giovedì 17 gennaio 2013

Time for Africa (1) - Ben Barek, la prima perla nera

"Se io sono il re ("o rey") del calcio, allora Ben Barek è il Dio". Parole che pesano, se a dirle è addirittura uno come Pelè, personaggio non sempre prodigo di complimenti vero altri giocatori dotati di talento. In effetti, Larbi Ben Barek (Casablanca, 16 giugno 1914 - Casablanca, 16 settembre 1992), è tuttora riconosciuto come il primo grande talento africano ad avere giocato in Europa, e in assoluto fu il primo ad essere gratificato del soprannome di "Perla Nera".
Giunto a Marsiglia nel 1938, a 24 anni (secondo alcuni 21: altre fonti lo vorrebbero nato nel 1917, ma questo vorrebbe dire che il suo debutto nella Prima Divisione Marocchina sarebbe avvenuto a 12 anni: pare difficile anche per un campione), divenne subito uno dei beniamini dei tifosi marsigliesi per la sua forza fisica abbinata a grandi doti tecniche, che ne facevano un eccellente centrocampista offensivo, capace di vere magie nel dribbling e di assist telecomandati. Ben Barek non era il primo giocatore africano a cimentarsi nella L1 francese: prima di lui ci furono l'egiziano Gumei al Sète e l'algerino Rabih, proprio al Marsiglia, ma fu il primo giocatore di colore ad assurgere a quel livello. Da qui, oltre che dalla sua bravura, deriva il suo soprannome. Giusto annotare che alcuni critici lo ritengono, prendendo in considerazione i suoi anni d'oro (più o meno a fine anni Quaranta) il secondo miglior giocatore della sua generazione dopo il baronetto Stanley Matthews.
Dopo un eccellente inizio al Marsiglia (30 presenze, 10 reti), la guerra e l'invasione tedesca lo costringono a riparare in patria, dove si mantiene allenato giocando con l'US Marocaine. Alla ripresa postbellica, lo ingaggia lo Stade Reims, per espressa volontà del suo tecnico, tale Helenio Herrera: con questa maglia segnerà 43 gol in 87 partite. Calcisticamente francese (il Marocco all'epoca è colonia), veste 19 volte (3 gol) i colori della Francia, ma trova la sua maturità calcistica in Spagna. Nonostante il regime franchista fosse molto restio ad accogliere giocatori stranieri nella "Liga" (figuriamoci se di colore, e a maggior ragione se destinati a rafforzare squadre rivali del Real, undici preferito del Caudillo), ad un elemento della sua qualità non si poteva dire di no, e così Ben Barek diventa "El Prodigio", con la maglia dell'Atletico Madrid, dove resta 5 stagioni, fra il 1948 e il 1953, vincendo due titoli nazionali consecutivi ('50-'51 e '51-'52) e segnando a grappoli (qui un suo gol al Real Madrid). Nell'estate 1953, alla bella età di 39 anni (o forse 36), torna al Marsiglia, e viene richiamato in Nazionale, ma proprio con la maglia dei bleus un infortunio di gioco patito ad Hannover contro la Germania Ovest nel 1954 mette di fatto fine alla sua carriera. Rimpatria in Marocco dove giochicchia ancora un paio d'anni all'FC Bel Abbes e quindi, dopo l'indipendenza, diventa il primo allenatore della neonata nazionale.
Sei anni dopo la sua morte, nel 1998, la FIFA lo ha omaggiato dell'Ordine di Merito, in pratica innalzandolo nella "Hall of Fame" dei più grandi di sempre. In Marocco è tuttora considerato un simbolo dello sport nazionale.
 
(1- continua)

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