Mercoledì 2 marzo 1988. Fa freddo a Torino, e il vecchio Comunale è semideserto. Certo, c'è in gioco una semifinale di Coppa Italia, ma la sfida fra Juve e Avellino, nonostante l'1-1 del "Partenio" lasci aperta la qualificazione, non è una di quelle che solletica il grande pubblico. Gli irpini hanno altri pensieri: la squadra fa fatica, rischia seriamente la retrocessione (in effetti retrocederà a fine stagione, con non poca sfortuna) e invano "Genio" Bersellini prova a scuoterla in ogni modo. I lupi, domenica 28 febbraio, hanno strappato un pari interno, in rimonta, alla Fiorentina: viola avanti con Pellegrini, pareggia Schachner e ai tempi un punto è meglio che niente. La Juve, è la triste Juventus di Marchesi, Rush e di Magrin numero dieci, e viene da una brutta sconfitta interna: 0-2 con la Roma e due schiaffoni di Ciccio Desideri proprio sul muso di una difesa troppo esposta agli spifferi.
Non c'è molto da divertirsi: la Juve traccheggia, quasi le bastasse lo zero a zero. Riportano i giornali, "combattivi Cabrini e Bonini. La vecchia guardia, insomma. Gli altri a tocchettare come impauriti". Bersellini al passaggio del turno ci crede così tanto che lascia a casa Schachner e tiene in panchina Alessandro Bertoni e Benedetti, due perni della squadra, che entreranno a gara in corso: d'altra parte domenica c'è la sfida di Cesena, e non bisogna sprecare energie. In avanti, spazio allora ad Anastopoulos, che a sudare non ci pensa nemmeno. Si gioca: Amendolia sorvola su un mani di Tricella che oggi sarebbe rigore sicuro, e all'epoca era considerato poco più che veniale. Cabrini ci prova subito di testa, ma Di Leo dice di no, poi al 25°, su uno dei pochi contropiedi dell'Avellino, il solitamente raffinato Tricella interviene rudemente su Colantuono (sì, proprio l'attuale mister dell'Atalanta) e lo stronca: entra Romano, ex Napoli. Di Leo si salva su una staffilata di Magrin (35°) che gioca da fermo ma quando calcia fa male. Ci vuole un qualcosa di estemporaneo per togliere le castagne dal fuoco, e cosa c'è di più estemporaneo di un gol di Sergio Brio (Lecce, 19 agosto 1956)? Al 37° punizione di De Agostini, colpo di testa sul secondo palo e palla in gol. Tanto è, tanto basta, anche se al 40° i lupi hanno l'occasione della vita: batte una punizione Boccafresca, svetta in area l'ex Storgato e centra la traversa.
Nella ripresa succede quasi niente: nel finale "proteste per un intervento da bulldozer di Brio Su Benedetti", ma l'arbitro Amendolia (che La Stampa omaggia di un eloquente 4,5) ha lasciato il fischietto a casa. Marchesi alza le barricate, mette dentro anche Napoli e Scirea e finisce con 4 marcatori e 2 liberi: calcio champagne.
L'Avellino torna a casa nel silenzio generale; la Juventus esce mentre i tifosi innalzano uno striscione, scritto al momento sul retro di un altro drappo, c'è scritto "Vergognatevi". In semifinale ci penserà il Torino a mandare a casa i bianconeri, che solo a fatica agguanteranno un posto UEFA allo spareggio (ancora contro i granata). L'Avellino comincia la discesa che lo porterà agli inferi. Visto a distanza di 25 anni, una bella sfida all'insegna della depressione. Speriamo che stasera sia un po' più divertente.
Stagione 1987-88: l'ultimo Avellino in serie A |
Torino, stadio "Comunale", 2 marzo 1988
Coppa Italia, quarti di finale - ritorno
JUVENTUS-AVELLINO 1-0 (andata: 1-1)
RETE: 37° Brio
JUVENTUS (1-3-4-2): Tacconi; Bruno, Brio, Tricella, Cabrini; Alessio, Magrin, Bonini (60° Napoli), De Agostini; Laudrup (46°Vignola), Rush (77°Scirea). All.: Marchesi
AVELLINO (1-3-5-1): Di Leo; Ferroni, Amodio, Storgato (68°Benedetti), Colantuono (28°Romano); Grasso, Gazzaneo, Boccafresca, Di Mauro (52°A.Bertoni), Sormani; Anastopoulos. All.: Bersellini
ARBITRO: Amendolia di Messina
NOTE: Serata fredda, terreno buono. Spettatori: 4555. Ammoniti: Bruno e Storgato.
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