giovedì 28 giugno 2012

Un'Armada Invincible. Y noiosa.

La Spagna raggiunge la sua terza finale consecutiva in una delle massime competizioni internazionali. Dopo aver vinto Euro 2008 e il Mondiale 2010 Iniesta e compagnia tenteranno il tris da record: prima di loro il filotto di finali era riuscito solo alla Germania Ovest di Beckenbauer e Gerd Muller (vittorie a Euro 1972 e Mondiale 1974, finale all'Euro 1976) che però si erano arenati sullo scoglio di un rigore di Panenka. Battuto al cucchiaio, come va di moda oggi. Detto che lo 'scavino' di Sergio Ramos comincia a inflazionare il gesto tecnico, il successo della "Roja" ai rigori punisce forse oltremisura un Portogallo che per almeno ottanta minuti, cioè finchè le gambe hanno retto, era stato tatticamente inappuntabile e avrebbe meritato qualcosa di più. I lusitani sono stati traditi nel momento decisivo dal loro giocatore eponimo, Cristiano Ronaldo, che dopo due partite straordinarie contro Olanda e Repubblica Ceca ha 'bucato' la semifinale: può capitare a tutti, ma quando capita all'unica stella di una squadra per il resto discreta e nulla più (salvo il rude Pepe, sempre sopra le righe, ma sempre invalicabile), difficilmente si può avere la prova d'appello.
Concesso l'onore delle armi al Portogallo, è giusto parlare della Spagna, che ha vinto e va in finale. Partiamo dalle cifre: gli spagnoli non perdono nelle fasi finali di una grande manifestazione da ben 11 gare (ultima sconfitta nella gara d'esordio dei Mondiali del Sudafrica, per mano della Svizzera), e nelle prime 5 partite di questo Europeo, le tre dei gironi, i quarti e la semifinale, hanno preso solo un gol, quello di Di Natale. Quella di Vicente Del Bosque è una sorta di Invincible Armada del calcio. Invincibile quanto, perdonate l'affronto, noiosa. Senza il finalizzatore Villa, la Spagna tira in porta poco o nulla, e quasi sempre affidandosi agli inserimenti dei centrocampisti o ai tiri da fuori area. Il resto è un possesso palla ossessivo (contro il Portogallo meno di altre volte) che soffoca la squadra avversaria e le impone un ritmo di gioco congeniale alle cadenze della "Roja". Xavi, Iniesta, Fabregas, Xabi Alonso, sono tutti fuoriclasse o perlomeno campioni, ma basta rivedere una partita degli spagnoli ai Mondiali 2010 o a Euro 2008 per notare una involuzione. Anche per questo, confesso di essere stato ottimista sulle possibilità del Portogallo di fare il colpaccio; è andata diversamente, anche se la partita ha confermato a mio avviso che la Spagna, almeno questa versione, non è più un gradino sopra a tutti.

La partita
Tatticamente il maggior merito del Portogallo è stato di avere spezzato per tutti i tempi regolamentari il ritmo di gioco della Spagna. Questo risultato è stato ottenuto in due modi: attraverso un pressing di grande efficacia a centrocampo (specialmente Xavi è stato completamente annullato, stretto nella morsa di Moutinho e Meireles, tanto da essere sostituito) e tenendo alto il baricentro di gioco, grazie alla presenza in avanti di una prima punta fisica, il poderoso Hugo Almeida. Ritengo non sia un caso che proprio dopo l'uscita di questi la Spagna abbia preso, negli ultimissimi minuti dei regolamentari, e quindi ancor più nei supplementari, nettamente il sopravvento. Finchè il disegno tattico del Portogallo ha funzionato, la Spagna è stata costretta sulla difensiva, giocando a tratti con un solo uomo isolato in avanti. Del Bosque ha probabilmente sbagliato la scelta di Negredo, che anzichè dare profondità agli attacchi, vedendosi isolato cedeva alla tentazione di tornare verso il centrocampo per prendere palla, ma così facendo aiutava ancora di più la difesa portoghese a guadagnare terreno. In certi casi le linee erano così vicine che gli spagnoli dovevano o ricominciare il gioco con i rilanci di Casillas, oppure lanciare lungo il pallone nel tentativo di far salire la squadra: due situazioni inusuali e infatti nei tempi regolamentari il possesso palla ha visto la "Roja" prevalere solo 54% a 46%, percentuali molto basse per il gioco di Del Bosque. L'inserimento di Fabregas prima, e quello di Pedro poi, hanno migliorato di molto la situazione, consentendo a Iniesta, portato al centro del campo, di dare più fantasia e spessore alla manovra offensiva.
Il tipo di partita impostato dal Portogallo, fisicamente molto più dispendioso, è probabilmente alla base dell'eliminazione: anche dal dischetto i portoghesi erano più stanchi (Bruno Alves, che ha commesso l'errore decisivo, era così annebbiato dalla stanchezza da portarsi una prima volta sul dischetto per tirare il quarto, assegnato invece a Nani...). Tatticamente, però le scelte di Paulo Bento sono state certamente più astute di quelle di Del Bosque, e se Cristiano Ronaldo avesse finalizzato nel finale del secondo tempo una ripartenza 4 contro 2 il risultato sarebbe potuto essere diverso. La Spagna ha prevalso grazie al suo maggior tasso tecnico, ma sembra involuta, e in finale potrebbe pagare dazio alla maggiore fisicità della Germania o alla maggiore sensibilità tattica dell'Italia. Vedremo.

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