mercoledì 18 gennaio 2012

Tevez, i trigliceridi e quel retrogusto di...

L'occhio socchiuso, le guance rubizze, un sorriso che è quasi una smorfia, ad alto tasso alcoolico ma anche ad alto tasso di soddisfazione, e a fianco il suo (si sperava) nuovo acquisto e il di lui procuratore (che per inciso, sempre che abbiano cenato nello stesso ristorante, o sono astemi, o reggono l'alcool molto meglio di lui). La famosissima foto scattata in un ristorante brasiliano lo scorso 5 gennaio rivela senza tema di smentita che il vino e le libagioni dovevano essere stati di notevole qualità. Ma probabilmente il ghigno di Adriano Galliani (Monza, 30 luglio 1944 ) era soprattutto l'espressione soddisfatta di chi sa di essere sul punto di compiere un piccolo miracolo: strappare un "top player" a una concorrenza qualificata pur avendo in tasca giusto i soldi per il volo Milano-Rio andata e ritorno e per offrire un paio di cene.
La chiave dell'affaire-Tevez è tutta qui: Galliani voleva prenderlo a costo zero. E forse doveva prenderlo a costo zero.
Proviamo a ricapitolare: abbiamo una società, il Milan, che già da tempo fa mercato solo coi free agent e poco altro, per scelta aziendale, certo, ma anche per mancanza di somme ingenti da collocare sul mercato (direte: ma un Cassano, tanto per fare un nome arrivato gratis, non prende certo due lire. Vero, però "spalma" quello che prende su 10 - rigonfie - mensilità, non è un esborso 'pronta cassa'); questa società, si diceva, riesce così ad allestire ogni anno, in tempi di vacche magre, una squadra in grado di competere a livello europeo, cioè di accedere a quello che al momento è il vero forziere del calcio, il palcoscenico che distribuisce premi tali da fare la differenza (anche De Laurentiis, che a tratti è un po' paraculo, ma non certo scemo, l'ha capito bene).
Capita però che quest'anno la società in questione abbia a che fare con un problema imprevisto: l'infortunio di Cassano, che oltre a essere il partner ideale di Ibrahimovic in avanti, è - questo forse è un altro particolare sottostimato - l'unico altro attaccante di statura internazionale in rosa. Certo, ci sarebbe pure Pato, ma non fa buona lana con Allegri, e nemmeno con tanti compagni: fonti accreditate dicono infatti che sin da quando è arrivato il papero sia poco entusiasta degli standard di allenamento italiani, molto impegnativi, e li interpreti un po' a modo suo, un po' più blandamente. Questo, se fosse vero, potrebbe forse spiegare anche la strana incidenza dei suoi infortuni muscolari, insoliti per un 22enne. Comunque, tolto Pato, di cui si riparlerà, tolto Cassano, out a tempo indeterminato, restano in rosa Robinho, che apre gli spazi e crea panico, ma la porta la vede poco, Inzaghi, che è un po' troppo vecchio e non sta nemmeno simpatico al mister, ed El Shaarawy, che è giovane e molto bravo, ma che forse ancora un po' tenerello. Tevez non potrebbe giocare in Champions' League, ma sarebbe un'importante risorsa in tutte le altre competizioni.
Con Cassano fuori, nasce l'esigenza di mettere in organico una seconda punta di caratura europea, impresa ad alto tasso di difficoltà, perchè chi ha in mano il portafogli, ovvero lo Zio Silvio, non è in condizioni di aprirlo per tutta una serie di buoni motivi, visto che Mediaset in borsa va malissimo, che ci sarebbero da pagare 560 milioni di euro a un certo De Benedetti per effetto del Lodo Mondadori, e che in famiglia, dove da qualche mese sembrerebbe essersi aperta la lotta per la successione, tre figli su cinque (Maria Elvira "Marina", Eleonora e Luigi) non sono interessati al calcio, o almeno non così tanto da investirci denaro, e degli altri due una (Barbara, fidanzata di Pato) tiene giustamente un basso profilo e sulle qualità dell'altro (Pier Silvio)... i latini direbbero "transeat".
Insomma, serve un campione e bisogna prenderlo senza soldi.
