mercoledì 24 ottobre 2012

Giovinco e i tre errori della Juve

Chi mi frequenta sa che non sono mai stato un grande estimatore di Sebastian Giovinco (Torino, 26 gennaio 1987). Anche io, come credo tutti gli appassionati di calcio, ne ho seguito con attenzione e con speranza gli esordi, nel 2006-07, alle prime apparizioni nella Juventus, e poi l'anno dopo, nella bella annata di Empoli, forse il suo miglior campionato. Per un po' ho anche sperato che sarebbe riuscito a dare davvero un contributo importante al calcio italiano a livello nazionale e internazionale. Fisicamente, era (è) qualcosa di completamente fuori dai canoni nel calcio fisico dei nostri giorni, il che bastava a farlo prendere in simpatia (benchè, mi dice chi lo frequenta giornalmente, proprio simpaticissimo non sia) e la sua tecnica individuale, oggettivamente sopra la media, anche se forse un po' sopravvalutata dalla stampa, era sicuramente un fattore capace di saltare all'occhio.
Invece, gli anni sono passati, e le speranze, almeno da parte mia, sono state deposte da tempo. Sebastian Giovinco fra tre mesi circa avrà 26 anni, un'età alla quale il bagaglio di un calciatore è ormai completato (l'esperienza migliorerà ancora, le prestazioni fisiche no), e non ha ancora dimostrato nulla, almeno ai massimi livelli. Ha fatto, certo, la differenza, ma sempre quando è stato impiegato in squadre medie o piccole, votate al contropiede, e non a fare le partite, e questo credo sia un dato significativo.
Purtroppo, la Juventus non ha queste caratteristiche, e per inciso penso che la Juve, sul suo conto, abbia commesso almeno tre errori.
Il primo è stato quello di cederlo al Parma (in comproprietà) nell'estate 2010: fino a quel momento, Giovinco non aveva dimostrato granchè, ma al club non era costato niente. Prodotto del settore giovanile, era arrivato fino alla prima squadra (34 presenze fra Serie A, Champions' League e Coppa Italia, nel 2009-10 autorizzano a pensare che forse qualche opportunità l'avesse avuta). Ho sempre pensato, e so che lo pensava anche Ciro Ferrara, che potesse diventare un ottimo attaccante esterno, un'ala vecchio modello, di quelle tutte cambi di direzione, finte, scatti e cross; sono anzi ancora convinto che potenzialmente potrebbe essere un'eccellente ala, ma il ragazzo non è un carattere docile, e vuole giocare al centro, trequartista o punta. Sono ruoli in cui alla Juve, in quel 2009-10, non lo vedono, e quindi Giovinco viene ceduto. Un errore, dicevo: era ed è un buon giocatore, e era prodotto del vivaio.
Il secondo errore, però, è stato riprenderlo: al momento della cessione, il nanerottolo era stato chiaro: "Mai più alla Juve, non mi hanno capito". Vale la pena ricordare che due sole volte, nella sua storia recente, la Juve ha ripreso un giocatore ceduto anni prima: l'unico precedente era stato quello di Fabio Cannavaro, non proprio esaltante. Riprendere Giovinco, che pure in due anni a Parma ha conquistato la Nazionale, giocato 66 partite e segnato 22 gol, è stato un errore molto più grave che quello di averlo ceduto, perchè pagarne la metà a peso d'oro (13 milioni) è stato come ammettere che aveva ragione lui, e indirettamente questo solo gesto lo ha reso, se non titolare indiscutibile, almeno in pole-position per il ruolo di seconda punta: tenetelo voi in panchina uno che vale 26 milioni. E che, per di più, ogni volta che si siede mugugna, perchè dotato di una elevata considerazione di se stesso e del suo (presunto) valore.
Il terzo errore è stato quello di puntare su di lui per fare la differenza in Europa.
Personalmente credo che in una grande squadra, Giovinco possa al massimo essere una (preziosa) variante tattica: un sublime specialista da mettere in campo in caso di necessità, contro difese lente, o schierate molto alte, o quando c'è bisogno di un guizzo per recuperare. Ma utilizzato con continuità, mostra purtroppo tutti i suoi limiti in fase difensiva, e anche una certa difficoltà a muoversi negli spazi intasati delle difese "provinciali" schierate a protezione del bunker. Col Parma e con l'Empoli, questo non gli capitava: erano i suoi compagni a chiudersi, far uscire gli avversari e quindi dargli palla in campo aperto, per sfruttare quegli spazi dove uno col suo fisico può davvero diventare letale.
Ma Giovinco non è una variante tattica: troppo spesso è la prima opzione per il suo ruolo, sia per la Juve che per la Nazionale: forse un po' troppo, per un giocatore di 26 anni quasi compiuti, che non ha ancora dimostrato di avere davvero una dimensione internazionale.

Nessun commento:

Posta un commento