venerdì 4 ottobre 2013

Alexandre Villaplane: un mediano nelle SS

Dai Mondiali con la nazionale francese alla Guerra Mondiale con gli squadroni della morte.
Non è una parabola da educande quella di Alexandre Villaplane (Constantine, Algeria Francese, 12 settembre 1905 – Arcueil, Francia, 26 dicembre 1944): sul campo, uno dei centrocampisti più dotati della sua generazione, fuori un criminale collaborazionista.
Nato a pochi chilometri da Algeri, si trasferisce in Francia, per vivere con uno zio, quando ha solo 16 anni. Comincia a farsi notare nelle fila dell'FC Sete, che nel 1921 guida alla vittoria nel campionato di Division d'Honneur Sud Est. Dopo cinque anni molto positivi passa quindi al Nimes e poi all'Rc Paris nel 1929.
Famoso per il proprio temperamento, diventa il primo giocatore nordafricano a vestire la maglia della Nazionale francese, di cui diventa in breve tempo capitano. Ha la fascia al braccio anche alla Coppa del Mondo di Uruguay 1930, dove guida Les Bleus alla vittoria per 4-1 contro il Messico, e si fa notare per le proprie indiscutibili doti tecniche. 
Con l'Fc Paris fa incetta di trofei, e in particolare vince due Leghe Parigine nel 1931 e 1932. A questo punto cambia nuovamente squadra e si accorda con l'Antibes, dove gioca fino all'inizio del primo campionato professionistico francese. Poi la squadra viene accusata di truccare le partite e viene sciolta. Ad oggi, la vicenda è ancora combattuta: non vi sono prove inoppugnabili che questo fosse effettivamente avvenuto; in compenso, non vi sono dubbi sul fatto che Villaplane amasse molto l'ambiente del gioco d'azzardo. Trasferitosi nel Nizza, era diventato frequentatore più assiduo dell'ippodromo che del campo di allenamento. Nella seconda metà degli anni Trenta la sua carriera volge al termine e, avendo perso al gioco tutti i suoi averi, Villaplane comincia a cercarsi delle "attività collaterali", come piccole truffe o corruzioni, che non gli assicurano introiti regolari, ma in compenso gli procurano soggiorni abbastanza assidui nelle patrie galere.
In carcere si fanno conoscenze, e Villaplane conosce le persone sbagliate. Nel 1940, mentre sull'Europa già infuria la guerra che in breve porterà all'occupazione di gran parte della Francia, Villaplane, rinchiuso nella prigione di Fresnes, viene "selezionato" dal collaborazionista Henri Lafont per entrare nella sua Dienstelle, una delle tante agenzie di acquisti nate per sfruttare l'economia francese a favore della causa nazista, emanazione prima dell'Abwehr tedesca e successivamente della Gestapo.
Esperto di mercato nero e grassazioni, Villaplane "fa carriera", e viene presto cooptato nelle fila delle cosiddette Brigate Nord Africane, una organizzazione criminale composta in gran parte da immigrati nordafricani che collaborava con i nazisti attraverso attività di infiltrazione e contrasto della Resistenza. Per il suo carisma assume presto il comando dello squadrone della morte denominato "SS Maometto", la cui attività in Nord Africa si concentra soprattutto sulle estorsioni e sulle minacce alle famiglie di ebrei: nel giro di pochi mesi diventa uno dei principali raccoglitori e mercanti che si specializzano nella compravendita dell'oro e dei gioielli che vengono trovati indosso ai prigionieri. Con sul collo il fiato della polizia, nel 1943 si sposta a Tolosa e ottiene documenti falsi che gli consentono di assumere una nuova identità. Lo arrestano per traffico di pietre preziose, ma viene liberato pochi mesi dopo. La sua ascesa continua: in pochi mesi diventa uno dei cinque capi della Brigata Nordafrica con il rango di “Untersturmführer”, una definizione che trova riscontro sia nelle SS che nelle SA. Con loro, partecipa ad un attacco a una postazione della Resistenza francese: i partigiani, in tutto 52, dopo aspri combattimenti, accettano di negoziare la resa dietro pagamento di denaro, ma subito dopo aver consegnato i propri averi, vengono trucidati in quella che viene ricordata come la "Mattanza di Oradour-sur-Glane".
La guerra prosegue, e Villaplane commette altre nefandezze, uccidendo almeno altri 10 innocenti, fino al 24 agosto 1944, quando viene arrestato insieme ad alcuni compagni e internato al Forte di Montrouge. Qui viene sottoposto a un processo, in cui diversi testimoni confermano di averlo visto con i propri occhi mentre toglieva anelli e gioielli dalle dita di ebrei e zingari appena trucidati; altri raccontano che, essendo detenuti alcuni loro congiunti in attesa di fucilazione, Villaplane aveva chiesto per salvarli un riscatto di circa 400.000 franchi, una somma virtualmente impossibile da raccogliere. Il processo dura 10 giorni e si conclude con una condanna a morte per fucilazione, eseguita il 26 dicembre 1944 all'interno del forte. 

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