Qui Zio Fester Galliani compie un capolavoro: già in tempi non sospetti si arruffiana Tevez e il suo procuratore, poi lentamente, e (il capolavoro sta qui) senza nemmeno troppo clamore, comincia a stringere la trattativa, fino ad ottenere il sì del giocatore. A questo punto l'intrigo diventa pubblico, ma il Milan in teoria è in una botte di ferro, tanto che Galliani comincia a lavorare ai fianchi lo sceicco Mansour, proprietario del City, per convincerlo a prestare il ragazzo al Milan senza nemmeno obbligo di riscatto ma con la semplice opzione a favore dei rossoneri per 24-25 milioni. Che in estate il Milan potrebbe avere, o cedendo qualcuno, o anche semplicemente facendo strada in Champions'. La storia da qui in poi è sotto gli occhi di tutti e per capire che succede basta ragionarci su: il City tira sul prezzo, ma finchè non c'è concorrenza per l'ingaggio di Tevez non ha molto potere contrattuale: è vero che potrebbe tenerlo fermo un anno, ma non sarebbe una scelta logica. Le altre squadre, d'altra parte, nicchiano: il giocatore ha dichiarato amore eterno al Milan, vuole andare solo al Milan, e su queste basi trattare col City rischia di essere una perdita di tempo.
A sparigliare il mazzo però intervengono due fattori di disturbo. Il primo ha le fattezze dell'ex amico di famiglia Leonardo (uno che, dopo averne subito per un anno i consigli tecnici da ex allenatore dell'Edilnord, con Zio Silvio si è lasciato benissimo, così bene da firmare subito per l'Inter), che inizialmente non fa offerte, ma si dice disposto a comprare Tevez mettendo sul banco soldi veri e subito. Si noti qui la differenza: il campionato francese per Tevez non è il giardino dell'Eden, Leonardo lo sa, sa che il Milan è in posizione di forza, ma prova comunque a muovere le acque, non si sa mai che succeda qualcosa.
E qualcosa succede: Moratti un po' per sfizio, un po' pensando a rinforzare la sua Inter, molto (a mio avviso) per impedire che si rinforzi il Milan, si butta sul giocatore anche lui. E anche lui senza formalizzare offerte ma dicendosi disposto a pagare cash.
Questa è la mossa che fa saltare il banco: di fronte all'offerta potenziale di una società della stessa serie del Milan, per di più con sede nella stessa città, il City può fare pressione su Tevez e soprattutto su Galliani: "perchè lo dobbiamo dare a voi che lo pagate - forse - fra sei mesi e non a loro che pagano subito? Il giocatore vuole il Milan? Lo accontentiamo, ma adesso dovete mettere sul piatto i soldi anche voi".
A Zio Fester a questo punto resta una sola possibilità: vendere Pato, che tanto Allegri (appena riconfermato) non ama, e con quei soldi pareggiare l'offerta dell'Inter. Ci prova, approfittando del fatto che Ancelotti, allenatore che invece sapeva come prendere il brasiliano, ora allena a Parigi e ci riuscirebbe anche, se non fosse che Zio Silvio (o forse Papà Silvio, inteso come il papà di Barbara) cambia idea e conferma il brasiliano proprio quando Galliani, partito velocemente verso The UK, (forse per chiudere prima che il Capo cambi parere) è già a Manchester.
L'affare collassa e l'Inter improvvisamente scopre di non aver fretta di prendere Tevez, configurando la sua come azione di disturbo tout-court, o quasi.
A questo punto Tevez andrà molto probabilmente a Parigi (forse mentre scrivo è già andato), ma ciò che più conta è il quadro - pesante - in cui si trova il Milan, dove Pato ha saputo di essere sul mercato e di non godere più dell'appoggio del direttore sportivo, e sapeva già prima di non avere grande stima nè da parte dei compagni (Ibra ha detto più volte che il suo partner preferito è Cassano, ma che anche con Robinho e con Inzaghi si trova bene. Insomma, vanno bene tutti tranne Pato), nè da parte dell'allenatore. Allegri, appena confermato, è costretto da questioni di opportunità (ha detto a tutti che col brasiliano non c'è problema) a far giocare Pato nel derby, che puntualmente il Milan perde. Soldi in cassa, dicono a Milano, "ghe n'è minga", tanto che anche per prendere un Mesbah qualsiasi dal Lecce c'è da tirare sul prezzo, e per buona misura tutti i centrocampisti si rompono contemporaneamente: Flamini fuori fino a marzo, Boateng fino a metà febbraio, Aquilani almeno due settimane. Con soldi veri si potrebbe prendere Montolivo, ma l'unica possibilità concreta è far tornare Merkel dal Genoa gratis ringraziando in ginocchio Preziosi "per la comprensione dimostrata".
Nel frattempo Galliani, re del mercato, fa i conti con un brutto contraccolpo d'immagine. Lui, con soldi veri, Tevez l'avrebbe preso. Invece così deve fare buon viso a cattivo gioco, ingoiare il contrordine del Berlusca e leggere su un giornale stampato su carta rosa, in data odierna, che "meno male che Tevez andrà in Francia. Mica era un'occasione, anzi è un piantagrane". Certo che quella cena a Rio deve avergli lasciato, oltre ai trigliceridi alle stelle, anche un bel retrogusto di...

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