come Guidolin e Montella, che ritengo, con modi e caratteristiche diverse, fra i migliori in assoluto nel disporre in campo le loro squadre. Il confronto di andata aveva visto prevalere il realismo di Guidolin, tecnico capace di tagliare su misura un abito tattico adeguato al materiale umano a disposizione; il ritorno però ha dato ragione all'Aeroplanino, che ha fatto valere una maggiore fantasia nell'organizzazione del gioco offensivo. 


Schieramenti
Squadre in campo apparentemente a specchio, ma in realtà disposte con due diversi concetti di gioco. Montella, dopo aver provato a lungo il 4-3-3 in settimana, opta per un 3-5-1-1 con Pizarro play davanti alla difesa, Pasqual e Cuadrado sulle fasce e Joaquin a flottare fra le linee alle spalle di Matri, unica punta avanzata. Guidolin replica con un 3-6-1, dove di Natale, punta avanzata sul centro-sinistra, apre gli spazi agli inserimenti dei centrocampisti, disposti su due linee. Da notare come Bruno Fernandes e Gabriel Silva, inizialmente i due primi supporti di Di Natale, partano in posizione centrale per poi decentrarsi molto sulle fasce. Sempre sulle fasce, agiscono anche il polmonare Widmer e il discontinuo Pereyra, entrambi con la consegna di restare il più possibile larghi. L'idea di gioco dell'Udinese è verosimilmente quella di fare densità a centrocampo per rallentare il gioco in fase di non possesso, e poi, in ripartenza, utilizzare linee di gioco molto periferiche per allargare la posizione di Gonzalo Rodriguez e Diakitè, e lasciare così Di Natale all'uno contro uno con Savic, ma i meccanismi difensivi della Viola riusciranno sempre a evitare il rischio con un uso adeguato delle diagonali.


Due gol dagli esterni
Dall'altra parte, invece, Montella sceglie un'idea di gioco opposta, che gli darà ragione: Pasqual e Cuadrado, che partono molto larghi, sono invece chiamati ad accentrarsi quando arrivano nei pressi dell'area di rigore, per dare fastidio coi loro inserimenti a una linea difensiva bianconera in cui uno dei tre centrali, a turno, deve seguire il movimento di Joaquin, bravo ad aprire varchi. La mossa della Fiorentina riesce perfettamente, perchè - sia pure in maniera abbastanza estemporanea - sono proprio i due esterni a rivelarsi match-winner della partita. Il primo gol, di Pasqual, arriva su un doppio errore dei friulani in fase difensiva: non c'è pressione su Pizarro, che ha tempo di alzare la testa e lanciare in profondità Joaquin. Sullo spagnolo, la copertura di Heurtaux non è ottimale, perchè il centrale anzichè seguire l'uomo lo lascia arrivato in corrispondenza dell'area piccola, consentendogli di rimettere di testa il pallone all'indietro per l'accorrente Pasqual, che taglia dentro dalla sinistra e insacca in bella coordinazione. Il secondo gol, nella ripresa, è una prodezza balistica di Cuadrado, che azzecca l'angolino giusto dai 30 metri decentrato sulla destra. All'Udinese resta il predominio tattico per vie centrali, testimoniato da un maggiore possesso palla, e la sensazione che, con un Di Natale più brillante, un gol sarebbe potuto arrivare. Analizzate le situazioni tattiche resta comunque una domanda: Montella ha vinto la partita alla lavagna, o la differenza l'ha fatta comunque il maggior tasso tecnico della Fiorentina? Ad maiora.

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