giovedì 22 novembre 2012

Massimo Venturini: "Piede di gesso" diventa d'oro

Un metro e ottantacinque di statura (per gli anni Ottanta, un gigante), settantotto chili di peso. E un piede non proprio morbido. Era così, da giocatore, Massimo Venturini (Novara, 17 settembre 1957). Di mestiere stopper, di quelli che seguono l'uomo anche in bagno, e l'area avversaria la calpestano giusto in qualche mischia su calcio d'angolo.
Dopo la formazione nelle giovanili del Novara, la sua carriera da professionista è decollata lentamente: prima alla Pistoiese, poi alla Sampdoria, infine, nell'estate 1980, il passaggio all'Avellino, per la sua prima stagione in serie A. Da attore non protagonista, s'intende, tanto che quell'anno non viene neanche inserito nell'album "Panini". Non era un titolare, Venturini, e nemmeno una delle prime cinque riserve: il suo piede un po' ruvido era un po' troppo ruvido per la massima divisione. Così ruvido che persino al suo capitano, Salvatore Di Somma (non proprio un fine tessitore) erano bastati due allenamenti per appioppargli un soprannome poco lusinghiero: "Piede di gesso".
Le sue apparizioni a inizio stagione si contano sulle dita di una mano: d'altra parte l'Avellino non ha proprio tempo di sperimentare. I lupi, alla terza stagione di serie A, devono scalare una montagna per raggiungere la salvezza.
Tutto sembra congiurare contro di loro: nella stagione che seguiva il primo scandalo del calcio-scommesse, i biancoverdi cominciano penalizzati di 5 punti. Con i 2 punti a vittoria e un campionato a 16 squadre (30 partite) sarebbe stata una brutta base di partenza per chiunque e figuriamoci per una formazione largamente rinnovata. A cominciare dal tecnico: a guidare la squadra c'era un nuovo allenatore, il brasiliano Luis Vinicio, uno dei primi convinti sostenitori del gioco a zona. Tra i nuovi, ben più di Venturini, spicca un ragazzo di Verona, scoperto dal presidente Scibilia, Beniamino Vignola, cui viene affidata la regia, e c'è un esordiente anche tra i pali, dove al posto di Piotti, passato la Milan, è stato ingaggiato dalla Sambenedettese il giovane Stefano Tacconi, all'epoca 23enne. In avanti, con la riapertura delle frontiere, Vinicio ha arricchito la squadra con un brasiliano di secondo piano, tale Jorge Dos Santos Filho, detto Juary.
La campagna acquisti, con tante incognite, si rivela azzeccatissima, ma la strada per la salvezza resta comunque tutta in salita. La penalizzazione viene azzerata dopo cinque giornate, con un pareggio a Perugia, e alla sesta un 2-1 al Como porta i biancoverdi a quota 2. La squadra gira, c'è speranza, ma il terremoto del 23 novembre 1980 sembra infliggerle il colpo finale. La città è in ginocchio e per ben due mesi, fino a fine gennaio, la squadra è costretta a giocare le sue partite interne al San Paolo di Napoli. Ma l'Avellino non molla, e resta in scia alle dirette concorrenti.
Tra alti e bassi, il campionato prosegue fino alla volata finale, con le ultime 4 giornate che presentano ai biancoverdi un calendario da far tremare i polsi: Juventus e Bologna in trasferta, Inter e Roma in casa. Ko contro Juve e Inter, l'Avellino ottiene un punto contro il Bologna, e grazie ai risultati degli altri campi arriva all'ultima giornata ancora in corsa per la salvezza. Serve un punto per la matematica ma l'avversario di giornata è la Roma, ancora in corsa per lo scudetto, che non può concedere nulla. Dopo soli 5' Falcao segna lo 0-1, e anche se nel frattempo il gol di Cabrini in Juve-Fiorentina rende inutile il successo romanista, l'Avellino vede materializzarsi lo spettro della B.
Finalmente, al 31°, ecco una punizione dal limite. Chi la batte? Di Somma e Vignola parlottano, Piga ci pensa, vorrebbe tirarla, ma la paura di sbagliare è forte, guarda Criscimanni quasi sperando in un cenno rassicurante. Poi sente il brusio dello stadio e si volta di scatto: la palla ce l'ha Venturini, e vuole battere lui, "Piede di Gesso". Ma cosa gli salta in mente? Tecnicamente non è certo il più bravo. Eppure non c'è nulla da fare: inutile fargli cambiare idea. Il terzino fa segno a Repetto di toccarla per il destro. E quando riceve palla, calcia. Calcia come Maradona, come Zico, come ha visto fare solo in televisione, come non gli riuscirà mai più in carriera: la palla fortissima supera la barriera, supera le braccia di Tancredi, che invano si inarca in volo plastico, e finisce la sua corsa sotto l'incrocio dei pali, mentre il Partenio intero alza le braccia. Resterà quello l'unico gol di Venturini in serie A. Il piede di gesso, per un giorno, era diventato d'oro.
Venturini è l'eroe della salvezza, viene confermato, ma dopo essere partito titolare (inserito sull'album Panini, stavolta) nel 1981-82, viene ben presto scalzato dal giovane Favero. A novembre viene ceduto al Catanzaro, dove retrocede in B, e quindi, l'anno dopo, in C. Passerà poi in B al Pescara e in C a Salernitana e Potenza. Poi una carriera, non felicissima da allenatore: Vigevano, Pro Patria, Sparta Novara, Derthona (1997-98), Solbiatese, ancora Vigevano, Novara dal 2003 al 2005 e infine un cameo nell'autunno 2012 ad Asti: sarà esonerato dopo due giornate. Nel calcio è stato eroe un giorno soltanto. Ma il suo "piede di gesso" ha fatto la storia sportiva di un'intera città.


Avellino, stadio "Partenio", 24 maggio 1981
Serie A, 30^ giornata

Avellino-Roma 1-1

Reti: 5° Falcao, 29° Venturini

Avellino: Tacconi S.; Venturini M., Giovannone; Beruatto, Cattaneo, Di Somma; Piga Mario, Repetto, Criscimanni, Vignola, Massa (85° Ipsaro Passione). - All. Vinicio

Roma: Tancredi; Spinosi, Maggiora; Turone, Falcao, Bonetti; Conti B., Di Bartolomei, Pruzzo (85°Birigozzi), Ancelotti, Scarnecchia. All. Liedholm

Arbitro: Menicucci di Firenze

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